Rocchetta Mattei, guida alla visita del Castello vicino a Bologna
La visita a Rocchetta Mattei, il castello di Grizzana Morandi č una delle pių sorprendenti escursioni in Emilia-Romagna: il maniero restaurato da Cesare Mattei offre stanze uniche come la Cappella, una piccola riproduzione della Mezquita di Cordova.
L’ 11 gennaio 1809 nasce a Bologna uno degli uomini più eclettici che la storia abbia mai conosciuto: Cesare Mattei.
Nonostante la grandissima notorietà raggiunta in vita e l’importanza del suo lavoro si tratta di una figura ai più sconosciuta, che in pochi al di fuori del bolognese conoscono.
Nato in una famiglia agiata ma di umili origini, Cesare Mattei cresce a contatto con i più grandi pensatori dell’epoca, stringendo una forte amicizia in particolare con il bolognese Marco Minghetti, futuro Presidente del Consiglio italiano.
Dopo aver partecipato alla fondazione della Cassa di Risparmio di Bologna, nel 1847 viene creato Conte da Papa Pio IX in seguito ad un importante donazione terriera che permette allo Stato Pontificio di fermare l’avanzata Austriaca.
Dalla carriera politica ormai avviata, raggiunta la carica di Deputato al Parlamento di Roma, il Conte decide inaspettatamente di ritirarsi per dedicarsi interamente a ciò che più di tutto lo interessa: lo studio della medicina.
E’ vero che sono anni di grandi tensioni a Roma, tanto che P. Rossi viene ucciso e il papa stesso fugge a Gaeta, è vero che il Conte non ha mai dimostrato una vera ed accesa passione politica, ma per capire davvero questa scelta occorre tornare indietro negli anni. E’ il 1844 quando la madre del conte, Teresa Montignani, muore dopo una lunga sofferenza, a causa di un tumore al seno. Il figlio Cesare matura in questo periodo una grande sfiducia e un grande astio nei confronti della medicina ufficiale, tanto da avvicinarsi come autodidatta allo studio della medicina, nel disperato tentativo di trovare un medicinale che guarisse, o quanto meno alleviasse, le sofferenze materne.
Abbandonata quindi la carriera politica e sempre più interessato a proseguire le sue ricerche in campo medico, il Conte è alla ricerca della dimora ideale in cui stabilirsi definitivamente.
Giunge così a Riola, dove si trovano le rovine di un complesso medievale appartenuto a Federico il Barbarossa e Ottone IV e successivamente dominio della grandiosa Contessa Matilde di Canossa.
In origine importante punto strategico sul Reno, cade in potere dei Bolognesi e diviene quindi inutile, tanto che la rocca viene distrutta nel 1293.
Il luminare Conte riconosce immediatamente le potenzialità del posto e decide di farne la sua futura dimora.
Il 5 novembre 1850 è il Mattei stesso a dare il via ai lavori, ponendo egli stesso la prima pietra del castello.
Costruita interamente ed esclusivamente con materiali locali, dando lavoro ad un intera vallata, la Rocchetta - come affettuosamente sarà chiamata dal Conte - è resa abitabile nel 1859 e subito viene occupata.
Non si tratta però della riproduzione di un comune, piccolo castello, di una semplice rocca, o di un sontuoso palazzo, si tratta di un vero e proprio capolavoro architettonico, in cui all’architettura medievale e moderna si uniscono importanti e caratterizzanti elementi moreschi, creando una sorta di castello fiabesco, un luogo incantato che permette di respirare profumo d’oriente nel mezzo dell’appennino emiliano.
L’aspetto attuale della costruzione è frutto di un continuo arricchimento che ha impegnato i suoi proprietari (non solo il Conte) per circa 70 anni, raggiungendo un risultato impensabile.
Il palazzo, pur essendo facilmente raggiungibile, si trova su di un naturale piedistallo di roccia, in isolata posizione rialzata a dominio delle vallate sottostanti. Costruito sfruttando le caratteristiche naturali del promontorio, il castello stesso è diviso in tre parti: il Cortile Centrale sull’altopiano, le Stanze Private sullo sperone settentrionale ed infine il Cortile dei Leoni e la zona dedicata agli ospiti nella parte sud, quella più alta.
Le tre parti, ognuna di esse sviluppata su più livelli, è collegata da una moltitudine di scale e ogni visita alla Rocchetta è caratterizzata da un continuo “saliscendi”.
Già in lontananza, con il suo esotico profilo, la dimora di Cesare Mattei infonde un involontario senso di magnificenza e stupore. L’accesso principale si trova sul lato sud-occidentale, accanto ad una grande torre con un curioso balconcino, il cui pulpito è riccamente decorato con animali mistici. L’entrata moresca è maestosa e gioca su sulla sua profondità, creando l’illusione di attraversare diversi spazi fino ad arrivare all’elegante scalinata che, compiendo una leggera curva verso destra, conduce alla porta principale. Quasi un metaforico viaggio dalla terra al cielo, dalla concretezza della medicina ufficiale -che poteva alleviare il dolore- alla magia della medicina del Conte - che lo stesso dolore poteva sanare -.
Visitando oggi la Rocchetta è importante ricordare che negli anni di vita del Mattei questo palazzo ospitava numerosi viaggiatori da tutto il mondo, anche particolarmente illustri come l'Imperatrice d'Austria o Dostoevskij, che venivano qui nella speranza di trovare nel Conte il loro guaritore. E il genio di quel personaggio tiene ben presente questo nella costruzione della Rocchetta, per questo motivo (ma non solo questo), ogni scelta architettonica ed ogni elemento decorativo vuole stupire e incuriosire.
E così, inevitabilmente, l’ingresso è sorvegliato dall’alto da un imponente e severo ippogrifo, che subito ammonisce il visitatore semplicemente con la sua presenza. Non un fiero leone, non una regale aquila, ma l’animale dei maghi. E Cesarei Mattei proprio come un mago viveva, trascorrendo le sue giornate fra le sue “pozioni” e compiendo guarigioni che sembravano avere del magico. L’ospite sta per varcare la soglia di un luogo anticonformista, esotico e nobile, pertanto che sia preparato. Accanto all’ingresso si trova invece una grottesca figura alata, appoggiata su braccia umane e che sostiene sulla schiena un grande capitello su cui è poggiato un grande globo terrestre. Ovviamente non si tratta di scelte puramente estetiche, il globo ha infatti in ambito massonico un preciso significato, rappresenta il mondo che dev’essere conosciuto oltre le apparenze (l’elettromeopatia?), a cui è necessario avvicinarsi e comprendere per poter elevarsi spiritualmente (o per guarire?).
L’ingresso è estremamente affascinante e, come le scale, è dominato dall’ambiguità, elemento caratterizzante di tutta la costruzione. La porta prende vita a metà fra il muro e la roccia portando il visitatore a domandarsi quale sia la natura del luogo in cui si accinge ad entrare.
Quasi fosse un tunnel che collega due mondi, l’Androne è caratterizzato da strisce alternate nere e rosse e da due singolari presenze, il volto di un buffo ometto primitivo e il muso di un cervo che silenziosamente osservano chiunque passi.
Ma non sono le uniche presenze che salutano l’ospite, uno gnomo e un demone fungono infatti da cariatidi, sostenendo l’arco che collega l’Androne al Cortile Centrale sul quale si affacciano quattro ingressi: quello da cui si proviene, quello della Sala d’Aspetto, quello per la Cappella e quello per la Scala Nobile; al suo centro si trova una monolitica fontana, originariamente fonte battesimale della Chiesa Parrocchiale di Verzuno.
Purtroppo attualmente solo una parte del castello è stata ristrutturata ed è quindi visitabile, pertanto la visita avrà inizio dall’ingresso della Cappella e terminerà uscendo dall’entrata della Scala Nobile, escludendo dal percorso le stanze private.
L’ingresso opposto a quello da cui si arriva è una cornice arancione che risalta le eleganti decorazioni e le curve moresche attraverso cui si entra nella Sala dei Novanta. Si tratta di una sala molto interessante, ricca di riferimenti al mondo esoterico, di cui però non si conosce la reale funzione. L’ipotesi più divertente è sicuramente quella che vuole la stanza costruita per un banchetto di vecchi nonagenari da tenersi quando anche il Conte avrebbe raggiunto quest’età (cosa che però non avvenne). La stanza, al di là del mistero legato alla sua funzione, è di grande interesse ed è emblematica per tutto il castello.
Qui infatti si mescolano i gusti eccentrici di Cesare Mattei e quelli più convenzionali del figlio adottivo Mario Venturoli. A pianta esagonale e di 10 metri di altezza, è impreziosita da una suntuosa porta finestra in vetro e ferro battuto, in stile liberty, sopra alla quale domina una finestra rotonda in vetro colorato che riproduce il ritratto del conte. Si tratta di un elemento certamente voluto dal figlio che nel portare a termine il palazzo abbandona le scelte geniali del padre e preferisce un gusto più elegante e conforme ai suoi tempi. Per questo motivo, visitando le varie stanze del castello, risulta facile immaginare la mente ideatrice della stanza: dove dominano sobrietà ed eleganza liberty si pensa al Venturoli, dove rimaniamo stupefatti pensiamo al Mattei. Il soffitto riproduce un cielo stellato mentre le pareti sono verdi e arricchite dalle decorazioni moresche che incorniciano le due porte finestre laterali.
Dal vestibolo della Sala dei Novanta, percorrendo una ripida e stretta scala, che ricorda la viuzza di un paese di montagna, si raggiunge la Cappella, probabilmente la stanza più originale di tutto l’edificio.
Varcando lo stretto ingresso è impossibile immaginare ciò che si vedrà: tre navate divise da colonne circolari decorate a strisce regolari bianche e nere, le quali reggono archi a ferro di cavallo su cui si elevano altre colonne quadrate con archi che sostengono il piano superiore. Uno spazio unico che riproduce originalmente la Mezquita di Cordova, creando un effetto particolare che nel visitatore crea la viva sensazione di passeggiare all’interno di un quadro di Escher. E’ interessante sapere inoltre che molti dei materiali utilizzati dal Conte sono in realtà di valore assai minore rispetto a quello d’apparenza, è così, ad esempio, che le colonne della cappella pur sembrando di pregiato marmo sono in realtà di legno o calcestruzzo, tuttavia solo un occhio esperto e attento è in grado di accorgersene.
Da qui si raggiunge la Tribuna, in cui si trova la tomba del Conte; sopra all’abside, offre uno speciale punto di vista sulla cappella, permettendo di osservare da vicino gli ordini di colonne superiori.
La presenza della tomba di Cesare Mattei all’interno della sua amata Rocchetta non stupisce ma è interessante sapere come ha vissuto il geniale scienziato una volta realizzata la sua dimora.
Il Conte muore nel 1896, all’età di 87 anni, dopo aver trascorso gli ultimi decenni della sua vita senza più allontanarsi dalla Rocchetta. Nel 1873 è infatti coinvolto in un tragico incidente ferroviario e si convince di essere scampato ad un attentato alla propria vita, diventando ogni anno più sospettoso e malfidato nei confronti di amici e parenti. In questi anni è sempre più interessato alle sue medicine e ai suoi studi elettromeopatici e nel 1881 inizia la produzione e la distribuzione dei suoi rimedi, seppure osteggiato fortemente dagli esponenti di spicco della medicina tradizionale. Nonostante i detrattori, i suoi rimedi, completamente vegetali, funzionano realmente e nel 1885 si arrivano a contare 107 depositi ufficiali dei Rimedi Mattei in tutto il mondo. Insomma, il Conte crea una delle prime multinazionali della storia. Nel dedicarsi completamente all’elettromeopatia Mattei decide di affidare la gestione delle sue finanze ad un nipote, il quale però ne tradisce la fiducia rischiando di compromettere seriamente la ricchezza dello zio. Grazie all’intervento del giovane Venturoli, il Conte si salva dalla bancarotta e in segno di riconoscenza lo adotta nel 1888. Come si è detto però è vittima di una sempre maggior diffidenza verso il prossimo che lo porta a rompere i rapporti anche con quest’ultimo.
Nel 1895, su di una panchina posta in uno dei collegamenti della zona dedicata agli ospiti, il Conte beve un caffè con la nuora, la bellissima e misteriosa moglie di Venturoli. Inaspettatamente getta a terra la tazza che ha in mano e accusa i due di aver tentato di avvelenarlo. Per questo motivo, a un anno dalla morte, disereda anche il figlio adottivo. (Il Venturoli infatti solo dopo una lunga disputa sull’eredità rientrerà in possesso dei beni del Mattei). Il 14 aprile 1896 viene celebrato il funerale del Conte da 60 sacerdoti e alla presenza di 6000 persone, un dato questo che ci permette di capire quanto quest’uomo geniale fosse amato dalla popolazione cui aveva dato lavoro e cure, preoccupandosi sempre della salute dei più sfortunati. Come da sua volontà, dieci anni dopo, i suoi resti vengono tumulati all’interno della Cappella, in un grandissimo sarcofago, che, come si è riportato, è oggi visibile. Su di esso non ci sono nomi, solo una misteriosa frase e simboli cristiani e massonici.
Dalla tomba ci si sposta nelle stanze dedicate agli ospiti, proseguendo la visita nella Stanza della Pace, chiamata così per celebrare la fine della Prima Guerra Mondiale. Le pareti sono quasi interamente ricoperte da finestre, offrendo una bellissima vista sulle montagne circostanti. Alla stanza mancano elementi originali e per questo è facile associarla al gusto del Venturoli. Dove non ci sono finestre troviamo legno e tessuto da parati, che riempiono sontuosamente la stanza. Seguono altre stanze, prevalentemente rifinite dal Venturoli come la Camera Gialla, la Biblioteca e il sottostante Studiolo, interamente rivestito in legno, in cui gli ospiti in cura potevano rilassarsi prima di essere visitati dal Conte, per il quale era estremamente importante che ogni paziente potesse trascorrere qualche giornata di riposo prima di affrontare la “visita”.
Da qui si giunge alla Sala Rossa, divisa in zona giorno e zona notte da archi polilobati. L’insolito soffitto con piccole piramidi in cartapesta è dovuto ancora una volta alla mente geniale del Conte che faceva qui attendere i suoi ospiti prima di presentarsi. Chiudendo le porte della stanza, il soffitto così fatto permetteva di isolare completamente la stanza da ogni rumore esterno, in modo tale che il paziente, in uno stato d’animo già colmo di meraviglia e stupore, potesse essere ancora una volta sopraffatto dal potere magico del luogo. Il Mattei riteneva infatti fondamentale per la guarigione lo stato d’animo e l’inconscia volontà e speranza di guarigione, tutti aspetti di cui egli si occupava creando meraviglia e magia nel suo Castello.
A questo punto si torna nel cuore della Rocchetta, il Cortile dei Leoni, indubbiamente pensato e voluto dal Conte e che ricorda fortemente il cortile dell’Alhambra di Granada. Edifici a due piani ed un portico incorniciano lo spazio centrale, occupato dalla bellissima fontana sorretta da leoni. Il suo capitello riprende il motivo a muqarna dei capitelli del porticato, decorati a loro volta con elementi riproposti anche sulla vasca della fontana, i colori utilizzati sono sempre gli stessi ma sembrano sparire guardando complessivamente l’ambiente, in cui a dominare è il bianco. Il fregio degli archi è invece occupato da una scritta arabeggiante il cui significato non è però ancora stato pienamente compreso.
Il Loggiato dei Leoni che fiancheggia l’omonimo Cortile, collega altre due stanze dedicate agli ospiti, la Sala Verde e la Sala della Musica. La prima si trova nella cilindrica Torre di Vedetta ed è decorata con elementi lignei e tessuto da parati azzurro-verdognolo. La seconda era un luogo indubbiamente affascinante ma rivestiva verosimilmente una funzione “informale”, in cui gli ospiti potevano assistere a piacevoli concerti o letture.
Ritornando al Cortile ci si porta al Giardino Pensile che separa la zona dedicata agli ospiti dal resto dell’edificio. Attraversandolo ci si lascia alle spalle la maestosa entrata del Cortile e si può vedere la panchina sulla quale il Conte e la nuora sedettero nel giorno dell’ipotetico tentato avvelenamento.
Da qui si giunge alla Scala Nobile, circolare e in pietra, che collega gli ambienti della zona ospiti al Cortile Centrale, dove termina attualmente la visita.
Il Castello di Rocchetta Mattei
Strada Provinciale 62, 40030 Grizzana Morandi BO
Prezzi e orari
Orario estivo
(9 aprile 2016 - 16 ottobre 2016)
Dalle 09:30 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 17:30
Considerate un tempo di visita compreso tra l'ora e l'ora e mezzo.
Non è consentito l’accesso con animali.
E’ previsto un sistema di ascensori per rendere possibile la visita a tutti, tuttavia è gradito avvisare di eventuali necessità al momento della prenotazione.
La prenotazione è obbligatoria, la visita è sempre accompagnata da una guida.
Il costo del biglietto è di 7€, 5€ per bambini dai 6 ai 12 anni.
La prima domenica del mese l’ingresso è gratuito ma privo di guida.
Per maggiori informazioni e per le prenotazioni www.rocchettamattei-riola.it
A Grizzana Morandi si trova inoltre il Museo Cesare Mattei che raccoglie materiale sulla vita del Conte, sui suoi studi e cerca di spiegare cos'è l'elettromeopatia www.cesaremattei.com
Come arrivare
In auto da Bologna percorrere l’autostrada A1 fino a Sasso Marconi. Una volta usciti si entra sulla SS64 la si percorre verso sud, si supera Vergato e si esce dalla Porrettana a Lissano. Da qui si prosegue fino a Riola e dal centro, oltrepassando il fiume Reno, si svolta a sinistra raggiungendo Racchetta Mattei dopo poche centinaia di metri . Da Firenze procedere sull’ autostrada A1 in direzione Bologna fino all'uscita di Pian del Voglio. Si prende direzione Castiglion dei Pepoli e quindi si prosegue in direzione Camugnano - Riola. Poco prima di arrivare a Riola, Rocchetta Mattei rimane alla vostra sinistra; Da Pistoia è consigliabile la Statale 64 direzione Porretta Terme da dove proseguire seguendo le indicazioni per Riola. Qui a Riola, alla prima rotonda si seguono le indicazioni per Camugnano e poi si svolta a destra in direzione Carpineta-Camugnano. Rocchetta Mattei rimane poco avanti sulla destra.
Da Bologna partono treni ogni ora con fermata a Riola, da Pistoia è necessario effettuare il cambio a Porretta Terme.
Dalla stazione la Rocchetta dista circa un quarto d’ora di cammino (in salita).
Nonostante la grandissima notorietà raggiunta in vita e l’importanza del suo lavoro si tratta di una figura ai più sconosciuta, che in pochi al di fuori del bolognese conoscono.
Nato in una famiglia agiata ma di umili origini, Cesare Mattei cresce a contatto con i più grandi pensatori dell’epoca, stringendo una forte amicizia in particolare con il bolognese Marco Minghetti, futuro Presidente del Consiglio italiano.
Dopo aver partecipato alla fondazione della Cassa di Risparmio di Bologna, nel 1847 viene creato Conte da Papa Pio IX in seguito ad un importante donazione terriera che permette allo Stato Pontificio di fermare l’avanzata Austriaca.
Dalla carriera politica ormai avviata, raggiunta la carica di Deputato al Parlamento di Roma, il Conte decide inaspettatamente di ritirarsi per dedicarsi interamente a ciò che più di tutto lo interessa: lo studio della medicina.
E’ vero che sono anni di grandi tensioni a Roma, tanto che P. Rossi viene ucciso e il papa stesso fugge a Gaeta, è vero che il Conte non ha mai dimostrato una vera ed accesa passione politica, ma per capire davvero questa scelta occorre tornare indietro negli anni. E’ il 1844 quando la madre del conte, Teresa Montignani, muore dopo una lunga sofferenza, a causa di un tumore al seno. Il figlio Cesare matura in questo periodo una grande sfiducia e un grande astio nei confronti della medicina ufficiale, tanto da avvicinarsi come autodidatta allo studio della medicina, nel disperato tentativo di trovare un medicinale che guarisse, o quanto meno alleviasse, le sofferenze materne.
Abbandonata quindi la carriera politica e sempre più interessato a proseguire le sue ricerche in campo medico, il Conte è alla ricerca della dimora ideale in cui stabilirsi definitivamente.
Giunge così a Riola, dove si trovano le rovine di un complesso medievale appartenuto a Federico il Barbarossa e Ottone IV e successivamente dominio della grandiosa Contessa Matilde di Canossa.
In origine importante punto strategico sul Reno, cade in potere dei Bolognesi e diviene quindi inutile, tanto che la rocca viene distrutta nel 1293.
Il luminare Conte riconosce immediatamente le potenzialità del posto e decide di farne la sua futura dimora.
Il 5 novembre 1850 è il Mattei stesso a dare il via ai lavori, ponendo egli stesso la prima pietra del castello.
Costruita interamente ed esclusivamente con materiali locali, dando lavoro ad un intera vallata, la Rocchetta - come affettuosamente sarà chiamata dal Conte - è resa abitabile nel 1859 e subito viene occupata.
Non si tratta però della riproduzione di un comune, piccolo castello, di una semplice rocca, o di un sontuoso palazzo, si tratta di un vero e proprio capolavoro architettonico, in cui all’architettura medievale e moderna si uniscono importanti e caratterizzanti elementi moreschi, creando una sorta di castello fiabesco, un luogo incantato che permette di respirare profumo d’oriente nel mezzo dell’appennino emiliano.
L’aspetto attuale della costruzione è frutto di un continuo arricchimento che ha impegnato i suoi proprietari (non solo il Conte) per circa 70 anni, raggiungendo un risultato impensabile.
Il palazzo, pur essendo facilmente raggiungibile, si trova su di un naturale piedistallo di roccia, in isolata posizione rialzata a dominio delle vallate sottostanti. Costruito sfruttando le caratteristiche naturali del promontorio, il castello stesso è diviso in tre parti: il Cortile Centrale sull’altopiano, le Stanze Private sullo sperone settentrionale ed infine il Cortile dei Leoni e la zona dedicata agli ospiti nella parte sud, quella più alta.
Le tre parti, ognuna di esse sviluppata su più livelli, è collegata da una moltitudine di scale e ogni visita alla Rocchetta è caratterizzata da un continuo “saliscendi”.
Già in lontananza, con il suo esotico profilo, la dimora di Cesare Mattei infonde un involontario senso di magnificenza e stupore. L’accesso principale si trova sul lato sud-occidentale, accanto ad una grande torre con un curioso balconcino, il cui pulpito è riccamente decorato con animali mistici. L’entrata moresca è maestosa e gioca su sulla sua profondità, creando l’illusione di attraversare diversi spazi fino ad arrivare all’elegante scalinata che, compiendo una leggera curva verso destra, conduce alla porta principale. Quasi un metaforico viaggio dalla terra al cielo, dalla concretezza della medicina ufficiale -che poteva alleviare il dolore- alla magia della medicina del Conte - che lo stesso dolore poteva sanare -.
Visitando oggi la Rocchetta è importante ricordare che negli anni di vita del Mattei questo palazzo ospitava numerosi viaggiatori da tutto il mondo, anche particolarmente illustri come l'Imperatrice d'Austria o Dostoevskij, che venivano qui nella speranza di trovare nel Conte il loro guaritore. E il genio di quel personaggio tiene ben presente questo nella costruzione della Rocchetta, per questo motivo (ma non solo questo), ogni scelta architettonica ed ogni elemento decorativo vuole stupire e incuriosire.
E così, inevitabilmente, l’ingresso è sorvegliato dall’alto da un imponente e severo ippogrifo, che subito ammonisce il visitatore semplicemente con la sua presenza. Non un fiero leone, non una regale aquila, ma l’animale dei maghi. E Cesarei Mattei proprio come un mago viveva, trascorrendo le sue giornate fra le sue “pozioni” e compiendo guarigioni che sembravano avere del magico. L’ospite sta per varcare la soglia di un luogo anticonformista, esotico e nobile, pertanto che sia preparato. Accanto all’ingresso si trova invece una grottesca figura alata, appoggiata su braccia umane e che sostiene sulla schiena un grande capitello su cui è poggiato un grande globo terrestre. Ovviamente non si tratta di scelte puramente estetiche, il globo ha infatti in ambito massonico un preciso significato, rappresenta il mondo che dev’essere conosciuto oltre le apparenze (l’elettromeopatia?), a cui è necessario avvicinarsi e comprendere per poter elevarsi spiritualmente (o per guarire?).
L’ingresso è estremamente affascinante e, come le scale, è dominato dall’ambiguità, elemento caratterizzante di tutta la costruzione. La porta prende vita a metà fra il muro e la roccia portando il visitatore a domandarsi quale sia la natura del luogo in cui si accinge ad entrare.
Quasi fosse un tunnel che collega due mondi, l’Androne è caratterizzato da strisce alternate nere e rosse e da due singolari presenze, il volto di un buffo ometto primitivo e il muso di un cervo che silenziosamente osservano chiunque passi.
Ma non sono le uniche presenze che salutano l’ospite, uno gnomo e un demone fungono infatti da cariatidi, sostenendo l’arco che collega l’Androne al Cortile Centrale sul quale si affacciano quattro ingressi: quello da cui si proviene, quello della Sala d’Aspetto, quello per la Cappella e quello per la Scala Nobile; al suo centro si trova una monolitica fontana, originariamente fonte battesimale della Chiesa Parrocchiale di Verzuno.
Purtroppo attualmente solo una parte del castello è stata ristrutturata ed è quindi visitabile, pertanto la visita avrà inizio dall’ingresso della Cappella e terminerà uscendo dall’entrata della Scala Nobile, escludendo dal percorso le stanze private.
L’ingresso opposto a quello da cui si arriva è una cornice arancione che risalta le eleganti decorazioni e le curve moresche attraverso cui si entra nella Sala dei Novanta. Si tratta di una sala molto interessante, ricca di riferimenti al mondo esoterico, di cui però non si conosce la reale funzione. L’ipotesi più divertente è sicuramente quella che vuole la stanza costruita per un banchetto di vecchi nonagenari da tenersi quando anche il Conte avrebbe raggiunto quest’età (cosa che però non avvenne). La stanza, al di là del mistero legato alla sua funzione, è di grande interesse ed è emblematica per tutto il castello.
Qui infatti si mescolano i gusti eccentrici di Cesare Mattei e quelli più convenzionali del figlio adottivo Mario Venturoli. A pianta esagonale e di 10 metri di altezza, è impreziosita da una suntuosa porta finestra in vetro e ferro battuto, in stile liberty, sopra alla quale domina una finestra rotonda in vetro colorato che riproduce il ritratto del conte. Si tratta di un elemento certamente voluto dal figlio che nel portare a termine il palazzo abbandona le scelte geniali del padre e preferisce un gusto più elegante e conforme ai suoi tempi. Per questo motivo, visitando le varie stanze del castello, risulta facile immaginare la mente ideatrice della stanza: dove dominano sobrietà ed eleganza liberty si pensa al Venturoli, dove rimaniamo stupefatti pensiamo al Mattei. Il soffitto riproduce un cielo stellato mentre le pareti sono verdi e arricchite dalle decorazioni moresche che incorniciano le due porte finestre laterali.
Dal vestibolo della Sala dei Novanta, percorrendo una ripida e stretta scala, che ricorda la viuzza di un paese di montagna, si raggiunge la Cappella, probabilmente la stanza più originale di tutto l’edificio.
Varcando lo stretto ingresso è impossibile immaginare ciò che si vedrà: tre navate divise da colonne circolari decorate a strisce regolari bianche e nere, le quali reggono archi a ferro di cavallo su cui si elevano altre colonne quadrate con archi che sostengono il piano superiore. Uno spazio unico che riproduce originalmente la Mezquita di Cordova, creando un effetto particolare che nel visitatore crea la viva sensazione di passeggiare all’interno di un quadro di Escher. E’ interessante sapere inoltre che molti dei materiali utilizzati dal Conte sono in realtà di valore assai minore rispetto a quello d’apparenza, è così, ad esempio, che le colonne della cappella pur sembrando di pregiato marmo sono in realtà di legno o calcestruzzo, tuttavia solo un occhio esperto e attento è in grado di accorgersene.
Da qui si raggiunge la Tribuna, in cui si trova la tomba del Conte; sopra all’abside, offre uno speciale punto di vista sulla cappella, permettendo di osservare da vicino gli ordini di colonne superiori.
La presenza della tomba di Cesare Mattei all’interno della sua amata Rocchetta non stupisce ma è interessante sapere come ha vissuto il geniale scienziato una volta realizzata la sua dimora.
Il Conte muore nel 1896, all’età di 87 anni, dopo aver trascorso gli ultimi decenni della sua vita senza più allontanarsi dalla Rocchetta. Nel 1873 è infatti coinvolto in un tragico incidente ferroviario e si convince di essere scampato ad un attentato alla propria vita, diventando ogni anno più sospettoso e malfidato nei confronti di amici e parenti. In questi anni è sempre più interessato alle sue medicine e ai suoi studi elettromeopatici e nel 1881 inizia la produzione e la distribuzione dei suoi rimedi, seppure osteggiato fortemente dagli esponenti di spicco della medicina tradizionale. Nonostante i detrattori, i suoi rimedi, completamente vegetali, funzionano realmente e nel 1885 si arrivano a contare 107 depositi ufficiali dei Rimedi Mattei in tutto il mondo. Insomma, il Conte crea una delle prime multinazionali della storia. Nel dedicarsi completamente all’elettromeopatia Mattei decide di affidare la gestione delle sue finanze ad un nipote, il quale però ne tradisce la fiducia rischiando di compromettere seriamente la ricchezza dello zio. Grazie all’intervento del giovane Venturoli, il Conte si salva dalla bancarotta e in segno di riconoscenza lo adotta nel 1888. Come si è detto però è vittima di una sempre maggior diffidenza verso il prossimo che lo porta a rompere i rapporti anche con quest’ultimo.
Nel 1895, su di una panchina posta in uno dei collegamenti della zona dedicata agli ospiti, il Conte beve un caffè con la nuora, la bellissima e misteriosa moglie di Venturoli. Inaspettatamente getta a terra la tazza che ha in mano e accusa i due di aver tentato di avvelenarlo. Per questo motivo, a un anno dalla morte, disereda anche il figlio adottivo. (Il Venturoli infatti solo dopo una lunga disputa sull’eredità rientrerà in possesso dei beni del Mattei). Il 14 aprile 1896 viene celebrato il funerale del Conte da 60 sacerdoti e alla presenza di 6000 persone, un dato questo che ci permette di capire quanto quest’uomo geniale fosse amato dalla popolazione cui aveva dato lavoro e cure, preoccupandosi sempre della salute dei più sfortunati. Come da sua volontà, dieci anni dopo, i suoi resti vengono tumulati all’interno della Cappella, in un grandissimo sarcofago, che, come si è riportato, è oggi visibile. Su di esso non ci sono nomi, solo una misteriosa frase e simboli cristiani e massonici.
Dalla tomba ci si sposta nelle stanze dedicate agli ospiti, proseguendo la visita nella Stanza della Pace, chiamata così per celebrare la fine della Prima Guerra Mondiale. Le pareti sono quasi interamente ricoperte da finestre, offrendo una bellissima vista sulle montagne circostanti. Alla stanza mancano elementi originali e per questo è facile associarla al gusto del Venturoli. Dove non ci sono finestre troviamo legno e tessuto da parati, che riempiono sontuosamente la stanza. Seguono altre stanze, prevalentemente rifinite dal Venturoli come la Camera Gialla, la Biblioteca e il sottostante Studiolo, interamente rivestito in legno, in cui gli ospiti in cura potevano rilassarsi prima di essere visitati dal Conte, per il quale era estremamente importante che ogni paziente potesse trascorrere qualche giornata di riposo prima di affrontare la “visita”.
Da qui si giunge alla Sala Rossa, divisa in zona giorno e zona notte da archi polilobati. L’insolito soffitto con piccole piramidi in cartapesta è dovuto ancora una volta alla mente geniale del Conte che faceva qui attendere i suoi ospiti prima di presentarsi. Chiudendo le porte della stanza, il soffitto così fatto permetteva di isolare completamente la stanza da ogni rumore esterno, in modo tale che il paziente, in uno stato d’animo già colmo di meraviglia e stupore, potesse essere ancora una volta sopraffatto dal potere magico del luogo. Il Mattei riteneva infatti fondamentale per la guarigione lo stato d’animo e l’inconscia volontà e speranza di guarigione, tutti aspetti di cui egli si occupava creando meraviglia e magia nel suo Castello.
A questo punto si torna nel cuore della Rocchetta, il Cortile dei Leoni, indubbiamente pensato e voluto dal Conte e che ricorda fortemente il cortile dell’Alhambra di Granada. Edifici a due piani ed un portico incorniciano lo spazio centrale, occupato dalla bellissima fontana sorretta da leoni. Il suo capitello riprende il motivo a muqarna dei capitelli del porticato, decorati a loro volta con elementi riproposti anche sulla vasca della fontana, i colori utilizzati sono sempre gli stessi ma sembrano sparire guardando complessivamente l’ambiente, in cui a dominare è il bianco. Il fregio degli archi è invece occupato da una scritta arabeggiante il cui significato non è però ancora stato pienamente compreso.
Il Loggiato dei Leoni che fiancheggia l’omonimo Cortile, collega altre due stanze dedicate agli ospiti, la Sala Verde e la Sala della Musica. La prima si trova nella cilindrica Torre di Vedetta ed è decorata con elementi lignei e tessuto da parati azzurro-verdognolo. La seconda era un luogo indubbiamente affascinante ma rivestiva verosimilmente una funzione “informale”, in cui gli ospiti potevano assistere a piacevoli concerti o letture.
Ritornando al Cortile ci si porta al Giardino Pensile che separa la zona dedicata agli ospiti dal resto dell’edificio. Attraversandolo ci si lascia alle spalle la maestosa entrata del Cortile e si può vedere la panchina sulla quale il Conte e la nuora sedettero nel giorno dell’ipotetico tentato avvelenamento.
Da qui si giunge alla Scala Nobile, circolare e in pietra, che collega gli ambienti della zona ospiti al Cortile Centrale, dove termina attualmente la visita.
Il Castello di Rocchetta Mattei
Strada Provinciale 62, 40030 Grizzana Morandi BO
Prezzi e orari
Orario estivo
(9 aprile 2016 - 16 ottobre 2016)
Dalle 09:30 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 17:30
Considerate un tempo di visita compreso tra l'ora e l'ora e mezzo.
Non è consentito l’accesso con animali.
E’ previsto un sistema di ascensori per rendere possibile la visita a tutti, tuttavia è gradito avvisare di eventuali necessità al momento della prenotazione.
La prenotazione è obbligatoria, la visita è sempre accompagnata da una guida.
Il costo del biglietto è di 7€, 5€ per bambini dai 6 ai 12 anni.
La prima domenica del mese l’ingresso è gratuito ma privo di guida.
Per maggiori informazioni e per le prenotazioni www.rocchettamattei-riola.it
A Grizzana Morandi si trova inoltre il Museo Cesare Mattei che raccoglie materiale sulla vita del Conte, sui suoi studi e cerca di spiegare cos'è l'elettromeopatia www.cesaremattei.com
Come arrivare
In auto da Bologna percorrere l’autostrada A1 fino a Sasso Marconi. Una volta usciti si entra sulla SS64 la si percorre verso sud, si supera Vergato e si esce dalla Porrettana a Lissano. Da qui si prosegue fino a Riola e dal centro, oltrepassando il fiume Reno, si svolta a sinistra raggiungendo Racchetta Mattei dopo poche centinaia di metri . Da Firenze procedere sull’ autostrada A1 in direzione Bologna fino all'uscita di Pian del Voglio. Si prende direzione Castiglion dei Pepoli e quindi si prosegue in direzione Camugnano - Riola. Poco prima di arrivare a Riola, Rocchetta Mattei rimane alla vostra sinistra; Da Pistoia è consigliabile la Statale 64 direzione Porretta Terme da dove proseguire seguendo le indicazioni per Riola. Qui a Riola, alla prima rotonda si seguono le indicazioni per Camugnano e poi si svolta a destra in direzione Carpineta-Camugnano. Rocchetta Mattei rimane poco avanti sulla destra.
Da Bologna partono treni ogni ora con fermata a Riola, da Pistoia è necessario effettuare il cambio a Porretta Terme.
Dalla stazione la Rocchetta dista circa un quarto d’ora di cammino (in salita).
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