Escursioni selle Alpi Giulie in Friuli, sulle orme di Julius Kugy
Il territorio che fa da cornice a Tarvisio è un anfiteatro maestoso che fino agli inizi del Novecento è rimasto inesplorato: fu Julius Kugy, alpinista, botanista, musicista e scrittore, che affrontò per la prima volta queste cime e aprì le loro vie d’accesso a scalatori, alpinisti ed escursionisti che ora, in ogni stagione dell’anno, possono godere di paesaggi che serbano ancora intatto lo spirito di questo mitico personaggio. Le Alpi Giulie sono una palestra a cielo aperto che regala soddisfazione ed emozioni a chi ama la montagna, che sia un semplice appassionato o un escursionista già esperto: entrambi potranno scoprire le cime del Tarvisiano seguendo i passi di Julius Kugy, che le celebrò nei suoi libri e versi. Il cantore delle Alpi Giulie, infatti, non mirava solamente alla sola conquista della vetta, bensì all'elevazione dello spirito e al godimento estetico del paesaggio che scaturiva dalla grandiosità della natura.
Julius Kugy, a cavallo tra Otto e Novecento, scalò ogni cima delle montagne tarvisiane. Una prima escursione sulle sue orme può essere fatta sulla cima del Vallone che domina l'intero circo delle cime di Riobianco. A Kugy si deve sicuramente la prima salita alpinistica lungo due itinerari che tutt'oggi sono battuti dagli escursionisti: si segue inizialmente una grande cengia spiovente e, dopo un passaggio esposto, si raggira la cima e si prosegue raggiungendo il punto più alto.
Anche gli sciatori che esploreranno il comprensorio di Sella Nevea potranno percepire il passaggio di Kugy. Il Monte Canin, in particolare, rende Sella Nevea una delle località più interessanti per gli amanti della montagna: lungo il canalone nord, alla fine del 1800, si cimentarono diverse cordate, ma tutti gli itinerari non si scostarono molto dal ghiacciaio e solamente nel 1903 Julius Kugy superò il risalto roccioso di 150 metri che sale a ovest del canalone centrale. Nel 1963 l'itinerario fu attrezzato dagli alpini e tutt’ora è mantenuto in buone condizioni.
Per godere, invece, di un meraviglioso panorama sulla Val Saisera si può salire sulla cima Innominata, guglia di roccia compatta posta a tra la cima di Riofreddo e la Torre delle Madri dei Camosci, raggiungibile come una variante dal sentiero attrezzato Anita Goitan. Fu lo stesso Kugy a battezzare in un primo momento la cima, viste le dimensioni, Kleinspitz (cima piccola) e, successivamente, a ricordo di una sua salita nel gruppo del Monte Bianco, “Innominata”. Una delle montagne più amate da Kugy è il Montasio, tanto che per anni studiò attentamente la parete nord per trovare un itinerario diretto per raggiungere la cima. Durante l’ascensione Kugy dovette dare il meglio per superare i passaggi esposti e insidiosi della parete come il famoso “passaggio Oitzinger”, ma ora la salita della “Diretta Kugy” è di notevole interesse alpinistico e attira numerosi appassionati che desiderano replicare l’impresa del celebre alpinista.
A Kugy, inoltre, non poteva sicuramente mancare una salita come quella lungo la gola che si trova a nord-est dello Jof Fuart e nel settembre del 1901 superò la deliziosa linea che incide l'intera bastionata. L'itinerario ora percorre l'enorme gola che separa il Jof Fuart dalle Madri dei Camosci ed esce in cresta dove si segue un sentiero che in breve conduce infine alla cima.
La cresta delle Ponze collegata al Mangart costituisce, invece, uno degli itinerari più severi e panoramici di tutte le Alpi, sviluppandosi per almeno cinque chilometri lungo i canali, pareti e torrioni che costituiscono il gruppo del Mangart. Alcuni passaggi, come Kugy sottolineava, sono superabili solo a cavalcioni, poiché la cresta risulta affilata e aerea.
Julius Kugy, a cavallo tra Otto e Novecento, scalò ogni cima delle montagne tarvisiane. Una prima escursione sulle sue orme può essere fatta sulla cima del Vallone che domina l'intero circo delle cime di Riobianco. A Kugy si deve sicuramente la prima salita alpinistica lungo due itinerari che tutt'oggi sono battuti dagli escursionisti: si segue inizialmente una grande cengia spiovente e, dopo un passaggio esposto, si raggira la cima e si prosegue raggiungendo il punto più alto.
Anche gli sciatori che esploreranno il comprensorio di Sella Nevea potranno percepire il passaggio di Kugy. Il Monte Canin, in particolare, rende Sella Nevea una delle località più interessanti per gli amanti della montagna: lungo il canalone nord, alla fine del 1800, si cimentarono diverse cordate, ma tutti gli itinerari non si scostarono molto dal ghiacciaio e solamente nel 1903 Julius Kugy superò il risalto roccioso di 150 metri che sale a ovest del canalone centrale. Nel 1963 l'itinerario fu attrezzato dagli alpini e tutt’ora è mantenuto in buone condizioni.
Per godere, invece, di un meraviglioso panorama sulla Val Saisera si può salire sulla cima Innominata, guglia di roccia compatta posta a tra la cima di Riofreddo e la Torre delle Madri dei Camosci, raggiungibile come una variante dal sentiero attrezzato Anita Goitan. Fu lo stesso Kugy a battezzare in un primo momento la cima, viste le dimensioni, Kleinspitz (cima piccola) e, successivamente, a ricordo di una sua salita nel gruppo del Monte Bianco, “Innominata”. Una delle montagne più amate da Kugy è il Montasio, tanto che per anni studiò attentamente la parete nord per trovare un itinerario diretto per raggiungere la cima. Durante l’ascensione Kugy dovette dare il meglio per superare i passaggi esposti e insidiosi della parete come il famoso “passaggio Oitzinger”, ma ora la salita della “Diretta Kugy” è di notevole interesse alpinistico e attira numerosi appassionati che desiderano replicare l’impresa del celebre alpinista.
A Kugy, inoltre, non poteva sicuramente mancare una salita come quella lungo la gola che si trova a nord-est dello Jof Fuart e nel settembre del 1901 superò la deliziosa linea che incide l'intera bastionata. L'itinerario ora percorre l'enorme gola che separa il Jof Fuart dalle Madri dei Camosci ed esce in cresta dove si segue un sentiero che in breve conduce infine alla cima.
La cresta delle Ponze collegata al Mangart costituisce, invece, uno degli itinerari più severi e panoramici di tutte le Alpi, sviluppandosi per almeno cinque chilometri lungo i canali, pareti e torrioni che costituiscono il gruppo del Mangart. Alcuni passaggi, come Kugy sottolineava, sono superabili solo a cavalcioni, poiché la cresta risulta affilata e aerea.
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