Spaccanapoli, passeggiata lungo la strada della città partenopea
Spaccanapoli vista dall'alto sembra un taglio netto che apre in due il centro storico di Napoli: è l'antico decumano che è rimasto bel inciso nel tessuto urbano della città partenopea. Il tour di questa strada consente di avere una vista completa del cent.
La tradizione greca vuole che l’urbanistica delle città si sviluppasse lungo tre strade principali, costruite su una linea immaginaria est ovest, alle quali le vie secondarie si intersecavano in maniera perpendicolare. Le arterie principali, chiamate “plateiai” dai greci e poi ribattezzate “decumani” dai romani, altro non erano che tratti rettilinei necessari per strutturare in maniera ordinata la città.
Data la sua origine, Napoli – fondata nell’ VIII secolo e fra i centri egemoni della Magna Grecia - non fa eccezione a questo schema che si è conservato, salvo alcune minime trasformazioni, assolutamente intatto sino ai nostri giorni.
Il decumano principale, o centrale, era quello in cui oggi si trova via dei Tribunali a cui si affiancavano il decumano superiore (attuale via dell’Anticaglia) e quello inferiore, chiamato anche Spaccanapoli. E proprio quest’ultimo, che è anche il più vicino al mare fra i tre, ha modificato quasi per nulla la sua struttura originaria.
Dall’alto di Napoli, da Castel Sant’Elmo o dal piazzale antistante la Certosa di San Martino, si può infatti osservare come questo decumano tagli nettamente il centro cittadino tra nord e sud meritandosi dunque a pieno titolo il nome Spaccanapoli.
In origine la strada collegava la zona di piazza San Domenico Maggiore a quella di via Duomo: in seguito l’ingrandimento della città in epoca romana richiese l’allargamento della via che arrivò ad inglobare al suo interno anche la zona di piazza del Gesù Nuovo come testimoniano perfettamente i resti delle terme romane riportate alla luce sotto il chiostro della basilica di Santa Chiara.
Durante il Cinquecento, don Pedro de Toledo diede il via ad un importante processo di espansione del territorio sin verso la collina di San Martino allineando il decumano inferiore con un’arteria dei Quartieri Spagnoli costruiti per alloggiarvi i militari: un vero e proprio dedalo di stretti vicoli realizzati in modo da formare una sorta di scacchiere che permettesse rapidamente la discesa dei soldati in piazza del Plebiscito.
Ma il suo massimo splendore Spaccanapoli lo raggiunse durante il periodo rinascimentale quando sulle macerie delle costruzioni distrutte ne vennero edificate delle nuove assieme ai restauri di chiese e palazzi.
Anche se il decumano inferiore non è una strada ma piuttosto un percorso che al suo interno convoglia più arterie dai nomi differenti, per i napoletani così come per i turisti, rimane un tracciato che accompagna alla scoperta delle tradizioni della Neapolis di un tempo, oggi affiancate da una più frenetica modernità.
Spaccanapoli inizia in via Pasquale Scura (Quartieri Spagnoli sino all’incrocio con via Toledo), prosegue per via Maddaloni sino a diventare via Benedetto Croce per tagliare piazza del Gesù Nuovo e raggiungere piazzetta Nilo. Da qui si prosegue attraverso via San Biagio dei Librai fino a via Duomo per entrare infine nel quartiere Forcella (via Vicaria Vecchia, via Forcella e via Giudecca Vecchia).
Se si desidera percorrere oltre mille anni di storia in pochi chilometri passeggiare per il decumano inferiore è sicuramente uno dei modi più originali e interessanti per un tuffo nella storia della città partenopea attraverso i secoli.
Oltre al monastero di Santa Chiara (la più grande basilica gotica della città), nei pressi di piazza del Gesù Nuovo, procedendo in direzione del quartiere Forcella si trova la chiesa di San Francesco delle Monache, voluta da Roberto d’Angiò per farvi alloggiare le religiose di Santa Chiara. La struttura di questo edificio è stata completamente rifatta con le caratteristiche dello stile del Settecento sovrapponendolo a quello originale di impronta medievale. Per far si che il cancello non impedisse la vista del portone d’ingresso, che si affaccia su un vicolo piuttosto stretto, venne utilizzata una particolare tecnica prospettiva per realizzarne l’apertura: i pilastri che reggono il cancello sono stati infatti leggermente inclinati verso l’interno così da permettere la visione dell’ingresso anche a cancello chiuso. Purtroppo, l’incuria a cui è stata abbandonata la chiesa ha fatto si che nel corso degli anni venisse saccheggiata così tanto da farla giungere ai giorni nostri quasi completamente spoglia.
In questa arteria del cuore partenopeo che è sopravvissuta al trascorrere del tempo, è ospitata anche una serie di edifici e palazzi che hanno visto la crescita di generazioni di nobili dell’epoca. Fra gli esempi più interessanti troviamo Palazzo Flaminio dove nel 1946 Benedetto Croce diede la sede al suo Istituto Italiano per gli Studi Storici.
La passeggiata può poi raggiungere piazzetta Nilo, che questo nome lo ha da ben 2 mila anni, da quando cioè gli alessandrini vennero proprio in questo angolo d’Italia per fondare il loro insediamento. La piazza ospita al suo centro una bella statua che rappresenta la raffigurazione della divinità Nilo: secondo le fonti storiche l’opera è sempre stata collocata in quella posizione ad eccezione di alcuni anni del 1400 quando scomparve per poi riapparire nel 1476.
Uno degli altri luoghi suggestivi di Napoli che si può raggiungere attraverso questo percorso è infine via San Gregorio Armeno, celebre in tutto il mondo per le botteghe dell’arte presepiale.
Unico consiglio per i turisti è quello di non addentrarsi sino alla fine di Spaccanapoli a tarda sera poiché il quartiere Forcella non è fra i più adatti nelle ore di scarsa luce.
Data la sua origine, Napoli – fondata nell’ VIII secolo e fra i centri egemoni della Magna Grecia - non fa eccezione a questo schema che si è conservato, salvo alcune minime trasformazioni, assolutamente intatto sino ai nostri giorni.
Il decumano principale, o centrale, era quello in cui oggi si trova via dei Tribunali a cui si affiancavano il decumano superiore (attuale via dell’Anticaglia) e quello inferiore, chiamato anche Spaccanapoli. E proprio quest’ultimo, che è anche il più vicino al mare fra i tre, ha modificato quasi per nulla la sua struttura originaria.
Dall’alto di Napoli, da Castel Sant’Elmo o dal piazzale antistante la Certosa di San Martino, si può infatti osservare come questo decumano tagli nettamente il centro cittadino tra nord e sud meritandosi dunque a pieno titolo il nome Spaccanapoli.
In origine la strada collegava la zona di piazza San Domenico Maggiore a quella di via Duomo: in seguito l’ingrandimento della città in epoca romana richiese l’allargamento della via che arrivò ad inglobare al suo interno anche la zona di piazza del Gesù Nuovo come testimoniano perfettamente i resti delle terme romane riportate alla luce sotto il chiostro della basilica di Santa Chiara.
Durante il Cinquecento, don Pedro de Toledo diede il via ad un importante processo di espansione del territorio sin verso la collina di San Martino allineando il decumano inferiore con un’arteria dei Quartieri Spagnoli costruiti per alloggiarvi i militari: un vero e proprio dedalo di stretti vicoli realizzati in modo da formare una sorta di scacchiere che permettesse rapidamente la discesa dei soldati in piazza del Plebiscito.
Ma il suo massimo splendore Spaccanapoli lo raggiunse durante il periodo rinascimentale quando sulle macerie delle costruzioni distrutte ne vennero edificate delle nuove assieme ai restauri di chiese e palazzi.
Anche se il decumano inferiore non è una strada ma piuttosto un percorso che al suo interno convoglia più arterie dai nomi differenti, per i napoletani così come per i turisti, rimane un tracciato che accompagna alla scoperta delle tradizioni della Neapolis di un tempo, oggi affiancate da una più frenetica modernità.
Spaccanapoli inizia in via Pasquale Scura (Quartieri Spagnoli sino all’incrocio con via Toledo), prosegue per via Maddaloni sino a diventare via Benedetto Croce per tagliare piazza del Gesù Nuovo e raggiungere piazzetta Nilo. Da qui si prosegue attraverso via San Biagio dei Librai fino a via Duomo per entrare infine nel quartiere Forcella (via Vicaria Vecchia, via Forcella e via Giudecca Vecchia).
Se si desidera percorrere oltre mille anni di storia in pochi chilometri passeggiare per il decumano inferiore è sicuramente uno dei modi più originali e interessanti per un tuffo nella storia della città partenopea attraverso i secoli.
Oltre al monastero di Santa Chiara (la più grande basilica gotica della città), nei pressi di piazza del Gesù Nuovo, procedendo in direzione del quartiere Forcella si trova la chiesa di San Francesco delle Monache, voluta da Roberto d’Angiò per farvi alloggiare le religiose di Santa Chiara. La struttura di questo edificio è stata completamente rifatta con le caratteristiche dello stile del Settecento sovrapponendolo a quello originale di impronta medievale. Per far si che il cancello non impedisse la vista del portone d’ingresso, che si affaccia su un vicolo piuttosto stretto, venne utilizzata una particolare tecnica prospettiva per realizzarne l’apertura: i pilastri che reggono il cancello sono stati infatti leggermente inclinati verso l’interno così da permettere la visione dell’ingresso anche a cancello chiuso. Purtroppo, l’incuria a cui è stata abbandonata la chiesa ha fatto si che nel corso degli anni venisse saccheggiata così tanto da farla giungere ai giorni nostri quasi completamente spoglia.
In questa arteria del cuore partenopeo che è sopravvissuta al trascorrere del tempo, è ospitata anche una serie di edifici e palazzi che hanno visto la crescita di generazioni di nobili dell’epoca. Fra gli esempi più interessanti troviamo Palazzo Flaminio dove nel 1946 Benedetto Croce diede la sede al suo Istituto Italiano per gli Studi Storici.
La passeggiata può poi raggiungere piazzetta Nilo, che questo nome lo ha da ben 2 mila anni, da quando cioè gli alessandrini vennero proprio in questo angolo d’Italia per fondare il loro insediamento. La piazza ospita al suo centro una bella statua che rappresenta la raffigurazione della divinità Nilo: secondo le fonti storiche l’opera è sempre stata collocata in quella posizione ad eccezione di alcuni anni del 1400 quando scomparve per poi riapparire nel 1476.
Uno degli altri luoghi suggestivi di Napoli che si può raggiungere attraverso questo percorso è infine via San Gregorio Armeno, celebre in tutto il mondo per le botteghe dell’arte presepiale.
Unico consiglio per i turisti è quello di non addentrarsi sino alla fine di Spaccanapoli a tarda sera poiché il quartiere Forcella non è fra i più adatti nelle ore di scarsa luce.