Highway to Khan assieme a ilTurista al Mongol Rally per beneficenza
A volte competere vuol dire partecipare ad un progetto più grande di te, dove sai che il tuo impegno porta a qualcosa di importante per gli altri. E' certamente il caso del Mongol Rally, una vera gara di solidarietà, dove equipaggi affrontano l'incognita del deserto, a centinaia di chilometri da ogni forma di civiltà, con mezzi assolutamente inadeguati, alla guida di autovetture con cilindrate imbarazzanti, dotati di spirito d'avventura assoluto, che può muovere solamente chi sa che il suo impegno sarà a fin di bene.
E' una gara di solidarietà a “costringere” gli equipaggi a percorrere più di un terzo del giro della Terra, e il tutto nacque appena 10 anni con la pazza idea di Tom Morgan (attuale organizzatore) e il suo compagno di viaggio Mr Joolz che cercarono il modo peggiore (o migliore, dipende dai punti di vista) per mettere alla prova la propria fiat 126, notoriamente un mezzo pessimo per fare un raid di tale portata. Fu decisa la Mongolia, e partendo da Londra i due avventurieri incominciarono un lungo viaggio, che mai arrivò a destinazione: al confine dell'Iran la burocrazia li fermo definitivamente, il raid era così finito, ma iniziava qui la leggenda del Mongol Rally.
Oggi l'evento è gestito dalla società League of Adventurists International Ltd, un'organizzazione che raccoglie fondi per progetti di solidarietà ed enti che operano nel sociale, verificando poi direttamente come questi soldi verranno utilizzati nei progetti. Ogni team che vuole iscriversi a questa pazza corsa dovrà quindi reperire dei fondi per l'iscrizione (1.000 sterline circa 880 euro), oltre che il necessario per portare a termine la propria missione.
La partenza, il check point di Praga e l'arrivo saranno poi uguali per tutti: appuntamento in Inghilterra il 23 luglio nel circuito di Goodwood, a sud di Londra, celebre località dove, per chi a memoria, si ricorda la vittoria italiana di un mondiale di Ciclismo su strada con Saronni, per poi passare da Praga ed arrivare chissà quando a Ulan Bator la capitale della Mongolia, in mezzo Europa ed Asia, con ciascun equipaggio libero di scegliere il percorso a loro più congeniale.
E' una gara di solidarietà a “costringere” gli equipaggi a percorrere più di un terzo del giro della Terra, e il tutto nacque appena 10 anni con la pazza idea di Tom Morgan (attuale organizzatore) e il suo compagno di viaggio Mr Joolz che cercarono il modo peggiore (o migliore, dipende dai punti di vista) per mettere alla prova la propria fiat 126, notoriamente un mezzo pessimo per fare un raid di tale portata. Fu decisa la Mongolia, e partendo da Londra i due avventurieri incominciarono un lungo viaggio, che mai arrivò a destinazione: al confine dell'Iran la burocrazia li fermo definitivamente, il raid era così finito, ma iniziava qui la leggenda del Mongol Rally.
Oggi l'evento è gestito dalla società League of Adventurists International Ltd, un'organizzazione che raccoglie fondi per progetti di solidarietà ed enti che operano nel sociale, verificando poi direttamente come questi soldi verranno utilizzati nei progetti. Ogni team che vuole iscriversi a questa pazza corsa dovrà quindi reperire dei fondi per l'iscrizione (1.000 sterline circa 880 euro), oltre che il necessario per portare a termine la propria missione.
La partenza, il check point di Praga e l'arrivo saranno poi uguali per tutti: appuntamento in Inghilterra il 23 luglio nel circuito di Goodwood, a sud di Londra, celebre località dove, per chi a memoria, si ricorda la vittoria italiana di un mondiale di Ciclismo su strada con Saronni, per poi passare da Praga ed arrivare chissà quando a Ulan Bator la capitale della Mongolia, in mezzo Europa ed Asia, con ciascun equipaggio libero di scegliere il percorso a loro più congeniale.
... Pagina 2/2 ...Alla fine circa 16.000 km da organizzare a piacimento, scegliendo terreno, nazioni, popoli e sperando che gli imprevisti non fermino la corsa del proprio mezzo. Lo spirito del Mongol Rally vuole che a compiere il raid diano gli autoveicoli dotati di una cilindrata inferiore ai 1.000 cc, quindi ogni team dovrò garantirsi un mezzo affidabile, di facile manutenzione, a magari con pezzi di ricambio faci da trovare anche in regioni e stati davvero remoti.
All'edizione 2011 parteciperà anche l'equipaggio piacentino di Highway to Khan, ed il nostro portale sarà mediapartner della spedizione e seguirà da vicino le gesta di Francesco Barbieri, Federico Maccagni e Francesco Fanelli, e la loro Polo 1000cc che ci terranno aggiornati direttamente, e dalle pagine del loro portale www.highwaytokhan.com.
Il loro diario di viaggio e le foto che pubblicheremo su ilTurista.info ci faranno vivere questa avventura giorno dopo giorno. Il percorso potrebbe vedere il passaggio della spedizione in Ungheria, per poi scendere nelle magiche strade della Turchia, fino alla regione del Kurdistan. Poi i 3 esploratori entreranno in Iran, supereranno la zona del Mar Caspio ed faranno ingresso nel Turkmenistan. Sarà poi la volta dell’Uzbekistan con la mitica Samarcanda, cui seguirà il Kazakistan. Una volta raggiunta la Russia Siberiana rimarranno gli insidiosi deserti della Mongolia, l'ultimo ostacolo dell'agognata meta finale di Ulaan Baatar.
All'edizione 2011 parteciperà anche l'equipaggio piacentino di Highway to Khan, ed il nostro portale sarà mediapartner della spedizione e seguirà da vicino le gesta di Francesco Barbieri, Federico Maccagni e Francesco Fanelli, e la loro Polo 1000cc che ci terranno aggiornati direttamente, e dalle pagine del loro portale www.highwaytokhan.com.
Il loro diario di viaggio e le foto che pubblicheremo su ilTurista.info ci faranno vivere questa avventura giorno dopo giorno. Il percorso potrebbe vedere il passaggio della spedizione in Ungheria, per poi scendere nelle magiche strade della Turchia, fino alla regione del Kurdistan. Poi i 3 esploratori entreranno in Iran, supereranno la zona del Mar Caspio ed faranno ingresso nel Turkmenistan. Sarà poi la volta dell’Uzbekistan con la mitica Samarcanda, cui seguirà il Kazakistan. Una volta raggiunta la Russia Siberiana rimarranno gli insidiosi deserti della Mongolia, l'ultimo ostacolo dell'agognata meta finale di Ulaan Baatar.
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