Castel Sismondo, la rocca malatestiana di Rimini
La rocca dei Malatesta a Rimini, Castel Sismondo, è una fortezza del centro di Rimini utilizzata in estate per spettacoli e concerti oppure per l'allestimento di mostre ed esposizioni.
Ore 18.48 del 20 Marzo 1437. Sigismondo Pandolfo, nipote di Carlo Malatesta, principe e mecenate di grandi opere monumentali, fa iniziare la costruzione di Castel Sismondo, dimora sontuosa per la propria corte e la guarnigione oltre che segno tangibile di potere sulla città. A scegliere giorno, data e ora gli astrologi consultati dal signore di Rimini e Fano che individuarono quel preciso momento come il più propizio per posare la prima pietra.
Dieci anni di lavori e nel 1446 la Rocca fu ultimata anche se pare che, ancora nel 1454, si lavorasse per concluderne la costruzione. In realtà per alcuni storici il palazzo non venne mai portato a termine come nei progetti originari del Malatesta. Sigismondo, che si servì della consulenza di Filippo Brunelleschi (ma anche di Matteo Nuti e Cristoforo Foschi), seguì personalmente l’edificazione di questo imponente monumento progettato allo stesso tempo come fortezza e palazzo: ne fu, come gli viene unanimemente riconosciuto, non solo il committente ma anche l’ideatore e l’ispiratore.
Per realizzare il castello furono demolite le case duecentesche dei Malatesta, una delle quali probabilmente testimone del tragico amore fra Paolo Malatesta e Francesca da Rimini cantato da Dante così come il battistero di San Giovanni, il convento di Santa Caterina e anche la parte superiore del campanile della cattedrale.
Dominando dall’alto - il palazzo sorge su un ampio spazio di fronte all’attuale Piazza Cavour-, Castel Sismondo era visibile, come lo è tutt’oggi, dagli altri edifici: una maestosa fortezza che innalzandosi da Piazza Malatesta sembrava voler avvolgere in un abbraccio la città.
Della roccaforte un tempo costituita da un nucleo centrale con torri, bastioni e terrazzi e difesa da un’alta cinta muraria e un ampio fossato, oggi rimane solo quella parte al centro che conserva tuttavia un notevole fascino. In questo luogo così tanto amato Sigismondo morì nell’Ottobre 1468.
Con il declino della famiglia Malatesta, la Rocca venne destinata quasi unicamente a utilizzi militari perdendo dunque la funzione di dimora residenziale: alcuni interventi successivi, fra cui l’inserimento di bastioni poligonali al posto di quelli quadrangolari e più tardi ancora, nel primo ventennio del 1600, la demolizione della sommità delle torri per collocarvi i mortai, ne cambiarono fortemente l’estetica.
Trasformata in caserma dei carabinieri nel 1821, pochi anni dopo ne venne abbattuta la cinta muraria e riempito il fossato fino a quando nel 1857 fu adibita a prigione, ruolo che rivestì per un centinaio di anni.
Ma come aveva pensato questa grandiosa fortezza il suo mecenate-architetto? La Rocca si presentava come una cittadella fortificata circondata da un fossato in cui scorreva un torrente: grazie a un particolare sistema se ne poteva predisporre, in caso di necessità, il completo allagamento. All’interno dell’alta cinta muraria che circondava il castello vi erano due spazi denominati “corte a mare” e “corte del soccorso”.
Della prima, pensata per rendere difficoltoso l’attacco dei nemici alle torri della cinta di fortificazione e distrutta nel XIX° secolo, non vi sono più tracce; la seconda, tutt’ora esistente, era ed è una sorta di piazza d’armi.
Chiusa da bastioni con quattro torri agli angoli (un tempo ne esisteva anche una quinta), la rocca di mezzo, con pianta irregolare, era stata concepita per permettere al signore di difendersi da eventuali rivolte dei suoi sudditi prima ancora che da quelle di nemici esterni. Sopra il portale da cui si accede alla città si può notare un’epigrafe in latino dove viene riportato che Sigismondo fece innalzare il palazzo “a decoro dei riminesi”. Lo stile di questa scritta, come quello di altre due, è prettamente rinascimentale per cui si ritiene che sia stata aggiunta in seguito.
Di particolare interesse sono il palazzo di Isotta e il mastio di Castel Sismondo. A volere la costruzione dell’edificio dedicato alla terza moglie potrebbe essere stato lo stesso Sigismondo in attesa della conclusione dei lavori per il mastio o addirittura come residenza per l’amante che ne sarebbe poi divenuta l’ultima consorte. Sviluppato su tre livelli e con spesse mura sino a tre metri, l’edificio ospitava sale di rappresentanza (al piano terra), camere private (1° piano) e ambienti per il personale di servizio (2° piano).
Al mastio, utilizzato come estrema difesa in caso di attacco nemico, protetto da terrapieni perimetrali con spessore sino a otto metri, si accedeva tramite un portale a sesto acuto dove era stato anche collocato lo stemma che raffigura lo scudo a scacchi con la scritta Sigismondo Pandolfo. Pozzo, cucina e magazzini erano al piano terra mentre al primo piano, raggiungibile tramite una grande scala, vi erano l’abitazione del castellano e la polveriera.
Curiosi sono i nomi dati alle sale del mastio: la camera senza letto, quella del crocifisso, quella della morte e la camera di mezzo. A farceli conoscere è stata Isotta degli Atti con un inventario redatto alla scomparsa di Sigismondo. Purtroppo gli arredi, i tessuti e le armi che impreziosivano i vari ambienti sono andati persi con la fine della dinastia dei Malatesta e quando il castello venne adibito a fortezza militare.
Da Giugno a Settembre la roccaforte malatestiana diventa splendida cornice di eventi culturali, artistici e musicali grazie all’interessante iniziativa promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini: non perdete l’occasione di ammirare un luogo storico in occasione di “Castel Sismondo Estate”. Programma su http://www.castelsismondoestate.com
Come arrivare
La Rocca, nel centro storico di Rimini, può essere raggiunta in auto (autostrada A14 con uscita Rimini Sud e poi direzione centro per circa 3 km; in treno dalla stazione ferroviaria di Piazzale Cesare Battisti 1 procedendo poi su Viale Dante; in bus con la linea 9 fermata Arco d’Augusto). Parcheggi disponibili nelle vicinanze si trovano in Piazza Malatesta, Rocca Malatestiana, Piazza Ferrari, Ponte di Tiberio, Olga Bondi e Largo Gramsci.
Per gruppi e scolaresche visite guidate a richiesta e a pagamento su prenotazione.
Informazioni Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini allo 0541.351611 oppure segreteria@fondcarim.it
Ecco le altre cose da non perdere a Rimini
Foto copertina di Sailko - Opera propria, CC BY-SA 3.0, Wikipedia
Dieci anni di lavori e nel 1446 la Rocca fu ultimata anche se pare che, ancora nel 1454, si lavorasse per concluderne la costruzione. In realtà per alcuni storici il palazzo non venne mai portato a termine come nei progetti originari del Malatesta. Sigismondo, che si servì della consulenza di Filippo Brunelleschi (ma anche di Matteo Nuti e Cristoforo Foschi), seguì personalmente l’edificazione di questo imponente monumento progettato allo stesso tempo come fortezza e palazzo: ne fu, come gli viene unanimemente riconosciuto, non solo il committente ma anche l’ideatore e l’ispiratore.
Per realizzare il castello furono demolite le case duecentesche dei Malatesta, una delle quali probabilmente testimone del tragico amore fra Paolo Malatesta e Francesca da Rimini cantato da Dante così come il battistero di San Giovanni, il convento di Santa Caterina e anche la parte superiore del campanile della cattedrale.
Dominando dall’alto - il palazzo sorge su un ampio spazio di fronte all’attuale Piazza Cavour-, Castel Sismondo era visibile, come lo è tutt’oggi, dagli altri edifici: una maestosa fortezza che innalzandosi da Piazza Malatesta sembrava voler avvolgere in un abbraccio la città.
Della roccaforte un tempo costituita da un nucleo centrale con torri, bastioni e terrazzi e difesa da un’alta cinta muraria e un ampio fossato, oggi rimane solo quella parte al centro che conserva tuttavia un notevole fascino. In questo luogo così tanto amato Sigismondo morì nell’Ottobre 1468.
Con il declino della famiglia Malatesta, la Rocca venne destinata quasi unicamente a utilizzi militari perdendo dunque la funzione di dimora residenziale: alcuni interventi successivi, fra cui l’inserimento di bastioni poligonali al posto di quelli quadrangolari e più tardi ancora, nel primo ventennio del 1600, la demolizione della sommità delle torri per collocarvi i mortai, ne cambiarono fortemente l’estetica.
Trasformata in caserma dei carabinieri nel 1821, pochi anni dopo ne venne abbattuta la cinta muraria e riempito il fossato fino a quando nel 1857 fu adibita a prigione, ruolo che rivestì per un centinaio di anni.
Ma come aveva pensato questa grandiosa fortezza il suo mecenate-architetto? La Rocca si presentava come una cittadella fortificata circondata da un fossato in cui scorreva un torrente: grazie a un particolare sistema se ne poteva predisporre, in caso di necessità, il completo allagamento. All’interno dell’alta cinta muraria che circondava il castello vi erano due spazi denominati “corte a mare” e “corte del soccorso”.
Della prima, pensata per rendere difficoltoso l’attacco dei nemici alle torri della cinta di fortificazione e distrutta nel XIX° secolo, non vi sono più tracce; la seconda, tutt’ora esistente, era ed è una sorta di piazza d’armi.
Chiusa da bastioni con quattro torri agli angoli (un tempo ne esisteva anche una quinta), la rocca di mezzo, con pianta irregolare, era stata concepita per permettere al signore di difendersi da eventuali rivolte dei suoi sudditi prima ancora che da quelle di nemici esterni. Sopra il portale da cui si accede alla città si può notare un’epigrafe in latino dove viene riportato che Sigismondo fece innalzare il palazzo “a decoro dei riminesi”. Lo stile di questa scritta, come quello di altre due, è prettamente rinascimentale per cui si ritiene che sia stata aggiunta in seguito.
Di particolare interesse sono il palazzo di Isotta e il mastio di Castel Sismondo. A volere la costruzione dell’edificio dedicato alla terza moglie potrebbe essere stato lo stesso Sigismondo in attesa della conclusione dei lavori per il mastio o addirittura come residenza per l’amante che ne sarebbe poi divenuta l’ultima consorte. Sviluppato su tre livelli e con spesse mura sino a tre metri, l’edificio ospitava sale di rappresentanza (al piano terra), camere private (1° piano) e ambienti per il personale di servizio (2° piano).
Al mastio, utilizzato come estrema difesa in caso di attacco nemico, protetto da terrapieni perimetrali con spessore sino a otto metri, si accedeva tramite un portale a sesto acuto dove era stato anche collocato lo stemma che raffigura lo scudo a scacchi con la scritta Sigismondo Pandolfo. Pozzo, cucina e magazzini erano al piano terra mentre al primo piano, raggiungibile tramite una grande scala, vi erano l’abitazione del castellano e la polveriera.
Curiosi sono i nomi dati alle sale del mastio: la camera senza letto, quella del crocifisso, quella della morte e la camera di mezzo. A farceli conoscere è stata Isotta degli Atti con un inventario redatto alla scomparsa di Sigismondo. Purtroppo gli arredi, i tessuti e le armi che impreziosivano i vari ambienti sono andati persi con la fine della dinastia dei Malatesta e quando il castello venne adibito a fortezza militare.
Da Giugno a Settembre la roccaforte malatestiana diventa splendida cornice di eventi culturali, artistici e musicali grazie all’interessante iniziativa promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini: non perdete l’occasione di ammirare un luogo storico in occasione di “Castel Sismondo Estate”. Programma su http://www.castelsismondoestate.com
Come arrivare
La Rocca, nel centro storico di Rimini, può essere raggiunta in auto (autostrada A14 con uscita Rimini Sud e poi direzione centro per circa 3 km; in treno dalla stazione ferroviaria di Piazzale Cesare Battisti 1 procedendo poi su Viale Dante; in bus con la linea 9 fermata Arco d’Augusto). Parcheggi disponibili nelle vicinanze si trovano in Piazza Malatesta, Rocca Malatestiana, Piazza Ferrari, Ponte di Tiberio, Olga Bondi e Largo Gramsci.
Per gruppi e scolaresche visite guidate a richiesta e a pagamento su prenotazione.
Informazioni Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini allo 0541.351611 oppure segreteria@fondcarim.it
Ecco le altre cose da non perdere a Rimini
Foto copertina di Sailko - Opera propria, CC BY-SA 3.0, Wikipedia