Il Piccolo Museo del Diario a Pieve Santo Stefano
E' un piccolo gioiello sconosciuto della Toscana, ma secondo Walter Veltroni è il museo più importante del mondo! Il Museo del Piccolo DIario a Pieve Santo Stefano è un scrigno di conoscenza con pezzi unici ma anche museo multimediale sorprendente..
È uno scrigno di memorie e testimonianze dirette quello che occupa il primo piano di Palazzo Pretorio nel centro storico di Pieve Santo Stefano. Premio Aiap 2015 per design e innovazione, Museo di rilevanza regionale secondo la Toscana e Museo più importante del mondo su parere di Walter Veltroni.
Il museo si articola in quattro sale e il primo ambiente consta di un’installazione artistica che offre la tangibile opportunità ai visitatori di aprire ante e cassetti, toccare con mano ma parallelamente ascoltare e vedere un enorme censo di reminiscenze di carta e inchiostro. La seconda sala ospita l’angolo Saverio dedicato a colui che l’Archivio Diaristico lo ha fondato, ovvero Saverio Tutino.
Non solo manoscritti ma schermi digitali, touch screen e proiezioni studiati per facilitare il concetto di multimedialità a beneficio della piena accessibilità ai documenti da parte dei fruitori. Proseguendo oltre si entra nella Stanza di Rabito, dove si trova una prezioso racconto riportato da un cantoniere ragusano semi analfabeta su minimali fogli a quadretti solcati dalle lettere stampate di una Olivetti Lettera 22. Emozionano lo stile narrativo e la passione con cui la narrazione si divincola illustrando straordinariamente la storia del XX secolo dal punto di vista di una persona qualunque.
L’ultima sala vede esposto un lenzuolo largo ben due metri, utilizzato dalla contadina mantovana Clelia Marchi come tessuto diaristico, l’unico che aveva a disposizione per redigere la sua particolare “versione dei fatti”, una prospettiva dal basso e per questo di estremo valore. La donna, lavoratrice per tutta una vita e madre di otto figli, ha inteso lasciare traccia di sé scrivendo una biografia che, dato l’inusuale supporto, è divenuto subito il cimelio più rappresentativo de museo.
Il privato si trasforma in collettivo, il peculiare diviene universale in un’esposizione assolutamente inedita, creatrice di una pangea di identità unite sotto il vessillo emblematico di una nazione sorta dai sacrifici delle classi meno abbienti in termini di averi ma certamente pingui di un forte spirito di divulgazione e generosità.
Entrare nel Piccolo museo del diario significa essere investiti da un vorticoso coacervo di suoni, voci, luci, parole che attraverso un singolare fruscio sembra voler dialogare con l’avventore sfruttando il seducente timbro vocale di personaggi della musica, dello spettacolo, del cinema, della moda, pensiamo a Simone Cristicchi, Andrea Biagiotti, Maya Sansa e Marco Paolini.
L’esposizione è il frutto di un rigoroso progetto studiato e realizzato dallo studio multidisciplinare di Milano Dotdotdot, che ha introdotto tutta la tecnologia necessaria per aumentare la realtà documentaristica dell’archivio rendendola altresì a misura degli studenti, ai quali sono rivolti numerosi laboratori didattici.
Dove: Piazza Plinio Pellegrini, 1 – Pieve Santo Stefano (Arezzo).
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì con orario 9.30 – 12.30 e 15.00 – 18.00; sabato, domenica e festivi aperto unicamente dalle ore 15.00 alle ore 18.00.
Biglietto: € 3.00 intero, € 2.00 ridotto (under 25 anni, over 65), gratuito per bambini under 10 anni, guide turistiche, disabili e loro accompagnatori, residenti in paese.
Contatti: per informazioni telefonare al numero 0575/797734 o inviare una e-mail all’indirizzo piccolomuseo@archiviodiari.it; i gruppi devono necessariamente prenotare chiamando il tel. 0575/797730.
Maggiori informazioni: consultare il sito ufficiale o la pagina Facebook dedicata.
Il museo della Valtiberina
Il Piccolo museo del diario – entrato nel 2016 a far parte della Rete Valtiberina Musei e Parchi - merita tutti questi riconoscimenti per il suo essere incredibile contenitore di ca. 8.000 documenti fra lettere, diari e scritti raccolti in libri unici o sparsi. Si illustra in sostanza l’intero materiale reperito in tantissimi anni dall’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, facendosi percorso multisensoriale indagante le impressioni e i ricordi della gente comune, persone semplici, agricoltori, pastori, operai, insomma “corrispondenti del popolo” e storici fedeli di un’Italia cresciuta fra mani sporche di terra e il sudore della fronte.Il museo si articola in quattro sale e il primo ambiente consta di un’installazione artistica che offre la tangibile opportunità ai visitatori di aprire ante e cassetti, toccare con mano ma parallelamente ascoltare e vedere un enorme censo di reminiscenze di carta e inchiostro. La seconda sala ospita l’angolo Saverio dedicato a colui che l’Archivio Diaristico lo ha fondato, ovvero Saverio Tutino.
Non solo manoscritti ma schermi digitali, touch screen e proiezioni studiati per facilitare il concetto di multimedialità a beneficio della piena accessibilità ai documenti da parte dei fruitori. Proseguendo oltre si entra nella Stanza di Rabito, dove si trova una prezioso racconto riportato da un cantoniere ragusano semi analfabeta su minimali fogli a quadretti solcati dalle lettere stampate di una Olivetti Lettera 22. Emozionano lo stile narrativo e la passione con cui la narrazione si divincola illustrando straordinariamente la storia del XX secolo dal punto di vista di una persona qualunque.
L’ultima sala vede esposto un lenzuolo largo ben due metri, utilizzato dalla contadina mantovana Clelia Marchi come tessuto diaristico, l’unico che aveva a disposizione per redigere la sua particolare “versione dei fatti”, una prospettiva dal basso e per questo di estremo valore. La donna, lavoratrice per tutta una vita e madre di otto figli, ha inteso lasciare traccia di sé scrivendo una biografia che, dato l’inusuale supporto, è divenuto subito il cimelio più rappresentativo de museo.
Il privato si trasforma in collettivo, il peculiare diviene universale in un’esposizione assolutamente inedita, creatrice di una pangea di identità unite sotto il vessillo emblematico di una nazione sorta dai sacrifici delle classi meno abbienti in termini di averi ma certamente pingui di un forte spirito di divulgazione e generosità.
Entrare nel Piccolo museo del diario significa essere investiti da un vorticoso coacervo di suoni, voci, luci, parole che attraverso un singolare fruscio sembra voler dialogare con l’avventore sfruttando il seducente timbro vocale di personaggi della musica, dello spettacolo, del cinema, della moda, pensiamo a Simone Cristicchi, Andrea Biagiotti, Maya Sansa e Marco Paolini.
L’esposizione è il frutto di un rigoroso progetto studiato e realizzato dallo studio multidisciplinare di Milano Dotdotdot, che ha introdotto tutta la tecnologia necessaria per aumentare la realtà documentaristica dell’archivio rendendola altresì a misura degli studenti, ai quali sono rivolti numerosi laboratori didattici.
Informazioni utili, date, orari e prezzo biglietti per la visita
Nome: Piccolo museo del diarioDove: Piazza Plinio Pellegrini, 1 – Pieve Santo Stefano (Arezzo).
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì con orario 9.30 – 12.30 e 15.00 – 18.00; sabato, domenica e festivi aperto unicamente dalle ore 15.00 alle ore 18.00.
Biglietto: € 3.00 intero, € 2.00 ridotto (under 25 anni, over 65), gratuito per bambini under 10 anni, guide turistiche, disabili e loro accompagnatori, residenti in paese.
Contatti: per informazioni telefonare al numero 0575/797734 o inviare una e-mail all’indirizzo piccolomuseo@archiviodiari.it; i gruppi devono necessariamente prenotare chiamando il tel. 0575/797730.
Maggiori informazioni: consultare il sito ufficiale o la pagina Facebook dedicata.