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Visitare Galleria Vittorio Emanuele II a Milano

La Galleria Vittorio Emanuele II di Milano si visita per fare shopping per toccare il toro porta fortuna o per semplice curiosità se vi trovate in Piazza Duomo. Opera di Giuseppe Mengoni è considerata il salotto bene dei milanesi.

Nell’imponente volta, che si innalza all’incrocio dei bracci sino a raggiungere 47 metri, una bella decorazione a mosaico raffigura le allegorie dei continenti Europa, Asia, America e Africa. Lungo 196 metri, il prestigioso “salotto dei milanesi”, intitolato a Vittorio Emanuele II, ospita – oggi come all’epoca - ristoranti, bar di tendenza, boutique e note librerie che ne fanno il passaggio pedonale per eccellenza da Piazza Duomo a Piazza della Scala.

Fra le più frequentate vie di passeggio della città, Galleria Vittorio Emanuele II è, assieme a via Montenapoleone e via della Spiga, uno dei luoghi più chic per gli acquisti grazie alla presenza di marchi e griffe celebri.

La posa della prima pietra avvenne il 7 marzo 1865 ad opera di re Vittorio Emanuele II di Savoia e i lavori di protrassero, fra alterne fortune, sino al 1877-78. Su esempio di grandi capitali europee come Parigi e Londra anche la città di Milano iniziò alla metà del XIX secolo a guardare alle grandi tecnologie messe a disposizione dell’architettura. Venne così l’idea di progettare e realizzare una galleria, simile a quella di San Babila, ma decisamente più grande e soprattutto con un tono più borghese: individuata l’area, quella a nord del duomo di Milano, non rimase che indire un concorso per la sua costruzione. Vi parteciparono più di 170 architetti che proposero soluzioni interessanti ma ad aggiudicarsi l’ambita vittoria fu il romagnolo Giuseppe Mengoni che propose un lungo passaggio attraversato da un più corto braccio (che collega le laterali via Silvo Pellico e via Ugo Foscolo fra di loro). Al centro della struttura, uno spazio a forma ottagonale con copertura in ferro e vetro mentre ai due ingressi principali altrettanti imponenti archi di trionfo.

Per realizzare questo suggestivo progetto venne costituita una società in Inghilterra che fallì però dopo alcuni anni dall’avvio dei lavori tanto che il Comune di Milano decise di assumere la proprietà della costruzione fornendo anche il capitale necessario per portarla a termine.

Un’opera urbanistica voluta fortemente per conferire a quest’area di Milano e a tutta la città meneghina un aspetto signorile che purtroppo legò invece la sua storia ad un triste episodio accaduto nel dicembre del 1877 quando Mengoni precipitò dalla cupola durante un’ispezione ai lavori. All’epoca le malelingue parlarono addirittura di un gesto sconsiderato dell’architetto dovuto alle critiche e alla delusione per la mancata presenza del re in occasione dell’inaugurazione della galleria senza sapere però che Vittorio Emanuele II, per le sue gravi condizioni di salute tenute però nascoste, non avrebbe potuto parteciparvi in nessun caso. Morirà infatti pochi giorni dopo, il 9 gennaio 1878.

Negli anni precedenti l’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale il “salotto” di Milano ospitò manifestazioni di cittadini a favore e contro il conflitto diventando spesso teatro di risse ma anche di comuni zuffe. Fra queste ultime ne spicca una dipinta nella tela del pittore Umberto Boccioni dal titolo “Rissa in galleria” eseguita nel 1910 e conservata nella Pinacoteca di Brera che ritrae un’accesa discussione fra donne davanti ad un locale.

Vetrina di locali storici come il ristorante Savini e il caffè Biffi, entrambi inaugurati nel 1867, e di note librerie, la Galleria Vittorio Emanuele II fu anche luogo di fatti criminali come quello avvenuto nel 1919 quando il giovane anarchico Bruno Filippi, entrando proprio nei locali del caffè Biffi per compiere un attentato ai danni dei ricchi milanesi che avevano adibito quel luogo a loro ritrovo fisso, morì dilaniato dalla sua stessa bomba.

Nell’agosto del 1943 la galleria venne invece gravemente danneggiata dai bombardamenti aerei degli alleati.

Se la costruzione dell’ottagono centrale, anima di questo monumento, viene ancora considerato il cuore bene della città, sul pavimento a mosaico della galleria si consuma uno dei riti popolari più conosciuti, considerato foriero di buona fortuna, che prevede lo schiacciamento - con il tacco delle scarpe - degli attributi di un toro, simbolo dello stemma di Torino. O, in alternativa, tre giri da effettuarsi sopra la stessa parte anatomica dell’animale. La tradizione meneghina vorrebbe (almeno a quanto sembra) il ripetersi di questa usanza solo la notte del 31 Dicembre ma in realtà migliaia di turisti ogni giorno si rendono protagonisti di questo rituale tanto che l’immagine del toro deve essere spesso ripristinata causa usura.

I numeri legati alla costruzione di quest’opera architettonica così maestosa sono davvero molti basti pensare ai mille operai che lavorarono quotidianamente nel cantiere, alle 700 mila giornate lavorative totali, alle 353 tonnellate di ferro servite per la copertura e ai circa 40 milioni di Euro stimati per la realizzazione della galleria dalla progettazione sino alla ristrutturazione.

Oggi che la Galleria Vittorio Emanuele II continua ad essere luogo prescelto tanto dalla Milano facoltosa che dai turisti di tutto il mondo che non mancano di recarvisi per viverne l’atmosfera più autentica, le attività commerciali che si affacciano con le loro vetrine sul passaggio pedonale coperto si presentano tutte con le stesse insegne (fondo nero con scritte dorate) proprio per rispettarne l’eleganza che da sempre la contraddistingue.

Nel marzo 2014 ha preso il via anche un nuovo importante restauro che ha interessato i 14 mila metri quadrati di questo monumento: ad occuparsene la ditta Gasparoli di Gallarate (Varese) che grazie ad un’impalcatura volante (realizzata dall’impresa Percassi) ha permesso in 35 mila ore di lavoro di riportare all’antico splendore la galleria del Mengoni. A rendere possibile questo intervento sono stati due noti nomi della moda italiana – Prada e Versace – che, con il contributo di Feltrinelli, hanno anche realizzato un interessante lavoro di ricerca e documentazione sulla storia di questo luogo simbolo di Milano consultabile sul sito www.ingalleria.com. Aneddoti, foto del prima e del dopo e future iniziative sono ora dunque a portata di tutti con un semplice clic.

E per chi lo desidera, dal 1° Maggio 2015 si potrà anche ammirare un nuovo suggestivo panorama a 360° su Milano. Da dove? Direttamente dal tetto della Galleria Vittorio Emanuele II dove si potrà percorrere una singolare passerella lunga 250 metri che collega i civici 2 e 8 di via Silvio Pellico (in seguito il tratto percorribile sarà ampliato per tutta la lunghezza del monumento). Per poter osservare dall’alto il capoluogo meneghino sono sufficienti due semplici requisiti: non soffrire di vertigini e un biglietto d’ingresso da 12 Euro + prevendita. Acquista il biglietto online
Buona passeggiata.

 Pubblicato da il 24/11/2019 - 13.801 letture - ® Riproduzione vietata

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