La Sule Paya, la visita alla seconda pagoda di Yangon
La Sule Paya o pagoda di Yangon è un tempio (stupa) che si trova in pieno centro della capitale della Birmania. E' la seconda pagoda più importante della città.
La Sule Paya o Sule Pagoda, è uno stupa nel centro di Yangon, la ex-capitale della Birmania, così come è stata molte al volte al centro della vita politica del paese. Secondo la leggenda sarebbe stata costruita prima della Shwedagon Paya, la più famosa “collega” cittadina, durante la vita dello stesso Buddha storico, circa 2.500 anni fa. Secondo questa versione, la posizione in cui edificare la Shwedagon Pagoda sarebbe stata chiesta a un antico nat – spirito del culto animista pre-buddhista – residente presso la Sule Paya. Si crede che all'interno di questa pagoda sia conservato uno dei capelli del Buddha storico che lo stesso Gautama diede a due fratelli, Tapussa e Ballika, mercanti provenienti dall'Afghanistan, perché li portasse a Okkalapa, re di Birmania. In pratica, è la stessa leggenda che è alla base della Shwedagon Paya, all'interno della quale inizialmente vennero conservati otto capelli del Buddha. Come però è capitato spesso nella storia del Buddhismo, le reliquie, quando radunate in un solo luogo, sono state sparse in diverse località per creare nuovi luoghi di pellegrinaggio e aumentare la diffusione della religione, cosa che però farebbe propendere per un'età inferiore a quella della Shwedagon Paya, non superiore.
Sempre secondo la leggenda, Sakka, il re dei nat, volle aiutare Okkalapa a costruire un santuario per ospitare il sacro capello sulla collina di Singattura dove nel passato erano state sepolte le reliquie di tre Buddha precedenti, un luogo abitato dal potente nat Sularata. Ma erano trascorsi talmente tani anni da tali accadimenti che Sakka non ricordava dove fossero state seppellite le reliquie. Sularata, che era un orco talmente vecchio e poderoso che le sue palpebre dovevano essere sostenute da alberi perché stesse sveglio, aveva assistito agli eventi e seppe indicare il luogo preciso in cui erano stati tumulati sacri resti.
Sull'origine del nome Sule non c'è chiarezza, solo una lista di versioni dai diversi gradi di credibilità. Secondo una credenza venne chiamata così da su-way, che significa “raccogliersi attorno” in riferimento a quando Okkalapa e gli dei si radunarono attorno a Sularata per conoscere il luogo su cui erigere lo stupa. Secondo una narrazione diversa il toponimo deriverebbe dalla parola su-le, che significa “rovi” mentre per altri, più prosaicamente, è un nome nato dopo l'erezione dello stupa e sarebbe una derivazione della parola cula che, in lingua Pali, significa “piccola pagoda”.
Passando alle cronache ufficiali, la Sule Paya venne designata come centro della città di Yangon (all'epoca ancora chiamata Rangoon) dal luogotenente dell'Esercito Britannico Alexander Fraser dei Genieri Bengalese che creò l'attuale pianta stradale subito dopo l'occupazione britannica a metà del XIX secolo, come immodestamente ricordava l'antica Fraser Street (ora Anawrattha Street), uno delle principali vie di comunicazione cittadine. La pagoda è talmente centrale che, praticamente, ora è diventata una gigantesca rotatoria, circondata, nelle ore di punta, da un traffico decisamente sostenuto, al punto che, per semplificare l'esistenza a chi vuole recarsi al tempio - o semplicemente fare acquisti nei negozi che ne abitano il lato esterno quali un internet cafè o un negozio di chitarre -, senza rischiare di farsi mettere sotto, è stato costruito un antiestetico ma doveroso cavalcavia che la collega con i marciapiedi esterni, uno dei quali a fianco del grandioso edificio bianco che ospita il Municipio. Quando la praticità asiatica si coniuga con la tradizione.
Inizialmente la Sule Pagoda ricalcava il modello indiano di stupa, ovvero quello di un “monte” sacro contenente una reliquia. Col passare del tempo, e con il progressivo staccarsi della cultura birmana dalle influenze del subcontinente indiano, le forme delle pagode cominciarono a variare rispetto ai modelli iniziali. La pagoda (zedi in birmano) principale è stata costruita dai Mon, l'antico popolo che diffuse il Buddhismo in queste terre tra il VI e il X secolo, porta il nome di Kyaik Athok, ovvero “lo stupa in cui è custodita la sacra reliquia del capello sacro” nella lingua degli antichi costruttori. Dalla non consueta forma ottagonale, ognuno dei lati lungo 24 piedi (circa 7,30 metri), lo stupa è dotato di una guglia dorata tempestata di pietre preziose, è alto 46 metri e spicca sugli edifici circostanti, rendendolo un inconfondibile punto di riferimento cittadino. La pagoda è lastricata d'oro, operazione che viene ripetuta ogni cinque anni. Quando l'abbiamo visitata, la sua superficie, come quella degli stupa più piccoli del tempio, avevano le tipiche coperture di stuoie di bambù che coprono le lastre, del costo di oltre mille dollari l'una e spesso riportanti il nome del donatore, fino a quando il restauro non è completato. Non è che una delle tante forme che assumono le offerte nei luoghi del culto del Buddhismo Theravada in questa terra: un irrinunciabile modo per guadagnare “merito” religioso, al punto che, pur in un paese dalla povertà piuttosto diffusa come la Birmania, le pagode si possono tranquillamente definire delle autentiche macchine da soldi.
Tutto il tempio ha subito modifiche nel corso dei secoli: lo stupa fu ingrandito rispetto all'originale da parte della Regina Shin Sawbu nel XV secolo ma da allora è rimasto invariato, a differenza di tutte le altre strutture che invece hanno subito gli ultimi ritocchi poco più di un secolo fa. Attorno allo stupa vi sono dieci campane di bronzo di varie dimensioni ed età con iscrizioni dei donatori. Nei pressi dell'entrata settentrionale si trova la karaweik dorata, la barca reale a forma di uccello mitologico, dove i fedeli – anche voi, se volete, ma vi costerà 1000 kyat (meno di un dollaro americano) – posano preghiere su cartoncino oppure offerte (soprattutto fogli d'oro) e poi, tirando nell'apposita fune azionano la carrucola che innalza il recipiente permettendogli di depositare la preghiera in un tempio posizionato più alto nello steso stupa.
Come è al centro della città, la Sule Paya, proprio per la sua posizione ideale oltre che per il suo indubbio valore simbolico, è stata spesso anche al centro delle politica e delle sorti nazionali quando è diventata il luogo in cui si radunarono gli studenti che protestarono nel corso delle insurrezioni del 1988, durante le quali Aung San Suu Kyi diventò un'icona nazionale. Per lo stesso motivo è stata anche il punto in cui si raccoglievano i partecipanti, in buona parte monaci, alla cosiddetta la Rivoluzione Zafferano, dal colore delle tonache dei religiosi che vi presero parte, del 2007. Entrambe le manifestazione portarono a una brutale reazione da parte della giunta militare contro cui erano rivolte.
Pur essendo la seconda pagoda più importante della città, nonché una delle più famose del paese, non ospita certo le folle della Shwedagon Paya, un motivo in più per visitarla. La sua struttura particolare, con relativamente poco spazio attorno allo stupa principale a differenza di altre pagode, dona un'atmosfera particolare, più raccolta. Il momento più suggestivo per visitare il tempio è al tramonto, quando i caldi raggi si riflettono sulle sfaccettature della pagoda e di notte è grandiosamente illuminata, contribuendo ancor di più a farne un punto di riferimento. Quasi a testimonianza della tolleranza, e della multicultura di Yangon, a poca distanza sorgono sia una chiesa che una moschea. L'orario di apertura va dalle 4:00 alle 22:00, gli stranieri per accedere alla pagoda devono pagare un ingresso di 2 dollari americani.
Sempre secondo la leggenda, Sakka, il re dei nat, volle aiutare Okkalapa a costruire un santuario per ospitare il sacro capello sulla collina di Singattura dove nel passato erano state sepolte le reliquie di tre Buddha precedenti, un luogo abitato dal potente nat Sularata. Ma erano trascorsi talmente tani anni da tali accadimenti che Sakka non ricordava dove fossero state seppellite le reliquie. Sularata, che era un orco talmente vecchio e poderoso che le sue palpebre dovevano essere sostenute da alberi perché stesse sveglio, aveva assistito agli eventi e seppe indicare il luogo preciso in cui erano stati tumulati sacri resti.
Sull'origine del nome Sule non c'è chiarezza, solo una lista di versioni dai diversi gradi di credibilità. Secondo una credenza venne chiamata così da su-way, che significa “raccogliersi attorno” in riferimento a quando Okkalapa e gli dei si radunarono attorno a Sularata per conoscere il luogo su cui erigere lo stupa. Secondo una narrazione diversa il toponimo deriverebbe dalla parola su-le, che significa “rovi” mentre per altri, più prosaicamente, è un nome nato dopo l'erezione dello stupa e sarebbe una derivazione della parola cula che, in lingua Pali, significa “piccola pagoda”.
Passando alle cronache ufficiali, la Sule Paya venne designata come centro della città di Yangon (all'epoca ancora chiamata Rangoon) dal luogotenente dell'Esercito Britannico Alexander Fraser dei Genieri Bengalese che creò l'attuale pianta stradale subito dopo l'occupazione britannica a metà del XIX secolo, come immodestamente ricordava l'antica Fraser Street (ora Anawrattha Street), uno delle principali vie di comunicazione cittadine. La pagoda è talmente centrale che, praticamente, ora è diventata una gigantesca rotatoria, circondata, nelle ore di punta, da un traffico decisamente sostenuto, al punto che, per semplificare l'esistenza a chi vuole recarsi al tempio - o semplicemente fare acquisti nei negozi che ne abitano il lato esterno quali un internet cafè o un negozio di chitarre -, senza rischiare di farsi mettere sotto, è stato costruito un antiestetico ma doveroso cavalcavia che la collega con i marciapiedi esterni, uno dei quali a fianco del grandioso edificio bianco che ospita il Municipio. Quando la praticità asiatica si coniuga con la tradizione.
Inizialmente la Sule Pagoda ricalcava il modello indiano di stupa, ovvero quello di un “monte” sacro contenente una reliquia. Col passare del tempo, e con il progressivo staccarsi della cultura birmana dalle influenze del subcontinente indiano, le forme delle pagode cominciarono a variare rispetto ai modelli iniziali. La pagoda (zedi in birmano) principale è stata costruita dai Mon, l'antico popolo che diffuse il Buddhismo in queste terre tra il VI e il X secolo, porta il nome di Kyaik Athok, ovvero “lo stupa in cui è custodita la sacra reliquia del capello sacro” nella lingua degli antichi costruttori. Dalla non consueta forma ottagonale, ognuno dei lati lungo 24 piedi (circa 7,30 metri), lo stupa è dotato di una guglia dorata tempestata di pietre preziose, è alto 46 metri e spicca sugli edifici circostanti, rendendolo un inconfondibile punto di riferimento cittadino. La pagoda è lastricata d'oro, operazione che viene ripetuta ogni cinque anni. Quando l'abbiamo visitata, la sua superficie, come quella degli stupa più piccoli del tempio, avevano le tipiche coperture di stuoie di bambù che coprono le lastre, del costo di oltre mille dollari l'una e spesso riportanti il nome del donatore, fino a quando il restauro non è completato. Non è che una delle tante forme che assumono le offerte nei luoghi del culto del Buddhismo Theravada in questa terra: un irrinunciabile modo per guadagnare “merito” religioso, al punto che, pur in un paese dalla povertà piuttosto diffusa come la Birmania, le pagode si possono tranquillamente definire delle autentiche macchine da soldi.
Tutto il tempio ha subito modifiche nel corso dei secoli: lo stupa fu ingrandito rispetto all'originale da parte della Regina Shin Sawbu nel XV secolo ma da allora è rimasto invariato, a differenza di tutte le altre strutture che invece hanno subito gli ultimi ritocchi poco più di un secolo fa. Attorno allo stupa vi sono dieci campane di bronzo di varie dimensioni ed età con iscrizioni dei donatori. Nei pressi dell'entrata settentrionale si trova la karaweik dorata, la barca reale a forma di uccello mitologico, dove i fedeli – anche voi, se volete, ma vi costerà 1000 kyat (meno di un dollaro americano) – posano preghiere su cartoncino oppure offerte (soprattutto fogli d'oro) e poi, tirando nell'apposita fune azionano la carrucola che innalza il recipiente permettendogli di depositare la preghiera in un tempio posizionato più alto nello steso stupa.
Come è al centro della città, la Sule Paya, proprio per la sua posizione ideale oltre che per il suo indubbio valore simbolico, è stata spesso anche al centro delle politica e delle sorti nazionali quando è diventata il luogo in cui si radunarono gli studenti che protestarono nel corso delle insurrezioni del 1988, durante le quali Aung San Suu Kyi diventò un'icona nazionale. Per lo stesso motivo è stata anche il punto in cui si raccoglievano i partecipanti, in buona parte monaci, alla cosiddetta la Rivoluzione Zafferano, dal colore delle tonache dei religiosi che vi presero parte, del 2007. Entrambe le manifestazione portarono a una brutale reazione da parte della giunta militare contro cui erano rivolte.
Pur essendo la seconda pagoda più importante della città, nonché una delle più famose del paese, non ospita certo le folle della Shwedagon Paya, un motivo in più per visitarla. La sua struttura particolare, con relativamente poco spazio attorno allo stupa principale a differenza di altre pagode, dona un'atmosfera particolare, più raccolta. Il momento più suggestivo per visitare il tempio è al tramonto, quando i caldi raggi si riflettono sulle sfaccettature della pagoda e di notte è grandiosamente illuminata, contribuendo ancor di più a farne un punto di riferimento. Quasi a testimonianza della tolleranza, e della multicultura di Yangon, a poca distanza sorgono sia una chiesa che una moschea. L'orario di apertura va dalle 4:00 alle 22:00, gli stranieri per accedere alla pagoda devono pagare un ingresso di 2 dollari americani.