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Tuttomondo: a Pisa il grande murales di Keith Haring

Nel centro di Pisa troviamo il grande murale di Tuttomondo, l'ultima opera pubblica di Keith Haring. Copre una superficie di 180 metri quadrati ed č il pių grande, nel suo genere, in Europa.

Ci sono voluti quattro giorni per trasformare un anonimo muro nei pressi della stazione centrale di Pisa in uno dei luoghi più ammirati e fotografati della città. Certo, i numeri non sono quelli dell'inarrivabile Piazza dei Miracoli con la stortissima Torre, ma trattandosi di un “semplice” murale, il risultato non è da poco.
Era il giugno del 1989, Keith Haring aveva 31 anni e si trovava in città grazie all'invito di uno studente pisano conosciuto a New York City qualche tempo prima.

Ciò che Haring ha lasciato in eredità alla città e al mondo intero è un murale di immenso valore morale, ancor prima che artistico.
Sulla parete della chiesa di S.Antonio Abate, all'angolo tra via Zandonai e Piazza Vittorio Emanuele II, Haring dipinse con il suo inconfondibile stile il murale Tuttomondo, così chiamato, quasi per caso, direttamente in italiano dallo stesso artista per rispondere alla domanda di un giornalista che chiedeva informazioni.

La realizzazione dell'opera avvenne imbiancando dapprima tutta la parete, per poi passare alle linee nere delle figure. Per la colorazione vera e propria si fece aiutare da studenti e artigiani locali, che lavorarono fianco a fianco con il genio statunitense per qualche giorno.

Tuttomondo fu l'ultima delle opere pubbliche di Haring, che morì neanche un anno più tardi, stroncato dall'AIDS. Fu anche l’unica opera ad essere concepita come permanente, destinata a rimanere a lungo: non è un caso che anche il tempo di lavorazione sia stato di quattro giorni, dunque più dilatato rispetto alla consuetudine, quando in una sola giornata era solito terminare le sue opere.

Il titolo del murale è significativo di ciò che esso rappresenta: il mondo, la pace e la fratellanza tra le persone, la convivenza fra tutti e tutte. Volendo andare più sul personale, anche un omaggio alla vita, per un artista ormai prossimo alla morte.


Come interpretare il murale

L'interpretazione delle 30 figure incastrate tra loro, i classici “omini” di Haring, che occupano per intero i circa 180 m² del muro, svela il significato generale dell'opera: iniziamo dal centro, in alto, con la croce pisana rappresentata dai quattro omini giallo ocra.

L'uomo che regge il delfino, poi il cane, la scimmia e un uccello: ecco il legame degli esseri umani con la natura, l'armonia necessaria per il mondo.
Cosa può compromettere questo equilibrio? Il male, simboleggiato dal serpente, che viene tagliato dagli omini-forbice mentre attacca le tre razze del mondo, disegnate una dentro l'altra.
Come la donna con in braccio un bambino è simbolo di maternità, così l'uomo il cui braccio entra nel proprio corpo e si unisce a se stesso, quasi a rappresentare il segno dell'”8”, rappresenta il ciclo continuo della vita.
Ecco l'uomo scala, con la sua ambizione, che si può realizzare con il lavoro simboleggiato dalla mano con cinque omini, mentre l'uomo TV richiama le opportunità offerte dalla tecnologia, se utilizzata a dovere, mentre i gemelli siamesi sono, al contrario, la condanna dei disastri (anche nucleari) prodotti dall'uomo.

Come sempre, le figure di Haring sono dinamiche; in questo caso ballano, come si evince dai segni neri che suggeriscono l'idea della danza e del movimento.
Non manca un riferimento ai passanti, secondo l'interpretazione che ne danno alcuni: l'uomo giallo che cammina, in basso, è un uomo comune, forse un turista, che passa da lì. Secondo un'altra interpretazione, quello sarebbe invece Haring stesso, che una volta terminato i murale esce di scena.
Infine, in basso a destra, la firma dell'autore: è una semplice sigla, KH89, diversa per una volta dalla classica firma per esteso delle sue opere.

Grazie al progetto di restauro compiuto nel 2011, il Comune di Pisa ha valorizzato l'opera, che si presenta oggi pressoché intatta nella sua forma e nei suoi colori, anche grazie al vetro protettivo che la difende dal vandalismo e dal deterioramento che ne provocherebbe la gente anche solo appoggiandosi.

Molto bella, infine, è stata anche l'idea di realizzare un piccolo parco giochi per bambini, colorato e semplice, nello stile di Haring, accanto all'opera: così il muro e i giochi si esaltano a vicenda, nelle linee, nei colori e nel significato.

Informazioni utili per la visita

Titolo: Tuttomondo.
Anno: 1989.
Artista: Keith Haring (1958-1990)
Indirizzo: via Zandonai, Pisa.
Orari: visibile 24/24 h.
Prezzo: gratuito.

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 Pubblicato da il 13/11/2017 - 5.834 letture - ® Riproduzione vietata

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