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Maschere, tradizioni e feste del Carnevale in Puglia

Puglia, terra di ulivi, taralli, caciocavallo, cime di rapa e tante altre golosità. Terra anche di Carnevale. La maschera più nota è quella di Farinella, il cui nome deriva proprio dalla tradizione gastronomica che la regione ha maturato e sviluppato nel tempo. Tipica della zona di Putignano, la farinella è uno sfarinato di ceci e orzo tostati con l'aggiunta di sale che veniva consumata in polvere insieme a fichi secchi, erbe commestibili e cipolle selvatiche nelle pause dal lavoro nei campi. Per decenni è stato uno dei pochi alimenti che la società contadina poteva permettersi. La maschera di Farinella, simbolo del Carnevale di Putignano, esprime tutto il valore della tradizione legata al cibo povero e alla terra che rappresenta. Il suo costume da giullare a riquadri multicolori riprendeva un tempo soltanto i colori della città, il rosso ed il blu. Il cappello, oggi a due punte provviste di sonaglio, era in origine a tre, per ricordare i tre colli sui quali è costruita la città di Putignano. A Farinella è dedicata anche una canzone, omonima, scritta dal fisarmonicista putignanese Benedetto Pipoli. Zè Peppe, patron del carnevale di Manfredonia, è un altro personaggio tipico, legato alla tradizione contadina di cui impersona l'allegria. La storia vuole che, giunto in città per festeggiare il Carnevale, sia stato travolto dai festeggiamenti al punto da morire di polmonite per poi essere bruciato il martedì grasso alla fine della festa. La zona del Salento è particolarmente ricca di maschere, ognuna delle quali porta con sè riferimenti locali. A Massafra ci sono lu Pagghiuse e Gibergallo, a Gallipoli u Titoru, a Coratp ù panzòne, la vecchiaredd e ù scerìff, ad Aradeo lu Sciacuddhuzzi, a Carasano lu Casaranazzu. Anche a Foggia le suggestioni sono tante e diverse profondamente legate alla città e ai suoi personaggi. Qui le maschere tipiche sono sette: 'u Moneche cercande, 'a Pacchianèlle, Menille, Ursine stagnarille, Sciammi sciamme, Zechille, Peppuzze. I preparativi per il Carnevale iniziano il 17 gennaio, nel periodo in cui si ricorda la figura di Sant'Antonio Abate legato al mondo agricolo. Il quartiere delle Croci fu il primo ad inaugurare la tradizione carnevalesca ed il primo anche a proporre una sua maschera, quella del monaco questuante 'u moneche cercande" ispirata ad un personaggio reale, Di Tullio Potito. Con la bisaccia sulle spalle, la testa incappucciata, la barba finta ed una mascherina calata sugli occhi, gira per le case chiedendo qualcosa da mangiare. Nel tempo, ai tanti "monaci" impersonati durante la festa si affiancarono i carrettieri crocesi, con quelli che potremmo oggi definire gli avi degli attuali carri allegorici.

La maschera femminile per eccellenza è quella di "'a pacchianèlle". Fazzoletto nero in testa, guance e labbra truccate, camiciola di raso bianco, gonna lunga nera alla zingara e due nastrini di colore verde e rosso, sull'orlo. Dalla zona di Avellino, zona di caprai, arriva Carmenille, Carmelo, detto "Menille". La sua origine poco ha a che fare con il vestito. Menille indossa il frack con cilindro e papillon, pantaloni marroni, e porta con se un bastone di legno nero con pomo bianco per cacciare chi lo insultava e per rafforzare i suoi declami, che dalla scalinata del municipio, rivolgeva ai consiglieri e al sindaco. Da Campobasso arriva l'"ursino stagnarille", accattone che con il figlio arriva a Foggia verso la metà degli anni '50. L'attenzione dei passanti era catturata dal suono emesso dai coperchi delle latte del lucido da scarpe cucite su pantaloni e giacca. Il nome "ursino" che significa orso, deriva dal modo con il quale sfamava il figlio, dandogli, imitando i modi dei domatori, un lungo sedano. "Siammi sciamme" foggiano del quartiere di Croci, si ispira al personaggio di Giuseppe Tannoia, contadino che per vivere raccoglieva i cardi e li vendeva alla gente lavorando molto e guadagnando poco. Un altro personaggio tipico era "Zechille", alias Michele de Tinno nato nel 1900, noto perchè durante il carnevale era abituato a mettersi davanti ai carri, precedendoli, vestito con un abito consunto di colore scuro, coppola in testa e sigaretta in bocca. Il funerale dell'ultimo giorno di Carnevale era per "peppuzze", fantoccio di paglia, messo nella bara e pianto dai finti famigliari.

La rassegna dei Carnevali più noti della Puglia non può che partire da Putignano, eletto a Carnevale più antico d'Europa. Tanti sono i riti ancora conservati come la La Festa dell’Orso, celebrata ogni anno, il 2 febbraio, giorno della Candelora e l’Estrema Unzione di Carnevale, da sempre abbinato al successivo Funerale di Carnevale. L’Estrema Unzione entra in scena ogni anno alla vigilia del martedì grasso, ultimo giorno di carnevale. Un corteo mascherato con paramenti sacerdotali e vestiti clericali si sposta per le vie del paese fino a notte inoltrata per impartire una benedizione, declamando una esilarante biografia in vernacolo del Carnevale morente. Il programma delle ultime ore della festa si apre con l’ultimo corso mascherato. Il Funerale di Carnevale propone un corteo funebre al seguito del caro estinto, rappresentato da un maiale in cartapesta, preso a simbolo del periodo di eccessi e rottura delle regole. Il maiale, al termine dell’itinerario, viene bruciato nella piazza del centro storico. Gli ultimi minuti di vita del Carnevale si muovono al ritmo dei 365 rintocchi della Campana dei Maccheroni, issata in piazza per scandire gli ultimi palpiti di una festa infinita. Info: www.carnevalediputignano.it/

A Molfetta il Carnevale assume le caratteristiche di talent show per giovani aspiranti artisti. Il concorso che mette in palio borse di studio, abbina a maschere e coriandoli, gare di ballo, canto, teatro, pittura e improvvisazione.

Se per Ruvo di Puglia in provincia di Bari il carnevale è l'unico momento dell'anno in cui è lecito impazzire e lasciarsi andare alle tentazioni, quello di Corato, rispolvera vecchie tradizioni nate già verso la fine dell'Ottocento. A testimonianza di quel periodo restano le maschere de “U Panzone (il Panzone), la più antica, espressione della borghesia agraria, e de “La Vecchiaredd” (la Vecchierella), la cui origine si rifà ai miti della tradizione pagana, una quasi strega fatta bruciare prima della Quaresima. Altra maschera tradizionale scomparsa per anni ed ora riportata alla luce è quella de “U Scerìff” ( lo Sceriffo). Info: www.prolococorato.it.

Le radici del carnevale di Massafra, in provincia di Taranto, affondano nel cosiddetto "Carnevaletto", rito compiuto nell'arco di tre giornate, celebrato per riparare alle offese fatte durante il Carnevale a Gesù. I festeggiamenti veri e propri prendono avvio il 17 gennaio. Un tempo, tutti i contadini si recavano dal parroco per benedire gli animali domestici e da lavoro. Si trattava di un giorno di festa coronato da alcune iniziative come il “tiro al caciocavallo” e feste di vario tipo che fino al martedì grasso si susseguivano ogni giovedì e domenica, assumendo caratteristiche diverse. C'era il “giovedì dei monaci”, quello dei preti, dei pazzi, dei cornuti e via a procedere fino al "giovedì della cattiva", vale a dire la vedova, festeggiato il primo giovedì di Quaresima.

Nella zona del Gargano, a splendere, in provincia di Foggia, è il carnevale di Manfredonia, dall'origine antica e tutt'ora famoso per la Sfilata delle Meraviglie che coinvolge migliaia di bambini delle scuole elementari e materne oltre a ospiti noti da Mike Bongiorno a Cristina D’Avena. Spettacolare è la sfilata dei carri allegorici e dei gruppi mascherati in gara fra di loro. Info: www.carnevalemanfredonia.it

Il Carnevale di Crispiano a Taranto rappresenta una eccezione, non solo perchè dal 1999 viene celebrato in estate ma perchè come testimonial ha preferito alle maschere il Fegatino, prodotto tipico della zona modificando il nome da "Carnevale è della gente" a “Carnevale estivo del Fegatino”. Da qualche anno, per recuperare un legame più intenso con il Carnevale in senso stretto, è stata elaborata la maschera di Brigantino, in coppia con la compagna Brigantella. Info: www.prolococrispiano.it

Le sfilate del Carnevale di Casarano, in provincia di Lecce, ricordano le atmosfere del Carnevale Brasiliano di Rio de Janeiro mentre quelle di Gallipoli ripropongono quasi intatta la tradizione medievale da cui derivano. Le manifestazioni si aprono con i falò dei rami di ulivo, le “Focareddhe” accesi nel centro e ne crocicchi della città e proseguono con canti e balli. La maschera tradizionale è “lu Tidoru”, Teodoro, giovane soldato che, la leggenda narra, riuscì a tornare dalla madre proprio nel periodo di Carnevale. Travolto dall'abbondanza, mangiò talmente da restare strozzato dalle salsiccie e dalle polpette di maiale. Con Teodoro, fra pianti e dolore, moriva anche il Carnevale e con lui tutti gli eccessi. Info: www.carnevalegallipoli.it

La data del 5 marzo 1848 sancisce la nascita ufficiale del Carnevale di San Nicandro Garganico (Foggia) con uno statuto a firma di Ferdinando II di Borbone. La tradizione dei cortei lungo strade e piazze intercalati da scene da circo, recite e altro continua tutt'ora.
Info: www.museostoricoetnograficosannicandro.it.

I pupazzi, appesi alle strade o esposti dai balconi, sono il simbolo distintivo del Carnevale di Andria (BT). O, almeno, lo era un tempo quando la gente del posto si impegnava nei giorni precedenti al Carnevale per creare pupazzi il più possibile simili a uomini. Oggi questa tradizione è, come altre, meno forte. Lo stesso dicasi per le “patrasceite”, il lancio alle innamorate dei confetti da parte dei loro ammiratori, considerato determinante per sugellare i fidanzamenti. Info: www.carnevaleandria.it

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