Autostrade in Tanzania, in pericolo il Serengeti National Park
In Tanzania continuano le polemiche riguardo alla costruzione di due nuove strade, previste a ridosso del Parco Nazionale Serengeti, e che hanno già messo in stato d'allerta la commissione dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, che teme che queste opere viarie possano influire sulle migrazioni di molti animali che convergono sulla regione al confine del Kenya, dove si trovano importantissime riserve naturali come il Serengeti e Ngorongoro. In precedenza si era parlato di una strada addirittura attraverso il parco, ma poi le proteste del mondo avevano fatto cancellare o rinviare questa proposta sciagurata.
Recentemente il Primo Ministro della Tanzania Mizengo Pinda, ha però parlato in modo contraddittorio durante una sua visita a Musoma, dove ha ribadito l'intenzione del governo della Tanzania di costruire nuove strade proprio al confine del Serengeti National Park, da un lato la strada che da Mto Wa Mbu si muove lungo il Lago Natron e poi il collegamento al lago Vittoria da entrambi Mwanza e Musoma fino al Serengeti, sul bordo dell'altra parte del parco. Non è più la versione precedente, ma sembra comunque una minaccia per i flussi migratori del parco.
Partner per lo sviluppo di tutto il mondo hanno cercato di convincere il governo della Tanzania a cercare un percorso, con una strada alternativa lungo il bordo meridionale dell'ecosistema Serengeti / Ngorongoro, ma la situazione sembra più incerta ora, soprattutto dopo che alcune multinazionali dell'industria mineraria hanno dichiarato che investiranno nella regione tra il Lago Victoria e il Serengeti, solamente se sarà creata una strada che colleghi le loro aree di lavoro con il resto del paese. Gli interessi economici potrebbero quindi pesare su quelli naturalistici, mettendo a rischio gli equilibri di queste importanti aree naturali.
Il controverso ministro del Turismo Maige, all'inizio dell'anno, aveva scritto una lettera rassicurante per la commissione Unesco del World Heritage, assicurando che nessuna strada sarebbe stata costruita attraverso il Serengeti. In effetti il Serengeti rischiava di essere inserito nella lista dei Patrimoni dell'Umanità in pericolo, come era stato segnalato l'anno scorso da alcuni membri della commissione dell'ONU. Però tutte queste ambiguità politiche, con dichiarazioni e smentite stanno mettendo apprensione in tutti coloro che hanno a cuore la sopravvivenza dei parchi, come ad esempio sta succedendo per una riserva del Selous, minacciata ora da alcune miniere d'uranio.
Tra l'altro il 2011 vede l'inizio dei festeggiamenti del 50° di indipendenza della Tanzania, che avvenne in tre riprese a partire dal 1961: l'indipendenza del Tanganyika nel 1961, quella di Zanzibar nell'aprile del 1964 e la proclamazione della Repubblica di Tanzania nell'ottobre dello stesso anno. Il presidente fondatore, il compianto Mwalimu Julius Nyerere, credeva nella conservazione del patrimonio naturale, un caposaldo inamovibile della sua visione politica per il paese. L'inizio dei festeggiamenti, che si celebreranno per 3 anni, sono quindi minati allo spirito e fanno temere che la nuova classe dirigente della Tanzania possa cedere alle lusinghe economiche, ed arrecare un danno permanente ai delicati equilibri di questo angolo, per il momento ancora incontaminato, d'Africa.
Fonte: www.eturbonews.com/25315/serengeti-conservation-and-highway-do-not-mix
Recentemente il Primo Ministro della Tanzania Mizengo Pinda, ha però parlato in modo contraddittorio durante una sua visita a Musoma, dove ha ribadito l'intenzione del governo della Tanzania di costruire nuove strade proprio al confine del Serengeti National Park, da un lato la strada che da Mto Wa Mbu si muove lungo il Lago Natron e poi il collegamento al lago Vittoria da entrambi Mwanza e Musoma fino al Serengeti, sul bordo dell'altra parte del parco. Non è più la versione precedente, ma sembra comunque una minaccia per i flussi migratori del parco.
Partner per lo sviluppo di tutto il mondo hanno cercato di convincere il governo della Tanzania a cercare un percorso, con una strada alternativa lungo il bordo meridionale dell'ecosistema Serengeti / Ngorongoro, ma la situazione sembra più incerta ora, soprattutto dopo che alcune multinazionali dell'industria mineraria hanno dichiarato che investiranno nella regione tra il Lago Victoria e il Serengeti, solamente se sarà creata una strada che colleghi le loro aree di lavoro con il resto del paese. Gli interessi economici potrebbero quindi pesare su quelli naturalistici, mettendo a rischio gli equilibri di queste importanti aree naturali.
Il controverso ministro del Turismo Maige, all'inizio dell'anno, aveva scritto una lettera rassicurante per la commissione Unesco del World Heritage, assicurando che nessuna strada sarebbe stata costruita attraverso il Serengeti. In effetti il Serengeti rischiava di essere inserito nella lista dei Patrimoni dell'Umanità in pericolo, come era stato segnalato l'anno scorso da alcuni membri della commissione dell'ONU. Però tutte queste ambiguità politiche, con dichiarazioni e smentite stanno mettendo apprensione in tutti coloro che hanno a cuore la sopravvivenza dei parchi, come ad esempio sta succedendo per una riserva del Selous, minacciata ora da alcune miniere d'uranio.
Tra l'altro il 2011 vede l'inizio dei festeggiamenti del 50° di indipendenza della Tanzania, che avvenne in tre riprese a partire dal 1961: l'indipendenza del Tanganyika nel 1961, quella di Zanzibar nell'aprile del 1964 e la proclamazione della Repubblica di Tanzania nell'ottobre dello stesso anno. Il presidente fondatore, il compianto Mwalimu Julius Nyerere, credeva nella conservazione del patrimonio naturale, un caposaldo inamovibile della sua visione politica per il paese. L'inizio dei festeggiamenti, che si celebreranno per 3 anni, sono quindi minati allo spirito e fanno temere che la nuova classe dirigente della Tanzania possa cedere alle lusinghe economiche, ed arrecare un danno permanente ai delicati equilibri di questo angolo, per il momento ancora incontaminato, d'Africa.
Fonte: www.eturbonews.com/25315/serengeti-conservation-and-highway-do-not-mix
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