Petra, la cittą dei Nabatei festeggia nel 2012 i 200 anni dalla scoperta
Requem. Parlavano Aramaico i Nabatei, il popolo nomade di mercanti che nel IV sec a.C. si spingevano dall’Arabia Saudita fino al Mediterraneo trasportando stoffe, spezie e metalli preziosi. Requem, chiamavano anticamente Petra: la multicolore, la policroma delle rocce di arenaria, fondata dal popolo edomita, luogo nascosto tra le montagne, dove i Nabatei facevano sosta lungo i loro tragitti e in cui allestivano accoglienti e protetti accampamenti durante la cattiva stagione.
Lavorando senza sosta, i Nabatei accumulavano esorbitanti ricchezze e difendevano la loro indipendenza anche dai grandi della storia, come Alessandro Magno. Un’ascesa inarrestabile fino al I e II sec a. C., quando in seguito ad una vera e propria rivoluzione socioculturale, diedero vita al regno nabateo. Sfolgorante e potente il sistema sociale si ispirava al modello ellenistico e fu così che a Petra fu organizzato un esercito, coniata una moneta ed eretti edifici pubblici, religiosi e di rappresentanza.
Un regno che appena un paio di secoli dopo cominciò purtroppo il suo deterioramento, quando le legioni di Traiano si impossessarono di Petra, fatto a cui seguirono anche devastanti sismi che la condussero al suo definitivo declino insieme alla scomparsa, ancora oggi avvolta dal mistero, del popolo nabateo. Nei secoli che seguirono, a parte un breve periodo durante l’epoca crociata in cui la città rosa venne fortificata, Petra rimase celata tra le montagne dell’altipiano, svanendo dalle cronache della storia e meritandosi l’appellativo di città perduta.
Fu solo nell’Agosto del 1812, quando Johann Ludwig Burckhardt, un viaggiatore e studioso svizzero incuriosito dalle voci attorno alla Città Perduta, sotto le mentite spoglie di un pellegrino che desiderava sacrificare una capra al profeta Aronne, si fece accompagnare dalla sua guida locale alla tomba di Aronne eretta al di là delle rovine, in cima al colle di Haroun, avendo così la possibilità di attraversare con calma tutto il sito, pur tuttavia senza potervisi fermare. Di lì a qualche anno cominciarono le vere e proprie missioni archeologiche che fino ad oggi hanno portato alla luce solo una minima parte dell’intera città ancora largamente sepolta. Ancora oggi, ai visitatori che hanno la fortuna di poter tornare più volte a Petra, sarà concessa ad ogni occasione la sorpresa della scoperta di nuovi angoli e scorci.
Due secoli che verranno fastosamente celebrati il prossimo anno, quando il 26 Agosto 2012, a duecento anni esatti si festeggerà il giorno della ‘ri-scoperta’ della città perduta. Duecento anni di continui ritrovamenti e riconoscimenti che hanno portato Petra ad essere dapprima inserita nell’elenco dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità e poi eletta tra le Nuove Sette Meraviglie del Mondo.
Lavorando senza sosta, i Nabatei accumulavano esorbitanti ricchezze e difendevano la loro indipendenza anche dai grandi della storia, come Alessandro Magno. Un’ascesa inarrestabile fino al I e II sec a. C., quando in seguito ad una vera e propria rivoluzione socioculturale, diedero vita al regno nabateo. Sfolgorante e potente il sistema sociale si ispirava al modello ellenistico e fu così che a Petra fu organizzato un esercito, coniata una moneta ed eretti edifici pubblici, religiosi e di rappresentanza.
Un regno che appena un paio di secoli dopo cominciò purtroppo il suo deterioramento, quando le legioni di Traiano si impossessarono di Petra, fatto a cui seguirono anche devastanti sismi che la condussero al suo definitivo declino insieme alla scomparsa, ancora oggi avvolta dal mistero, del popolo nabateo. Nei secoli che seguirono, a parte un breve periodo durante l’epoca crociata in cui la città rosa venne fortificata, Petra rimase celata tra le montagne dell’altipiano, svanendo dalle cronache della storia e meritandosi l’appellativo di città perduta.
Fu solo nell’Agosto del 1812, quando Johann Ludwig Burckhardt, un viaggiatore e studioso svizzero incuriosito dalle voci attorno alla Città Perduta, sotto le mentite spoglie di un pellegrino che desiderava sacrificare una capra al profeta Aronne, si fece accompagnare dalla sua guida locale alla tomba di Aronne eretta al di là delle rovine, in cima al colle di Haroun, avendo così la possibilità di attraversare con calma tutto il sito, pur tuttavia senza potervisi fermare. Di lì a qualche anno cominciarono le vere e proprie missioni archeologiche che fino ad oggi hanno portato alla luce solo una minima parte dell’intera città ancora largamente sepolta. Ancora oggi, ai visitatori che hanno la fortuna di poter tornare più volte a Petra, sarà concessa ad ogni occasione la sorpresa della scoperta di nuovi angoli e scorci.
Due secoli che verranno fastosamente celebrati il prossimo anno, quando il 26 Agosto 2012, a duecento anni esatti si festeggerà il giorno della ‘ri-scoperta’ della città perduta. Duecento anni di continui ritrovamenti e riconoscimenti che hanno portato Petra ad essere dapprima inserita nell’elenco dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità e poi eletta tra le Nuove Sette Meraviglie del Mondo.