Djemaa el-Fna (Jamaa el Fna): la magica piazza di Marrakech
La piazza di Djemaa el-Fna č uno dei luoghi pių incredibili del Marocco, specialmente alla sera quando tra spettacoli e stand gastronomici l'atmosfera diventa quella di un grande circo. Ottime le viste che si gofdono dalle Terrazze dei bar e dei ristorant.
L’icona più conosciuta di Marrakech è senza dubbio la sua piazza principale: Djemaa el-Fna (Jami el-Fna), un’incontenibile e disordinata “Babele” animata ad ogni ora del giorno e della sera. Descrivere Djemaa el-Fna come si parla di una qualsiasi altra piazza pubblica appare riduttivo, dato che questo immenso spazio urbano di forma irregolare è una vera e propria entità a sé stante, al punto che secondo Paul Bowles “senza questa piazza Marrakech sarebbe una città marocchina qualsiasi”. In totale antitesi col suo nome, che tradotto significa “raduno dei morti”, Djemaa el-Fna è un manifesto di vita, un crescendo di attività che raggiunge il culmine tra le 19.00 e le 21.00, quando si alza il sipario su uno degli spettacoli più suggestivi del mondo.
Djemaa el-Fna è nata con Marrakech, essendo stata concepita dagli almoravidi come piazza d’armi di fronte alla loro fortezza reale: Dar El Hajar. Quando al potere salirono gli almohadi, la prima decisione fu quella di costruire un nuovo palazzo un po’ più a sud, facendo si che la piazza si trasformasse, così com’è oggi, in un luogo di incontro, di commercio e di divertimento. Tuttavia, il nome deriva dal ruolo che ebbe in origine, cioè piazza per le esecuzioni e per l’esposizione al pubblico disprezzo delle teste decapitate che venivano infilzate su pali. Negli anni ’70 del secolo scorso, l’amministrazione comunale tentò di stabilire l’ordine con un progetto di asfaltatura della piazza per trasformarla in un parcheggio, ma a seguito dell’opposizione della cittadinanza non si fece nulla; da allora, grazie soprattutto agli sforzi dello scrittore spagnolo Juan Goytisolo, Djemaa el-Fna è stata riconosciuta dall’UNESCO come parte del “patrimonio orale dell’umanità”, in modo tale da garantirne la conservazione.
La cosa che stupisce di più di Djemaa el-Fna è il suo volto camaleontico, tanto che passandoci di sera dopo averla vista di giorno sia avrà il dubbio di trovarsi in un altro luogo. Nelle prime ore dopo l’alba la piazza è relativamente tranquilla, con i carretti stracolmi di arance dei venditori ambulanti di succo di frutta che ne delimitano il perimetro. Per il resto ci sono solo piccoli gruppi di persone sparsi qua e là, seduti su scatoloni o tappetini, riparati dal sole da grandi ombrelloni malandati. Tra i più mattinieri ci sono gli incantatori di serpenti che, per pochi dirham, avvolgono i loro rettili attorno alle spalle dei turisti, facendogli vivere attimi di terrore. Altri personaggi che si incontrano di frequente sono i dentisti, gli scrivani e gli erboristi, mentre sparsi in giro ci sono decine di semplici mendicanti. Con il torrido sole del primo pomeriggio il fervore della piazza tende a scemare: incantatori di serpenti, danzatori e acrobati paiono privi di energia, non particolarmente invogliati a coinvolgere i turisti nelle loro attività, d'altro canto si animano i venditori di acqua, ma nessun occidentale ha il coraggio di bere per la paura di qualche virus gastro-intestinale.
Solo all’imbrunire Djemaa el-Fna comincia ad animarsi. Man mano che la luce e il caldo diminuiscono, infatti, vengono allestite cucine rudimentali circondate da tavoli, panche e fuochi scoppiettanti che finiscono col creare una sorta di enorme ristorante all’aperto, il cui menù comprende pietanze quantomeno bizzarre come lumache e testine di pecora. Accanto ai ristoratori ambulanti, il resto della piazza assume le sembianze di un circo; frotte di contadini berberi provenienti dai villaggi limitrofi si uniscono agli abitanti della medina e si accalcano intorno ad artisti di strada, acrobati, musicisti, danzatori, maghi, cantastorie, mentre i turisti che per tutto il giorno hanno rappresentato i principali obiettivi degli intrattenimenti finiscono col perdere ogni valore.
Verso mezzanotte, le bancarelle cominciano a chiudere, gli artisti fanno passare per l’ultima volta il cappello delle offerte e la folla si dirada lentamente. Gli ultimi ad andarsene sono i musicisti che, attorniati da gruppetti di fedeli allucinati dai ritmi vorticosi e dall’hashish, fanno da cornice ai nuovi frequentatori della piazza, che non tarda a trasformarsi in luogo di incontri e scambi per gay. Sebbene il posto migliore per godersi lo spettacolo sia nella mischia, pigiati gli uni contro gli altri nell’aria piena di aromi che mettono l’acquolina in bocca, per apprezzare la magia di Djemaa el-Fna da una posizione più rilassante potete sedervi sulle terrazze dei tanti bar, caffè e ristoranti aperti ai margini della piazza. Tra i migliori ricordiamo: l’Argana, una trattoria senza fronzoli il cui motto è “metterne a sedere il più possibile”. Purtroppo il locale è al momento chiuso (2012) dopo i danni dell'attentato dell'aprile 2011; Les Terrasses de l’Alhambra, un locale pulito ed elegante situato sul lato orientale della piazza e gestito da francesi; ed il Cafè Glacier, posizionato sopra l’Hotel CTM, dove la consumazione obbligatoria di una bibita vi apre le porte della terrazza più suggestiva di Marrakech.
Djemaa el-Fna è nata con Marrakech, essendo stata concepita dagli almoravidi come piazza d’armi di fronte alla loro fortezza reale: Dar El Hajar. Quando al potere salirono gli almohadi, la prima decisione fu quella di costruire un nuovo palazzo un po’ più a sud, facendo si che la piazza si trasformasse, così com’è oggi, in un luogo di incontro, di commercio e di divertimento. Tuttavia, il nome deriva dal ruolo che ebbe in origine, cioè piazza per le esecuzioni e per l’esposizione al pubblico disprezzo delle teste decapitate che venivano infilzate su pali. Negli anni ’70 del secolo scorso, l’amministrazione comunale tentò di stabilire l’ordine con un progetto di asfaltatura della piazza per trasformarla in un parcheggio, ma a seguito dell’opposizione della cittadinanza non si fece nulla; da allora, grazie soprattutto agli sforzi dello scrittore spagnolo Juan Goytisolo, Djemaa el-Fna è stata riconosciuta dall’UNESCO come parte del “patrimonio orale dell’umanità”, in modo tale da garantirne la conservazione.
La cosa che stupisce di più di Djemaa el-Fna è il suo volto camaleontico, tanto che passandoci di sera dopo averla vista di giorno sia avrà il dubbio di trovarsi in un altro luogo. Nelle prime ore dopo l’alba la piazza è relativamente tranquilla, con i carretti stracolmi di arance dei venditori ambulanti di succo di frutta che ne delimitano il perimetro. Per il resto ci sono solo piccoli gruppi di persone sparsi qua e là, seduti su scatoloni o tappetini, riparati dal sole da grandi ombrelloni malandati. Tra i più mattinieri ci sono gli incantatori di serpenti che, per pochi dirham, avvolgono i loro rettili attorno alle spalle dei turisti, facendogli vivere attimi di terrore. Altri personaggi che si incontrano di frequente sono i dentisti, gli scrivani e gli erboristi, mentre sparsi in giro ci sono decine di semplici mendicanti. Con il torrido sole del primo pomeriggio il fervore della piazza tende a scemare: incantatori di serpenti, danzatori e acrobati paiono privi di energia, non particolarmente invogliati a coinvolgere i turisti nelle loro attività, d'altro canto si animano i venditori di acqua, ma nessun occidentale ha il coraggio di bere per la paura di qualche virus gastro-intestinale.
Solo all’imbrunire Djemaa el-Fna comincia ad animarsi. Man mano che la luce e il caldo diminuiscono, infatti, vengono allestite cucine rudimentali circondate da tavoli, panche e fuochi scoppiettanti che finiscono col creare una sorta di enorme ristorante all’aperto, il cui menù comprende pietanze quantomeno bizzarre come lumache e testine di pecora. Accanto ai ristoratori ambulanti, il resto della piazza assume le sembianze di un circo; frotte di contadini berberi provenienti dai villaggi limitrofi si uniscono agli abitanti della medina e si accalcano intorno ad artisti di strada, acrobati, musicisti, danzatori, maghi, cantastorie, mentre i turisti che per tutto il giorno hanno rappresentato i principali obiettivi degli intrattenimenti finiscono col perdere ogni valore.
Verso mezzanotte, le bancarelle cominciano a chiudere, gli artisti fanno passare per l’ultima volta il cappello delle offerte e la folla si dirada lentamente. Gli ultimi ad andarsene sono i musicisti che, attorniati da gruppetti di fedeli allucinati dai ritmi vorticosi e dall’hashish, fanno da cornice ai nuovi frequentatori della piazza, che non tarda a trasformarsi in luogo di incontri e scambi per gay. Sebbene il posto migliore per godersi lo spettacolo sia nella mischia, pigiati gli uni contro gli altri nell’aria piena di aromi che mettono l’acquolina in bocca, per apprezzare la magia di Djemaa el-Fna da una posizione più rilassante potete sedervi sulle terrazze dei tanti bar, caffè e ristoranti aperti ai margini della piazza. Tra i migliori ricordiamo: l’Argana, una trattoria senza fronzoli il cui motto è “metterne a sedere il più possibile”. Purtroppo il locale è al momento chiuso (2012) dopo i danni dell'attentato dell'aprile 2011; Les Terrasses de l’Alhambra, un locale pulito ed elegante situato sul lato orientale della piazza e gestito da francesi; ed il Cafè Glacier, posizionato sopra l’Hotel CTM, dove la consumazione obbligatoria di una bibita vi apre le porte della terrazza più suggestiva di Marrakech.