Il Museo Anahuacalli a Cittą del Messico
Tra i molti luoghi d'arte e di cultura capitolini, il Museo Anahuacalli a Città del Messico è forse uno dei meno conosciuti e frequentati dal grande turismo di massa. Questo non toglie nulla alla sua importanza, anzi: per chi non ama i posti troppo affollati – almeno nei giorni infrasettimanali – è certamente meglio così, anche considerando che una visita completa e approfondita può richiedere diverse ore.
L’Anahuacalli (in lingua náhuatl, letteralmente “Casa circondata dall’acqua”, o “Casa tra due mari”) si trova in una posizione un po’ decentrata rispetto agli altri musei e alle principali attrazioni della capitale. Siamo infatti in una zona residenziale tra le strade della colonia San Pablo de Tepetlapa (distretto di Coyoacán), nella parte meridionale della metropoli, nel cuore di un territorio anticamente modellato dall’eruzione del vulcano Xitle di oltre 2000 anni fa.
Ebbene, abbiamo fatto un giro da queste parti per conoscere un luogo che ci incuriosiva da tempo. Vedendolo solo dall’esterno, con le sue forme squadrate, massicce e imponenti, sembra nascondere segreti eterni che non devono essere svelati. Una volta entrati, invece, tutto inizia ad avere un senso, anche se una certa coltre di mistero continua ad aleggiare tra le sue mura. Forse, però, conviene procedere un passo alla volta e cercare di capire quale fosse l’idea alla base di questo ambizioso progetto di Diego Rivera. Ecco cosa abbiamo scoperto.
In un paesaggio di strati lavici che solidificandosi avevano dato origine a un ecosistema popolato essenzialmente da piante desertiche, negli anni ‘40 il pittore e muralista messicano Diego Rivera iniziò la costruzione di un incredibile complesso fatto interamente in pietra vulcanica estratta sul posto. Investì così buona parte dei propri guadagni con lo scopo di realizzare una struttura che potesse accogliere la sua immensa collezione di figure e oggetti preispanici (oltre 40.000 pezzi) e al contempo diventare una Città delle Arti fruibile dalla gente e in continua evoluzione. Tra le intenzioni dell’artista, infatti, c’era quella di restituire alle persone ciò che egli aveva potuto recuperare del patrimonio artistico dei loro antenati.
L’edificio centrale fu disegnato dallo stesso Rivera, che incaricò della progettazione Juan O’ Gorman, il quale a sua volta si ispirò all’architettura organica formulata da Frank Lloyd Wright. Il concetto di partenza corrispondeva esattamente all’ideale di Rivera, ovvero l’integrazione del paesaggio nella costruzione dell’Anahuacalli, coniugando la moderna funzionalità e la cosmogonia preispanica.
Alla morte dell’artista nel 1957, tuttavia, i lavori non erano ancora conclusi. Fu così che la ricca filantropa Dolores Olmedo, grande amica di Rivera e della moglie Frida Kahlo, si assunse l’onere morale ed economico di terminare l’opera coprendone i costi. Grazie anche alla collaborazione di Ruth Rivera (figlia di Diego), di Juan O’Gorman e di Heriberto Pagelson, l’Anahuacalli aprì finalmente le sue porte al pubblico nel 1964.
L'Anahuacalli si ispira a un teocalli presipanico, ovvero la "casa degli dei” e, come detto, è costruito interamente in pietra vulcanica lavorata proveniente dall'eruzione del vulcano Xitle. L’estetica dell’imponente edificio principale include elementi simbolici e architettonici di origine mesoamericana: nei quattro angoli della struttura i quattro elementi sono rappresentati dalle rispettive divinità con sculture originali secondo la visione del mondo mexica: Chicomecóatl (dea del mais, per la terra), Ehécatl (dio del vento), Tláloc (dio dell’acqua) e Huehuetéotl (dio del fuoco).
Il palazzo si compone di 23 sale distribuite su tre livelli. In ciascuna stanza vengono evidenziati specifici motivi della visione del mondo preispanico che affascinava Diego Rivera. Al piano terra, l’ingresso del museo è costituito da un arco di forma squadrata e appuntita. L’illuminazione è scarsa: le sottili finestre sono fatte con pietra onice ambrata, opaca all'esterno e traslucida all'interno, che permette il passaggio di una tenue luce naturale. Prevale l’oscurità dunque – e non è un caso – perché secondo lo schema simbolico del museo ci troviamo al livello degli Inferi.
Salendo al piano intermedio, invece, spiccano le enormi finestre che illuminano l’ampio salone che fungeva da studio di Rivera, tra le quali sulla facciata esterna si notano due teste di serpente. Al terzo e ultimo piano, il tetto a forma trapezoidale ricorda le antiche strutture mesoamericane. Dalla terrazza che lo abbraccia, con il cielo limpido, si può ammirare un suggestivo panorama della città
Forse non tutti sanno che Diego Rivera fu un grandissimo collezionista di arte preispanica. All’epoca, infatti, la legge consentiva ancora di acquistare, vendere e scambiare pezzi antichi appartenuti alle civiltà precolombiane. Fu così che, grazie ai suoi guadagni, poté comprare una quantità spropositata di oggetti.
Sono più di 45.000 i pezzi di proprietà, 2000 dei quali costituiscono oggi l'esposizione permanente del Museo Anahuacalli. La loro distribuzione nell’edificio non risponde ad alcun ordine archeologico, quanto piuttosto a una visione estetica, secondo il desiderio dello stesso Rivera, la cui idea era stabilire un nesso tra le rappresentazioni delle culture antiche con l'arte contemporanea, in modo da costruire una linea temporale continua. Per questo motivo i pezzi, che rappresentano di volta in volta figure zoomorfe, guerrieri, maschere funerarie e divinità, non hanno accanto cartellini esplicativi e didascalie (se non alcuni brevissimi pannelli introduttivi all’ingresso di qualche stanza), consentendo a ciascuno di loro di essere apprezzato come opera d'arte in sé.
Le figure, gli oggetti e gli idoli esposti provengono un po’ da tutto il paese: si possono ammirare opere di Teotihuacán, delle civiltà Olmeca, Tolteca, Nahua, Zapoteca e del Messico nordoccidentale, che accompagnano i visitatori in un viaggio dagli Inferi al Sole.
Salendo le strette scale centrali si giunge al grande salone situato al secondo piano dell'Anahuacalli, dove sono esposti 16 bozzetti di diversi murales realizzati da Rivera all'inizio degli anni '30. Tra questi spicca quello realizzato per il murale “El hombre en la encrucijada”, dipinto nel 1932 negli Stati Uniti al Rockefeller Center e immediatamente distrutto per ordine dello stesso magnate Nelson Rockefeller che lo aveva commissionato, perché vi compariva un ritratto di Vladimir Lenin. Oltre al bozzetto, di quell'opera oggi è comunque visibile un altro esemplare: nel 1934 Rivera rielaborò infatti il disegno e lo riprodusse su un muro al secondo piano del Palacio de Bellas Artes a Città del Messico, con un nuovo nome ("El hombre controlador del universo") e con dimensioni ridotte (4,46 × 11,46 m) rispetto alla prima versione.
Altrettanto impressionanti sono gli studi realizzati per il murale del Palacio de Cortés a Cuernavaca, ovvero “Historia del Estado de Morelos. Conquista y Revolución” (1933), ed “El retrato de América” dipinto alla New Workers School di New York. Non meno interessanti sono lo schizzo di un nudo preparato per il murale della cappella di Chapingo, così come una nota che non appartiene a nessun murale, intitolata “Diego niño dibujando”, in cui l'artista trasmette la sua passione per la figurazione.
Nelle sale e nei corridoi adiacenti continua l’esposizione dei pezzi precolombiani, e lo stesso vale per l’ultimo piano, dove la terrazza aperta dell’Anahuacalli offre una vista privilegiata sul mare lavico del Pedregal e sulla sua natura aspra.
L’arte permea l’edificio da cima a fondo, soffitti compresi, dove in ognuna delle 23 stanze altrettanti mosaici ritraggono la visione del mondo preispanica e le sue dualità. I mosaici, progettati dallo stesso Rivera, hanno significati basati su un simbolismo ben preciso: quelli al piano terra sono in bianco e nero, mentre le opere ai livelli superiori sono costituite da pietre di diversi colori. Gli ultimi a essere realizzati furono completati da amici e familiari negli anni successivi alla sua scomparsa.
I disegni sui soffitti possono essere letti come un codice; in essi è catturata la cosmogonia che Diego Rivera ha voluto esporre nel suo tempio-museo, in dialogo con il visitatore e con l'arte del suo tempo.
Rivera voleva che l’Anahuacalli fosse parte di una più ampia Città delle Arti, dove la danza, la musica e il teatro si unissero al lavoro di artisti e artigiani attorno a un grande spiazzo nel quale si celebrasse l’arte popolare.
Così, l’edificio principale è il cuore del Museo Anahuacalli, ma in realtà il complesso della Ciudad de las Artes ospita numerosi altri spazi, tra cui proprio un’enorme piazza centrale – un patio di origine teotihuacana che costituisce un teatro all’aria aperta, ma anche idealmente il campo del juego de pelota mesoamericano, come suggerisce l'anello in pietra (aro) posto su un lato della stessa – e diverse strutture più basse che lo circondano, le quali accolgono laboratori, corsi e mostre temporanee.
A completare la proprietà c’è un grande giardino, detto Espacio Ecológico, che si estende per quasi 40.000 metri quadrati di terra e pietra lavica, dove vivono fauna e vegetazione endemica – bellissimi gli immancabili cactus, ma non solo – e diversi pozzi d’acqua. Il parco è attualmente uno dei polmoni verdi di Città del Messico.
Indirizzo: Calle Museo 150, Col. San Pablo Tepetlapa, Coyoacán, CP. 04620, CDMX.
Orario: aperto dal martedì alla domenica ore 10-18.
Chiuso il lunedì e i seguenti giorni festivi: 1 gennaio, 1 maggio, 16 settembre, 5-24-25-31 dicembre (ma conviene sempre verificare sui canali ufficiali).
Prezzi:
- Biglietto intero (stranieri): 100 pesos (circa 5 euro).
- Ingresso cittadini messicani: 80 pesos.
- Ingresso gratuito per minori di 6 anni e disabili.
- Si applicano riduzioni per diverse casistiche e categorie.
- I biglietti si possono acquistare direttamente in cassa oppure online sul sito del Museo.
- Il permesso per scattare foto all’interno ha un costo di 30 pesos. Non sono permesse registrazioni con la videocamera. Negli spazi esterni del museo si può fotografare liberamente.
Info e contatti: maggiori informazioni sono disponibili sul sito ufficiale e sulla pagina Facebook del Museo Anahuacalli.
Per chi nella stessa giornata vuole visitare anche la Casa Azul di Frida Kahlo a Coyoacán, la distanza tra i due musei è di circa 15-20 minuti in taxi (in condizioni di traffico normale).
L’Anahuacalli (in lingua náhuatl, letteralmente “Casa circondata dall’acqua”, o “Casa tra due mari”) si trova in una posizione un po’ decentrata rispetto agli altri musei e alle principali attrazioni della capitale. Siamo infatti in una zona residenziale tra le strade della colonia San Pablo de Tepetlapa (distretto di Coyoacán), nella parte meridionale della metropoli, nel cuore di un territorio anticamente modellato dall’eruzione del vulcano Xitle di oltre 2000 anni fa.
Ebbene, abbiamo fatto un giro da queste parti per conoscere un luogo che ci incuriosiva da tempo. Vedendolo solo dall’esterno, con le sue forme squadrate, massicce e imponenti, sembra nascondere segreti eterni che non devono essere svelati. Una volta entrati, invece, tutto inizia ad avere un senso, anche se una certa coltre di mistero continua ad aleggiare tra le sue mura. Forse, però, conviene procedere un passo alla volta e cercare di capire quale fosse l’idea alla base di questo ambizioso progetto di Diego Rivera. Ecco cosa abbiamo scoperto.
Storia del Museo Anahuacalli
In un paesaggio di strati lavici che solidificandosi avevano dato origine a un ecosistema popolato essenzialmente da piante desertiche, negli anni ‘40 il pittore e muralista messicano Diego Rivera iniziò la costruzione di un incredibile complesso fatto interamente in pietra vulcanica estratta sul posto. Investì così buona parte dei propri guadagni con lo scopo di realizzare una struttura che potesse accogliere la sua immensa collezione di figure e oggetti preispanici (oltre 40.000 pezzi) e al contempo diventare una Città delle Arti fruibile dalla gente e in continua evoluzione. Tra le intenzioni dell’artista, infatti, c’era quella di restituire alle persone ciò che egli aveva potuto recuperare del patrimonio artistico dei loro antenati.
L’edificio centrale fu disegnato dallo stesso Rivera, che incaricò della progettazione Juan O’ Gorman, il quale a sua volta si ispirò all’architettura organica formulata da Frank Lloyd Wright. Il concetto di partenza corrispondeva esattamente all’ideale di Rivera, ovvero l’integrazione del paesaggio nella costruzione dell’Anahuacalli, coniugando la moderna funzionalità e la cosmogonia preispanica.
Alla morte dell’artista nel 1957, tuttavia, i lavori non erano ancora conclusi. Fu così che la ricca filantropa Dolores Olmedo, grande amica di Rivera e della moglie Frida Kahlo, si assunse l’onere morale ed economico di terminare l’opera coprendone i costi. Grazie anche alla collaborazione di Ruth Rivera (figlia di Diego), di Juan O’Gorman e di Heriberto Pagelson, l’Anahuacalli aprì finalmente le sue porte al pubblico nel 1964.
L’edificio
L'Anahuacalli si ispira a un teocalli presipanico, ovvero la "casa degli dei” e, come detto, è costruito interamente in pietra vulcanica lavorata proveniente dall'eruzione del vulcano Xitle. L’estetica dell’imponente edificio principale include elementi simbolici e architettonici di origine mesoamericana: nei quattro angoli della struttura i quattro elementi sono rappresentati dalle rispettive divinità con sculture originali secondo la visione del mondo mexica: Chicomecóatl (dea del mais, per la terra), Ehécatl (dio del vento), Tláloc (dio dell’acqua) e Huehuetéotl (dio del fuoco).
Il palazzo si compone di 23 sale distribuite su tre livelli. In ciascuna stanza vengono evidenziati specifici motivi della visione del mondo preispanico che affascinava Diego Rivera. Al piano terra, l’ingresso del museo è costituito da un arco di forma squadrata e appuntita. L’illuminazione è scarsa: le sottili finestre sono fatte con pietra onice ambrata, opaca all'esterno e traslucida all'interno, che permette il passaggio di una tenue luce naturale. Prevale l’oscurità dunque – e non è un caso – perché secondo lo schema simbolico del museo ci troviamo al livello degli Inferi.
Salendo al piano intermedio, invece, spiccano le enormi finestre che illuminano l’ampio salone che fungeva da studio di Rivera, tra le quali sulla facciata esterna si notano due teste di serpente. Al terzo e ultimo piano, il tetto a forma trapezoidale ricorda le antiche strutture mesoamericane. Dalla terrazza che lo abbraccia, con il cielo limpido, si può ammirare un suggestivo panorama della città
La collezione: l’arte presipanica, i mosaici e i murales di Diego Rivera
Forse non tutti sanno che Diego Rivera fu un grandissimo collezionista di arte preispanica. All’epoca, infatti, la legge consentiva ancora di acquistare, vendere e scambiare pezzi antichi appartenuti alle civiltà precolombiane. Fu così che, grazie ai suoi guadagni, poté comprare una quantità spropositata di oggetti.
Sono più di 45.000 i pezzi di proprietà, 2000 dei quali costituiscono oggi l'esposizione permanente del Museo Anahuacalli. La loro distribuzione nell’edificio non risponde ad alcun ordine archeologico, quanto piuttosto a una visione estetica, secondo il desiderio dello stesso Rivera, la cui idea era stabilire un nesso tra le rappresentazioni delle culture antiche con l'arte contemporanea, in modo da costruire una linea temporale continua. Per questo motivo i pezzi, che rappresentano di volta in volta figure zoomorfe, guerrieri, maschere funerarie e divinità, non hanno accanto cartellini esplicativi e didascalie (se non alcuni brevissimi pannelli introduttivi all’ingresso di qualche stanza), consentendo a ciascuno di loro di essere apprezzato come opera d'arte in sé.
Le figure, gli oggetti e gli idoli esposti provengono un po’ da tutto il paese: si possono ammirare opere di Teotihuacán, delle civiltà Olmeca, Tolteca, Nahua, Zapoteca e del Messico nordoccidentale, che accompagnano i visitatori in un viaggio dagli Inferi al Sole.
Salendo le strette scale centrali si giunge al grande salone situato al secondo piano dell'Anahuacalli, dove sono esposti 16 bozzetti di diversi murales realizzati da Rivera all'inizio degli anni '30. Tra questi spicca quello realizzato per il murale “El hombre en la encrucijada”, dipinto nel 1932 negli Stati Uniti al Rockefeller Center e immediatamente distrutto per ordine dello stesso magnate Nelson Rockefeller che lo aveva commissionato, perché vi compariva un ritratto di Vladimir Lenin. Oltre al bozzetto, di quell'opera oggi è comunque visibile un altro esemplare: nel 1934 Rivera rielaborò infatti il disegno e lo riprodusse su un muro al secondo piano del Palacio de Bellas Artes a Città del Messico, con un nuovo nome ("El hombre controlador del universo") e con dimensioni ridotte (4,46 × 11,46 m) rispetto alla prima versione.
Altrettanto impressionanti sono gli studi realizzati per il murale del Palacio de Cortés a Cuernavaca, ovvero “Historia del Estado de Morelos. Conquista y Revolución” (1933), ed “El retrato de América” dipinto alla New Workers School di New York. Non meno interessanti sono lo schizzo di un nudo preparato per il murale della cappella di Chapingo, così come una nota che non appartiene a nessun murale, intitolata “Diego niño dibujando”, in cui l'artista trasmette la sua passione per la figurazione.
Nelle sale e nei corridoi adiacenti continua l’esposizione dei pezzi precolombiani, e lo stesso vale per l’ultimo piano, dove la terrazza aperta dell’Anahuacalli offre una vista privilegiata sul mare lavico del Pedregal e sulla sua natura aspra.
L’arte permea l’edificio da cima a fondo, soffitti compresi, dove in ognuna delle 23 stanze altrettanti mosaici ritraggono la visione del mondo preispanica e le sue dualità. I mosaici, progettati dallo stesso Rivera, hanno significati basati su un simbolismo ben preciso: quelli al piano terra sono in bianco e nero, mentre le opere ai livelli superiori sono costituite da pietre di diversi colori. Gli ultimi a essere realizzati furono completati da amici e familiari negli anni successivi alla sua scomparsa.
I disegni sui soffitti possono essere letti come un codice; in essi è catturata la cosmogonia che Diego Rivera ha voluto esporre nel suo tempio-museo, in dialogo con il visitatore e con l'arte del suo tempo.
La Città delle Arti e il giardino
Rivera voleva che l’Anahuacalli fosse parte di una più ampia Città delle Arti, dove la danza, la musica e il teatro si unissero al lavoro di artisti e artigiani attorno a un grande spiazzo nel quale si celebrasse l’arte popolare.
Così, l’edificio principale è il cuore del Museo Anahuacalli, ma in realtà il complesso della Ciudad de las Artes ospita numerosi altri spazi, tra cui proprio un’enorme piazza centrale – un patio di origine teotihuacana che costituisce un teatro all’aria aperta, ma anche idealmente il campo del juego de pelota mesoamericano, come suggerisce l'anello in pietra (aro) posto su un lato della stessa – e diverse strutture più basse che lo circondano, le quali accolgono laboratori, corsi e mostre temporanee.
A completare la proprietà c’è un grande giardino, detto Espacio Ecológico, che si estende per quasi 40.000 metri quadrati di terra e pietra lavica, dove vivono fauna e vegetazione endemica – bellissimi gli immancabili cactus, ma non solo – e diversi pozzi d’acqua. Il parco è attualmente uno dei polmoni verdi di Città del Messico.
Informazioni utili per la visita al Museo Anahuacalli
Indirizzo: Calle Museo 150, Col. San Pablo Tepetlapa, Coyoacán, CP. 04620, CDMX.
Orario: aperto dal martedì alla domenica ore 10-18.
Chiuso il lunedì e i seguenti giorni festivi: 1 gennaio, 1 maggio, 16 settembre, 5-24-25-31 dicembre (ma conviene sempre verificare sui canali ufficiali).
Prezzi:
- Biglietto intero (stranieri): 100 pesos (circa 5 euro).
- Ingresso cittadini messicani: 80 pesos.
- Ingresso gratuito per minori di 6 anni e disabili.
- Si applicano riduzioni per diverse casistiche e categorie.
- I biglietti si possono acquistare direttamente in cassa oppure online sul sito del Museo.
- Il permesso per scattare foto all’interno ha un costo di 30 pesos. Non sono permesse registrazioni con la videocamera. Negli spazi esterni del museo si può fotografare liberamente.
Info e contatti: maggiori informazioni sono disponibili sul sito ufficiale e sulla pagina Facebook del Museo Anahuacalli.
Come arrivare
Con i mezzi pubblici si può raggiungere il Museo Anahuacalli prendendo il Tren Ligero dalla stazione della metropolitana di Taxqueña in direzione di Xochimilco e scendendo alla fermata Xotepingo. Qui si esce sul lato occidentale, si cammina fino all’Avendia División del Norte e, una volta attraversato il viale, si prosegue per circa mezzo chilometro in salita lungo Calle Museo.Per chi nella stessa giornata vuole visitare anche la Casa Azul di Frida Kahlo a Coyoacán, la distanza tra i due musei è di circa 15-20 minuti in taxi (in condizioni di traffico normale).
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