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Carnevale Italia 2025

Le sfilate del Carnevale italiano pił belle e le sue tradizionali maschere

Il Carnevale è un periodo "pazzo" fatto di eccessi, quelli che ognuno si concede prima dell'arrivo della Quaresima e della sua sobrietà estesa a tutto, dal cibo ai costumi. Rintracciare le origini del Carnevale è una impresa ardua. Il significato sembra essere legato all'espressione latina "carnem levare", quindi privarsi della carne, alimento un tempo accessibile soltanto ai ceti più abbienti della società, in vista della Quaresima e del successivo periodo pasquale. In realtà l'uso delle maschere è ancora anteriore, legato ai riti pagani celebrati per spaventare e tenere alla larga gli spiriti maligni. Medioevo e Rinascimento hanno aperto le porte del Carnevale alle corti europee e ai festeggiamenti in grande stile con balli, giochi, spettacoli teatrali e tanto altro. La commedia dell'arte fiorita in Italia a partire dalla metà del XVI secolo ha fatto leva sulle caratteristiche buffe e istrioniche dei personaggi resi emblema dell'ingenuità e della scaltrezza popolana. Ognuno di loro veste un costume particolare e inconfondibile ed una maschera, termine dall'etimologia non chiara ma legato al termine "masca" con il quale, nelle regioni del Nord Italia, si indicavano le streghe. Ogni regione ha le sue maschere, figlie e simboli delle realtà che le hanno generate, intrise del bagaglio storico e culturale che rappresentano.

In Lombardia, ad esempio, esattamente a Bergamo, dove è nato, troviamo Arlecchino, uno dei personaggi più famosi e noti. Con il suo costume colorato, cucito dalla madre poverissima unendo pezze di stoffa scelte a caso, il cappello bianco sgualcito ma impreziosito da piuma o da una coda di coniglio e la tipica maschera nera, Arlecchino è il simbolo della scaltrezza indotta dalle umili origini. Il suo contraltare è Brighella che, come suggerisce il nome, non perde occasione per attaccare briga e tessere le sue trame di imbrogli ai danni per lo più di poveri diavoli sempre vestito con la sua impeccabile livrea. Colombina, nonostante sia originaria di Venezia, è la fedele compagna di Arlecchino che, insieme a Brighella gode della cittadinanza veneta. Per lei le origini risalgono al periodo di Plauto e delle sue commedie, quando compare fra le ancelle e ne diventa maestra nel suggerire alla padrona nuove astuzie. Qualche tempo dopo, la commedia dell'arte trasforma la sua condizione da schiava a serva ma ne conserva il ruolo di complice dei tradimenti e dei sotterfugi della padrona. Il suo nome, a dispetto dello status che la vuole sempre a fianco di Arlecchino, può cambiare. In alcune situazioni si chiama Violetta, altre volte Diamantina, Corallina o Franceschina. Altre addirittura Arlecchina. Bergamo è anche il regno di Gioppino, agricoltore scontento del suo mestiere, sempre impegnato in mille lavoretti per trovare il denaro necessario a mettere insieme in modo onorevole il pranzo con la cena. Il suo carattere è gioviale, la risata contagiosa. A caratterizzare il personaggio sono i tre enormi gozzi, che ama chiamare "coralli" o "granate". Sempre in Lombardia troviamo Meneghino, milanese doc, caratterizzato dal cappello a tre punte, una lunga giacca di velluto, pantaloni corti, calze a righe rosse e bianche e la parrucca con il codino alla moda di Francia. Meneghino è il classico servitore rozzo ma leale, che non esita ad appoggiare le cause dei colleghi. Per trovare la maschera più antica dobbiamo scendere un po' più in giù lungo la rotta dello Stivale per arrivare in Campania, terra di Pulcinella. Le sue origini si perdono nel tempo fino a risalire all'epoca dell'Impero Romano. Un lungo viaggio a ritroso che ha consentito al personaggio di colonizzare paesi e costumi.
Re della Commedia dell'Arte con i suoi vizi e le virtù ed emblema della classe borghese napoletana, ha assunto identità diverse in base alla cultura da cui ha assorbito, cedendone, le caratteristiche. In Germania lo si trova con il doppio nome di Pulzinella e I-lanswurst, vale a dire Giovanni Salsiccia, in Inghilterra, occultato sotto le vesti ancor più provocatorie di corsaro con un debole per il gentil sesso, si fa chiamare Punch, in Spagna assume i connotati di Don Chiristoval Polichinela. Il nome olandese appare del tutto estraneo, Tonelgeek, ma l'apparenza inganna. Grattando un po' la scorza ne esce sempre lui, Pulcinella. Un punto in più a favore della sua versatilità che lo rende adattabile ad ogni parte gli si voglia far recitare, dal magistrato, al servo. I romani Meo Patacca e Marco Pepe e un po' anche il bolognese Birichino si ispirano a Pulcinella. Bonaccione, con il naso sempre rosso e animato da una sana goliardia, è Gianduia, maschera tipica della zona di Asti in Piemonte. Armato di tricorno e parrucca con il codino, e vestito con il classico panciotto giallo sotto l'abito marrone bordato di rosso come le calze, ama tanto bere. Il suo nome è la trasposizione in italiano dell'espressione "Gioan d'la douja", che vuol dire Giovanni del boccale, scelta per sostituire il nome originario, Gerolamo, ed evitare che un altro Gerolamo, di cognome Bonaparte e parente dell'Imperatore, potesse cogliere, erroneamente, qualche riferimento personale. Spostandosi verso Est, raggiungiamo Venezia, regno di Pantalone e di sua figlia Rosaura, personaggio che interviene in ogni situazione per mostrare la sua competenza e puntualmente viene preso a calci. Non più giovanissimo, ma convinto di piacere ancora, Pantalone è il classico libertino beffeggiato che, a tratti, ricorda il Dottor Balanzone, il grande saputone, bolognese di nascita. Ed eccoci a Roma, con uno dei suoi re, Rugantino. Provocatore insolente, arrogante e strafottente, incarna il carattere popolano della Roma più ciacarona, quella che fa tanto rumore, ma alla fine le prende. "Me n'ha date tante, ma quante je n'ho dette!", dice spesso Rugantino, con i suoi pantaloni sdruciti, la fascia che tiene la casacca ed il suo tipico fazzoletto attorno al collo. L'elenco delle maschere è lunghissimo. Ad Ancona troviamo Mosciolino, ribattezzato Carnevalò, il ragazzo scanzonato con i gusci della cozza da cui prende il nome, Misciolo, attaccati alla casacca, in Calabria c'è Giangurgolo, grande incitatore delle masse, in Puglia troviamo Farinella, star del Carnevale di Putignano. La Sardegna ha ben 35 maschere, un primato, legate come i Mamuthones, alle ritualità più antiche, connesse ai ritmi della natura. La Sicilia schiera Peppe Nappa, pigro ma estremamente ghiotto e disposto a tutto pur di impossessarsi del cibo anelato mentre la Toscana il famoso Burlamacco, come simbolo del Carnevale di Viareggio insieme alla compagna Ondina.

Ogni maschera viene celebrata nel periodo del Carnevale. La penisola pullula di manifestazioni che da Nord a Sud festeggiano i loro personaggi.

Valle d'Aosta - In Valle d'Aosta precisamente nella valle del San Bernardo, zona identificata con il nome di “Coumba Freida” si rievoca il passaggio dei soldati al seguito di Napoleone, avvenuto nel maggio del 1800. Le landzette, bizzarre e per certi aspetti inquietanti maschere di questo carnevale, sono formate da costumi colorati e cappelli che ricordano proprio le uniformi napoleoniche. Si tratta di abiti costosi, confezionati interamente a mano, adorni di perline e paillette e di specchietti che riflettono la luce e allontanano così le forze maligne. Il volto delle landzette è coperto da una maschera che un tempo era di legno: in mano tengono crine di una coda di cavallo e in vita hanno una cintura munita di un campanello. Questi ultimi elementi vengono interpretati dagli antropologi come strumenti simbolici per scacciare gli spiriti avversi.
Altro Carnevale noto e importante è quello festeggiato a Courmayeur. Il nome che lo distingue, Camèntràn, significa “Che entra in quaresima” per sottolineare l'effetto "traghetto" del Carnevale nei confronti della Quaresima. Uomini e donne, vestiti in modo stravagante e con il volto nascosto da maschere di legno andavano un tempo di casa in casa a chiedere cibo e bevande. Maschera tipica del Carnevale è “Lo Beuffon”, apparsa all'inizio del Novecento nella frazione di Dolonne. Il costume è una rivisitazione ironica della divisa militare. Un gruppo di Beuffon annunci, al mattino del martedì grasso, l'arrivo del Carnevale ed apre la sfilata dei carri allegorici.

Trentino Alto Adige - Due sono gli appuntamenti principali del Carnevale in Trentino Alto Adige. Nel Carnevale Asburgico di Madonna di Campiglio la coppia imperiale formata da Francesco Giuseppe e dalla consorte Sissi, contornati da dame e cavalieri, guidano la macchina del tempo che riporta la località alla fine dell’Ottocento. Numerosi sono gli eventi che arricchiscono il Carnevale: dal corteo inaugurale di apertura con 200 figuranti, allo spettacolo delle sfilate, alle rappresentazioni teatrali, ai momenti dedicati agli approfondimenti storici e a quelli per i bambini. Le atmosfere del Carnevale di Trento rievocano quelle del Carnevale Brasiliano di Rio de Janeiro con la sua spensieratezza. L'appuntamento è atteso anche dai più piccoli, che trovano nelle iniziative collaterali, tanti spunti per poter vivere con estrema gioia le suggestioni dei carri allegorici e delle maschere.

Friuli Venezia Giulia - Nelle Valli del Natisone, in provincia di Udine, al confine con la Slovenia, il Carnevale di Pulfero offre un ritorno alle origini arcaiche ricordate dalle figure antropomorfe che lo animano e che simboleggiano il succedersi in natura del bene e del male. La particolarità risiede anche nel carattere territorialmente "misto". Gli influssi sloveni si avvertono nelle maschere di Cerkno, colorate e intagliate nel legno, con abiti di pelliccia ed edera, combattive e rituali, con le loro danze per favorire la coltivazione delle rape. Info:

Piemonte - Lo storico Carnevale di Ivrea è un evento unico, riconosciuto come manifestazione italiana di rilevanza internazionale. Pare che la sua origine risalga al Medioevo quando un barone che affamava la Città venne scacciato dalla ribellione innescata dalla figlia di un mugnaio che non volle sottostare allo jus primae noctis e accese la rivolta popolare. Da qui la famosa battaglia delle arance combattuta dal popolo, rappresentato dagli aranceri, che a piedi e senza protezione si oppone, tirando le arance, alle armate del Feudatario, rappresentate da tiratori su carri trainati da cavalli, preservati da maschere e protezioni simili ad antiche armature. In segno di partecipazione alla festa tutti i cittadini ed i visitatori scendono in strada, a partire dal giovedì grasso, indossando il Berretto Frigio, un cappello rosso a forma di calza che rappresenta l’adesione ideale alla rivolta e quindi l’aspirazione alla libertà, come fu per i protagonisti della Rivoluzione Francese..

Lombardia - E’ il carnevale che inizia quanto gli altri finiscono. Si tratta del Carnevale Ambrosiano di Milano che ancora la sua tradizione a Sant’Ambrogio, patrono della città che, impegnato in un pellegrinaggio, chiese alla popolazione di aspettare il suo ritorno per iniziare le liturgie quaresimali. Per questo il Carnevale a Milano non termina il martedì grasso ma il sabato seguente, così come il rito delle Ceneri che si celebra la prima domenica di Quaresima. Protagonista del carnevale milanese è la maschera di Meneghino, servo spiritoso e buono che si burla dei difetti dei nobili. Nel 1848 durante le Cinque Giornate di Milano fu scelto dai cittadini di Milano come simbolo di eroismo.

Veneto - Il Carnevale di Venezia è uno degli appuntamenti del Carnevale più esclusivi ed apprezzati. Il primo documento che ne testimonia l'esistenza risale al 1094, quando il Doge Vitale Falier fa riferimento a divertimenti pubblici e li identifica con la parola Carnevale. La Serenissima si ispira alle abitudini romane del "panem et circenses", quindi dell'offerta al popolo di divertimento e cibo. I festeggiamenti e l'ingordigia del Carnevale servono ad abbattere le differenze sociali rendendo tutti uguali, grazie alle maschere e ai comportamenti libertini generalizzati. Solo nel 1296 il Carnevale viene dichiarato festa pubblica della durata di ben sei settimane. L'abitudine di indossare le maschere continua tutt'ora. Piazza San Marco, nelle giornate del Carnevale, ospita i travestimenti più belli e suggestivi.

Liguria - Teatro del Carnevale ligure è Loano, città dove i festeggiamenti hanno origine almeno dal 1600. E' a quell'epoca che risalgono i primi documenti che riguardano l'ingaggio di musicisti proprio nel periodo di Carnevale. Quella tradizione vive ancora, come la satira carnevalesca, interpretata nella piazza da maschere che ripropongono con umorismo pungente fatti e avvenimenti. 

Emilia Romagna - A Cento si festeggia il Carnevale d'Europa. Le prime tracce sono cristallizzate dall’affresco del pittore centese Gian Francesco Barbieri chiamato “Il Guercino” realizzato nel 1615. Nella tela viene rappresentato "il Berlingaccio", una maschera locale, in una festa nel palazzo comunale offerta al popolo nel giovedì grasso dal Magistrato cittadino. Da quel momento la tradizione del Carnevale prende il via. Negli anni 1980 la festa viene trasformata in un fenomeno di costume conclamato a partire dal 1993 quando viene firmato il gemellaggio con il famoso Carnevale di Rio de Janeiro. La fama della manifestazione diventa europea ed internazionale. I carri allegorici costruiti dalle Associazione carnevalesche sono dei veri monumenti alti anche 20 metri con una larghezza di 6 metri, movimentati da congegni meccanici ed idraulici. Caratteristica del carnevale di Cento è il “gettito”, il lancio dai carri in parata sul pubblico di oggetti e gadget molto ambiti tra cui palloni di ogni misura, materassini gonfiabili variopinti, giganteschi pupazzi di peluche a forma di balena, delfino, orca che “nuotano in un mare di folla”. Ma maschera tipica del Carnevale di Cento è “Tasi”, personaggio centese dell’800, amante del buon vino. Tasi apre la sfilata di carri allegorici vestito in frac e con la fedelissima volpe stretta sul braccio; nell’ultima giornata di carnevale si svolge il “rogo di Tasi”, il tradizionale rito propiziatorio in cui una maschera di cartapesta raffigurante Tasi viene bruciata, subito dopo aver recitato il suo velenoso ”testamento” dove mette alla berlina vizi e virtù di alcuni personaggi centesi. 

Toscana - La prima sfilata di carrozze addobbate a festa nella storica Via Regia di Viareggio, nel cuore della città vecchia, è datata 1873. L’idea di una sfilata per festeggiare il Carnevale sbocciò tra i giovani della Viareggio bene di allora che frequentavano il caffè del Casinò. Era il 24 febbraio 1873, giorno del Martedì Grasso. La fama del Corso Mascherato di Viareggio è cresciuta di pari passo con la crescita delle dimensioni dei carri allegorici. Sul finire del secolo comparvero in sfilata i carri trionfali, monumenti costruiti in legno, scagliola e juta, modellati da scultori locali ed allestiti da carpentieri e fabbri che in Darsena lavoravano nei cantieri navali. Neppure la prima guerra mondiale riuscì a distruggere la manifestazione che si fermò, ma poi riprese. Oggi i grandi carri allegorici sono realizzati in cartapesta o, meglio, la carta a calco inventata dal pittore e costruttore viareggino Antonio D'Arliano nel 1925. Questo materiale ha permesso di realizzare opere sempre più grandi, ma allo stesso tempo leggere. Nel 1930 Uberto Bonetti, pittore e grafico futurista, ideò Burlamacco, la maschera simbolo di Viareggio.

Marche - Quello di Fano è il Carnevale più antico d’Italia. Il primo documento noto nel quale vengono descritti i festeggiamenti risale al 1347. Le radici affondano, secondo la leggenda, nell’episodio della riconciliazione tra le due più importanti famiglie fanesi di allora: i Del Cassero e i Da’ Carignano. Dall’epoca il carnevale è andato gradualmente caratterizzandosi in modo specifico, tanto che nel 1872 si decise di creare un comitato organizzativo che opera ancora oggi dopo secoli. Il punto di forza è il “getto”, una vera e propria pioggia di caramelle e cioccolatini che dai carri cade sulla folla. Mascotte del Carnevale è il pupo, detto “vulon”, una maschera che rappresenta sotto forma di caricatura i personaggi più in vista della città, insieme alla “Musica Arabita”, banda musicale, nata nel 1923, che utilizza strumenti di uso comune quali barattoli di latta, caffettiere, brocche per suonare.

Umbria - Il Carnevale di Sant’Eraclio di Foligno apparentemente ha origini recenti, legate a quando, nel 1960, il parroco di S.Eraclio, Monsig. Luciano Raponi, decise insieme ad un gruppo di volontari di fare sfilare dei carri allegorici. In realtà pare che quello di S.Eraclio sia il più antico carnevale dell’ Umbria. Le prime manifestazione risalgono al XVI secolo. In quell'epoca furono i frati Olivetani del convento di Mormonzone, ora abbandonato, a proporre la festa destinata al popolo mentre i nobili la omaggiavano nei loro salotti. Qualche tempo dopo, le autorità religiose la vietarono, collegandola al peccato. Nel XVIII secolo, il carnevale torna, questa volta ufficialmente regolamentato dallo stesso Stato Pontificio. La "mascherata" va avanti fino all'immediato secondo dopo guerra quando, per motivi di ordine pubblico, a nessuno viene permesso di indossare delle maschere. La manifestazione termina per riprendere tempo dopo nel 1954 come sfilata di carri. Poi, nuovamente si chiude per rinascere nel 1960 nella versione attuale con l'aiuto della parrocchia e del laboratorio dei carri allegorici.

Lazio - E' il mondo rurale ad offrire le origini al Carnevale di Velletri chiamato Popolare Veliterno, sfilata nata nel 1931 su carri agricoli addobbati con gli utensili della vita contadina. Ora quei carri sono sostituiti dalle grandi composizioni allegoriche guidate dalla tradizionale maschera del territorio “Gurgumiello”, il “Re del Carnevale” bruciato in piazza, al termine della manifestazione.  La regione Lazio propone fra gli appuntamenti più attesi anche il Carnevale di Roma, a cui le cui origini medievali non hanno impedito una profonda rinascita in tempi recenti. A testimonianza dei fasti restano le pagine dedicate da Goethe, Gogol, Stendhal, Dickens e Dumas ai fasti del carnevale romano nel corso dei decenni

Abruzzo - Patanello è la maschera tipica del Carnevale di Francavilla al Mare, festeggiato a partire dal 1948. Ad ispirarne le caratteristiche pare sia stato il ciabattino del paese vissuto fra la fine dell'800 e l'inizio del '900, chiamato “zì Patane”. Amante delle osterie, era stravagante e carismatico. E' stato facile quindi sceglierlo come ispiratore della maschera che oltre a rappresentare l'anima di Francavilla al Mare, apre ogni anno la sfilata dei carri allegorici.

Molise - Sono i ritmi legati ai riti ancestrali quelli che muovono il Carnevale di Tufara. L'origine lontana e le antiche superstizioni su cui si innestano i festeggiamenti si fondono nella maschera tipica della manifestazione, il “Diavolo”, raffigurato come figura caprina che brandisce fra le mani un tridente. Il richiamo è a Dionisio, divinità della vegetazione che ogni anno rinnova il rito della vita e della morte. Nella sfilata, il Diavolo è preceduto dalla Morte, simbolo di purificazione. Ad attorniare i due, soprattutto per impedire al Diavolo di fuggire e di fare nuovi adepti ci sono i Folletti.

Puglia - Il Carnevale di Putignano è il più antico d' Europa. Tanti sono i riti ancora conservati come la La Festa dell’Orso, celebrata ogni anno, il 2 febbraio, giorno della Candelora e l’Estrema Unzione di Carnevale, da sempre abbinato al successivo Funerale di Carnevale. L’ Estrema Unzione entra in scena ogni anno alla vigilia del martedì grasso, ultimo giorno di carnevale. Un corteo mascherato con paramenti sacerdotali e vestiti clericali si sposta per le vie del paese fino a notte inoltrata per impartire una benedizione, declamando una esilarante biografia in vernacolo del Carnevale morente. Il programma delle ultime ore della festa si apre con l’ultimo corso mascherato. Il Funerale di Carnevale propone un corteo funebre al seguito del caro estinto, rappresentato da un maiale in cartapesta, preso a simbolo del periodo di eccessi e rottura delle regole. Il maiale, al termine dell’itinerario, viene bruciato nella piazza del centro storico. Gli ultimi minuti di vita del Carnevale si muovono al ritmo dei 365 rintocchi della Campana dei Maccheroni, issata in piazza per scandire gli ultimi palpiti di una festa infinita.

Campania - Quando è nato, il Carnevale di Villa Literno si concentrava sul pupazzo di paglia vestito e adagiato su un letto circondato dai paesani che ne piangevano il ricordo. Nel tempo quel cerimoniale si è strutturato fino a raggiungere le dimensioni di vere e proprie sfilate con tanto di corte di cavalli e asini. Dopo l'intervallo imposto dal secondo conflitto mondiale, la tradizione ha ripreso il suo corso modificandosi nel tempo. Oggi è supportata da un gruppo molto attivo di giovani volontari che l'hanno arricchita di carri allegorici che attirano molti turisti.

Basilicata - Una storia, evocativa dei ritmi che muovono il mondo rurale e la vita in genere. Il Carnevale di Montescaglioso propone la storia di "Carnevalone", ambientata nelle campagne del territorio, e della sua sguaiata sposa, futuri genitori di "Carnevalicchio", pronto ad esplodere l'anno successivo e a riportare il clima spensierato che ha accompagnato le ultime ore di vita del padre. La ritualità legata in origine ad abiti fatti di pelli di animali, sacchi di juta e di plastica ora è dirottata verso materiali più comuni, come carta e vecchi vestiti. Alla mezzanotte dell'ultimo giorno di carnevale viene celebrato il funerale di Carnevalone. Il feretro portato a spalla dagli amici viene bruciato mentre la moglie dà alla luce Carnevalicchio, destinato a crescere nonostante l'arrivo della Quaresima.

Calabria - Un Carnevale che si trasforma in una occasione di incontro fra i popoli. E' il Carnevale di Castrovillari del Pollino, nato nel 1635 ed ora fuso con il Festival Internazionale del Folklore, scelta che ha reso la manifestazione in uno degli eventi più celebrati e frequentati del territorio.

Sicilia - Il Carnevale di Acireale vanta un’antica tradizione e già dalla fine del’500 se ne parla. A quei tempi aveva ancora il carattere di una manifestazione spontanea e la partecipazione di popolo era pressoché totale. Già nel 1600 nel territorio della località era usanza duellare a suon di uova marce e agrumi per le strade, consuetudine che venne vietata nel 1612, per evitare feriti e danni, ma sopravvisse ad Ivrea. Le maschere in cartapesta entrano in scena negli anni 1930 trasformate poi in carri allegorici trainati dai buoi, contornati da personaggi e gruppi satirici in movimento. Un tocco di eleganza e di vivacità al carnevale di Acireale viene introdotto dalle macchine infiorate. Nel 1948 il Carnevale entra nel novero delle più rinomate manifestazioni a livello internazionale divenendo il “più bello della Sicilia”.La maschera siciliana per antonomasia è Peppe Nappa, che impersona le vesti di un servo sciocco.

Sardegna - Caratteristica unica del Carnevale di Oristano è la Sartiglia, corsa all'anello inserita fra le giostre medievali praticate già dai Saraceni e giunte in Occidente all'epoca dei Crociati, fra il 1118 ed il 1200. La Sartiglia si svolge nella domenica del Carnevale, sotto la protezione di San Giovanni Battista. Il protagonista è su Cumponidori, il cavaliere, vestito dalle donne in modo tale da condensare in se gli elementi maschile e femminile per renderlo simile ad un dio. E' lui che apre la gara e sceglie i cavalieri che potranno partecipare alla giostra. Il giorno successivo, il lunedì, si celebra "sa Sartigliedda" una Sartiglia riservata ai bambini.

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