Visitare il ponte Saint-Benezet ad Avignone
La canzone del Ponte di Avignone ha reso famoso in tutto il mondo il Ponte di Saint-Bénézet di Avignone.
Famoso per la celebre canzone, il Ponte Saint-Bénézet, conosciuto anche come Ponte d'Avignone, è un ponte medievale parzialmente distrutto che, attraversando il fiume Rodano, univa Avignone a Villeneuve-lès-Avignon, nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra nel sud della Francia.
Il ponte, una delle attrazioni di Avignone è inserito anche nell'elenco dei monumenti storici della Francia fin dal 1840 e, assieme al Palazzo dei Papi e alla Cattedrale di Notre-Dame des Doms di Avignone, nel 1995 è stata compresa nell'elenco dei siti patrimonio dell'umanità stilato dall'UNESCO.
Quando disse questa cosa agli avignonesi tutti risero di lui e il prelato lo sfidò a buttare un sasso gigantesco nel fiume. Bénézet lo sollevò senza sforzo – perché assistito da angeli - e sotto gli occhi della folla esterrefatta lo scagliò in acqua. In seguito formò una confraternita che, tramite questue e pedaggi, raccolse abbastanza fondi per cominciare la costruzione. Alla sua morte, Saint-Bénézet venne interrato nel ponte, in una piccola cappella tuttora esistente.
Il ponte venne distrutto nel 1226 dalle truppe di Luigi VIII di Francia durante la crociata albigese, indetta da papa Innocenzo III per estirpare il movimento ereticale del catarismo largamente diffuso nella Linguadoca, anche se la crociata finì col trasformarsi in uno scontro tra i nobili del nord contro quelli occitani del sud. Nel 1234 il ponte venne ricostruito con 22 archi di pietra e largo poco meno di 5 metri, parapetti compresi.
Purtroppo le frequenti piene del Rodano, che danneggiavano gli archi, costringevano ogni anno a costosi interventi di manutenzione. Inoltre il ponte era molto scivoloso, cosa a cui il cardinale Blandiac cercò di ovviare facendolo lastricare nel 1377. Luigi XIV, il Re Sole, fece in tempo ad attraversarlo prima del crollo di quattro archi nel 1644, ma non volle mai mettere mano al portafoglio per farlo restaurare. Il colpo di grazia lo diede la disastrosa piena del 1669 che trascinò con sé la maggior parte della struttura e da allora il ponte è stato abbandonato al suo destino.
L'attraversamento del fiume venne allora demandato ai traghetti, che rimasero in funzione fino a tutto l'Ottocento, a parte il periodo tra il 1806 e il 1819 in cui venne costruito un ponte di legno. Nel 1843 venne realizzato un ponte a sospensione che univa la città di Avignone con l'isola della Barthelasse che divide in due il corso del fiume, ma la parte che completava l'attraversamento venne costruita solo agli inizi del '900, Gli archi residui continuarono a sgretolarsi pian piano fino a quando non rimasero gli attuali quattro, che si ritiene siano stati fatti costruire attorno al 1345 da papa Clemente VI durante la cosiddetta “cattività avignonese”, ovvero il periodo in cui il papato si era trasferito da Roma ad Avignone. Nel 1309 venne costruito un altro ponte di pietra che attraversava il Rodano, 40 chilometri più a monte, similare al ponte di Saint-Bénézet, lungo 900 metri e sorretto da 20 archi che, benché in parte modificato, svolge tutt'ora le sue funzioni.
La cappella inferiore ha l'abside decorata con cinque archi risalenti alla seconda metà del XII secolo. Più tardi, probabilmente agli inizi del secolo successivo quando il livello del ponte venne alzato, venne inserita una volta costolata ma si dovette creare una nuova entrata perché la vecchia risultava ostruita. La cappella superiore, più semplice e dalla volta a botte, è di forma rettangolare e fu consacrata nel 1411. Un secolo più tardi vennero aggiunte cinque colonne gotiche all'abside. Nel 1670, quando il ponte venne abbandonato, vennero traslate le reliquie di Saint-Bénézet all'Ospedale del Ponte (detto anche di Saint-Bénézet) all'interno delle mura cittadine.
San Nicola era il patrono dei barcaioli del fiume Rodano e la cappella era il luogo in cui veniva venerato, almeno fintanto che la cappella accoglieva i resti del santo ed era accessibile. Quando questi presupposti vennero meno, nel 1715, la confraternita dei barcaioli fece erigere una cappella sulla terraferma sul lato del ponte verso la città di Avignone. La cappella però era talmente vicina all'acqua che finì per essere distrutta da una copiosa alluvione che si verificò nel 1856.
Sul lato francese del fiume, vi era la grandiosa Torre di Filippo il Bello che, all'epoca della Cattività d'Avignone, segnava il punto in cui la Francia riprendeva il controllo sul territorio. La torre, di appena due piani, fu completata nel 1302 e a fianco venne costruita una porta che, di fatto, costituivano un accesso presidiato, nonostante le proteste dei prelati di Avignone. In seguito venne costruito un ulteriore piano, ma, come il ponte, anche questo edificio venne abbandonato nel XVII secolo essendo diventato un inutile presidio su un ponte non percorribile. Nel 1822 la città di Villeneuve-lés-Avignon fece demolire quel che restava della fortezza, conservando solo la torre che fa parte dei monumenti storici ed è aperta al pubblico. Sulla sponda opposta vi era un'altra grande casa di guardia, costruita nel XIV secolo e massicciamente modificata nel secolo successivo, da cui partiva una rampa – ora non più esistente – che portava in città.
Alla canzone è associata una danza durante la quale maschi e femmine si scambiano inchini e riverenze, che l'ha resa ancor più popolare: potete trovarne su youtube diverse versioni. In realtà gli avignonesi non hanno mai ballato sul ponte, decisamente stretto per questo tipo di attività di gruppo, e il vero luogo in cui divertirsi era l'isola della Barthelasse, luogo di pic-nic e balere, ed è per questo che “sotto” sarebbe più corretto di “sul”.
Il ponte, una delle attrazioni di Avignone è inserito anche nell'elenco dei monumenti storici della Francia fin dal 1840 e, assieme al Palazzo dei Papi e alla Cattedrale di Notre-Dame des Doms di Avignone, nel 1995 è stata compresa nell'elenco dei siti patrimonio dell'umanità stilato dall'UNESCO.
La tormentata storia del Ponte Saint-Bénézet
Il ponte fu costruito tra il 1177 e il 1185 con una lunghezza originaria di circa 900 metri, una notevole opera ingegneristica per l'epoca. Secondo la leggenda, il ponte sarebbe stato ispirato da Saint-Bénézet, un giovane pastore del luogo che, mentre faceva pascolare il gregge, udì la voce di Gesù chiedergli di far costruire un ponte che attraversasse il fiume.Quando disse questa cosa agli avignonesi tutti risero di lui e il prelato lo sfidò a buttare un sasso gigantesco nel fiume. Bénézet lo sollevò senza sforzo – perché assistito da angeli - e sotto gli occhi della folla esterrefatta lo scagliò in acqua. In seguito formò una confraternita che, tramite questue e pedaggi, raccolse abbastanza fondi per cominciare la costruzione. Alla sua morte, Saint-Bénézet venne interrato nel ponte, in una piccola cappella tuttora esistente.
Il ponte venne distrutto nel 1226 dalle truppe di Luigi VIII di Francia durante la crociata albigese, indetta da papa Innocenzo III per estirpare il movimento ereticale del catarismo largamente diffuso nella Linguadoca, anche se la crociata finì col trasformarsi in uno scontro tra i nobili del nord contro quelli occitani del sud. Nel 1234 il ponte venne ricostruito con 22 archi di pietra e largo poco meno di 5 metri, parapetti compresi.
Purtroppo le frequenti piene del Rodano, che danneggiavano gli archi, costringevano ogni anno a costosi interventi di manutenzione. Inoltre il ponte era molto scivoloso, cosa a cui il cardinale Blandiac cercò di ovviare facendolo lastricare nel 1377. Luigi XIV, il Re Sole, fece in tempo ad attraversarlo prima del crollo di quattro archi nel 1644, ma non volle mai mettere mano al portafoglio per farlo restaurare. Il colpo di grazia lo diede la disastrosa piena del 1669 che trascinò con sé la maggior parte della struttura e da allora il ponte è stato abbandonato al suo destino.
L'attraversamento del fiume venne allora demandato ai traghetti, che rimasero in funzione fino a tutto l'Ottocento, a parte il periodo tra il 1806 e il 1819 in cui venne costruito un ponte di legno. Nel 1843 venne realizzato un ponte a sospensione che univa la città di Avignone con l'isola della Barthelasse che divide in due il corso del fiume, ma la parte che completava l'attraversamento venne costruita solo agli inizi del '900, Gli archi residui continuarono a sgretolarsi pian piano fino a quando non rimasero gli attuali quattro, che si ritiene siano stati fatti costruire attorno al 1345 da papa Clemente VI durante la cosiddetta “cattività avignonese”, ovvero il periodo in cui il papato si era trasferito da Roma ad Avignone. Nel 1309 venne costruito un altro ponte di pietra che attraversava il Rodano, 40 chilometri più a monte, similare al ponte di Saint-Bénézet, lungo 900 metri e sorretto da 20 archi che, benché in parte modificato, svolge tutt'ora le sue funzioni.
La struttura del Ponte
Secondo alcuni storici, le basi degli archi sopravvissuti, visibili durante i periodi di secca, rivelano di essere state costruite con pietre di grandezza diverse dalle altre, fatto che suggerisce che il ponte sia stato eretto sopra una struttura pre-esistente, forse un ponte costruito in epoca romana o carolingia. Sulla base di queste ipotesi, nel 1965 sono state condotte delle ricerche che hanno portato alla luce uno strato di 20 cm di legno alla base dei pilastri. L'esame del radiocarbonio ha stabilito che tale materiale ha una datazione compresa tra il 290 e il 530, quindi verso la fine dell'Impero Romano. Altri esami invece hanno fornito datazioni diverse, cosa che fa ritenere studiosi di diverso avviso che la mancanza di cronache o mappe storiche col ponte confermerebbe l'inesattezza di tale supposizione.Visitare il ponte di Avignone
A differenza dei ponti romani - che storicamente avevano archi semicircolari - questo ponte ha archi segmentali. Degli archi rimasti, l'arco più vasto, di quasi 36 metri, è quello che unisce il terzo al quarto pilone. Ogni pilone ha frangiflutti rivolti verso entrambe le direzioni, una soluzione che ne riduce l'attrito alla base, uno dei problemi maggiori dei ponti di pietra. Sul ponte, costruita sul pilastro che sta tra il secondo e il terzo arco, sorge la Cappella di San Nicola. La cappella è stata sottoposta a diversi interventi di ricostruzione e restauro e ora è divisa in due navate, ognuna con la propria abside, sotto il livello del passaggio del ponte, a cui si accede tramite degli scalini. Il piano superiore della cappella, che coincide con il livello del ponte, lo occupa parzialmente, lasciando meno di due metri per il passaggio. Gli esterni della cappella mostrano prove dei lavori di ricostruzione, come palesato dalla finestra bloccata sulla parete sud-est.La cappella inferiore ha l'abside decorata con cinque archi risalenti alla seconda metà del XII secolo. Più tardi, probabilmente agli inizi del secolo successivo quando il livello del ponte venne alzato, venne inserita una volta costolata ma si dovette creare una nuova entrata perché la vecchia risultava ostruita. La cappella superiore, più semplice e dalla volta a botte, è di forma rettangolare e fu consacrata nel 1411. Un secolo più tardi vennero aggiunte cinque colonne gotiche all'abside. Nel 1670, quando il ponte venne abbandonato, vennero traslate le reliquie di Saint-Bénézet all'Ospedale del Ponte (detto anche di Saint-Bénézet) all'interno delle mura cittadine.
San Nicola era il patrono dei barcaioli del fiume Rodano e la cappella era il luogo in cui veniva venerato, almeno fintanto che la cappella accoglieva i resti del santo ed era accessibile. Quando questi presupposti vennero meno, nel 1715, la confraternita dei barcaioli fece erigere una cappella sulla terraferma sul lato del ponte verso la città di Avignone. La cappella però era talmente vicina all'acqua che finì per essere distrutta da una copiosa alluvione che si verificò nel 1856.
La Case di Guardia
Sui due lati del fiume vennero erette delle case di guardia perché il ponte aveva una grande importanza strategica. All'epoca della costruzione, era l'unico punto in cui si poteva attraversare il fiume tra Lione e il Mar Mediterraneo, si trovava su uno dei più importanti itinerari di pellegrinaggio tra l'Italia e la Spagna ed era il solo passaggio tra il Comtat Venaissin – l'enclave sotto il diretto controllo papale – e il regno di Francia. Col tempo però i cardinali si trasferirono sull'altro lato del ponte, a Villeneuve-lès-Avignon, più pulita e comoda di Avignone, definita dal Petrarca “la più putrida e fetida città della terra” a causa dei frequenti allagamenti dei quartieri più bassi generati dalle piene del Rodano. Poiché il Palazzo dei Papi rimaneva in città, i cardinali attraversavano il ponte quotidianamente, spesso fermandosi davanti alla cappella di Bénézet per pregare o far el'elemosina.Sul lato francese del fiume, vi era la grandiosa Torre di Filippo il Bello che, all'epoca della Cattività d'Avignone, segnava il punto in cui la Francia riprendeva il controllo sul territorio. La torre, di appena due piani, fu completata nel 1302 e a fianco venne costruita una porta che, di fatto, costituivano un accesso presidiato, nonostante le proteste dei prelati di Avignone. In seguito venne costruito un ulteriore piano, ma, come il ponte, anche questo edificio venne abbandonato nel XVII secolo essendo diventato un inutile presidio su un ponte non percorribile. Nel 1822 la città di Villeneuve-lés-Avignon fece demolire quel che restava della fortezza, conservando solo la torre che fa parte dei monumenti storici ed è aperta al pubblico. Sulla sponda opposta vi era un'altra grande casa di guardia, costruita nel XIV secolo e massicciamente modificata nel secolo successivo, da cui partiva una rampa – ora non più esistente – che portava in città.
Curiosità sul ponte di Avignone e la canzone
Il ponte deve sicuramente parte della sua fama al fatto di essere il soggetto di una celeberrima canzone per bambini che risale addirittura al '400, essendo stata pubblicata nel “Harmonice Musices Odhecaton” del 1504 dallo stampatore italiano Ottaviano Petrucci, una delle primissime opere del genere che raccoglieva canzoni popolari. Nel XVI secolo la melodia venne usata dal compositore Pierre Certon col titolo di “Sotto il ponte di Avignone” mentre a metà del '800 Adolphe Adam la inserì in una delle sue opere comiche col titolo di “Sul ponte di Avignone” e la rese definitivamente famosa con questo titolo.Alla canzone è associata una danza durante la quale maschi e femmine si scambiano inchini e riverenze, che l'ha resa ancor più popolare: potete trovarne su youtube diverse versioni. In realtà gli avignonesi non hanno mai ballato sul ponte, decisamente stretto per questo tipo di attività di gruppo, e il vero luogo in cui divertirsi era l'isola della Barthelasse, luogo di pic-nic e balere, ed è per questo che “sotto” sarebbe più corretto di “sul”.