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Calascibetta (Sicilia): la storia del nome e cosa vedere

Calascibetta, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Calascibetta dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Svelare il significato del nome corrisponde a rispolverare da molto vicino la storia della fondazione di Calascibetta, scenografico borgo di 4.800 abitanti ad appena 6 km da Enna in Sicilia.

Origine del nome

È il risultato della somma dei termini arabi qal’at e xibet, quest’ultimo a indicare la montagna sopra la quale il nucleo urbano placido si estende.

Storia

Comprendiamo di rimando l’origine in qualità di insediamento militare musulmano sussistente nel IX secolo in un punto strategico dell’isola, ai margini della Val di Noto che identifica un po’ il cuore della regione sicula.

A imprimere a Calascibetta una vera e propria fisionomia di cittadina pensarono i Normanni nella persona di Ruggero d’Altavilla, che riteneva il paese una sua personale gemma beneficiante peraltro dei privilegi conferiti grazie alla Monarchia Sicula. Arrivarono successivamente gli Aragonesi e, in particolare, Pietro II di Aragona, cui si deve la costruzione della Regia Cappella Palatina. Chiese e monasteri spuntarono nel corso della dominazione spagnola, e sempre a quell’epoca risalivano le trazzere, ovvero le caratteristiche strade diritte che come raggi a partire dal centro lasciavano l’abitato per orientarsi in tutte le direzioni. Quest’antica viabilità era in realtà stata fomentata dai Normanni.

Il periodo avanti Cristo ci viene raccontato dalla Necropoli di Realmese, sito archeologico appartenente all’Età del Ferro contraddistinto da un novero di ben 288 tombe a grotticella. Nondimeno narrano i secoli più remoti l’insediamento rupestre del Villaggio Bizantino di Canalotto, i ritrovamenti ceramici effettuati in contrada Quattrocchi, le necropoli di Malpasso, Valle Coniglio, Calcarella e infine Cozzo San Giuseppe.

Cosa vedere a Calascibetta

Tanto ha da favellare Calascibetta, e buona parte della sua eloquenza è lasciata al verbo architettonico incarnato dalle tante interessanti chiese disseminate dentro e fuori il centro storico. Sopra i ruderi del Castello di San Marco trova oggi posto la Chiesa di Santa Maria Maggiore, eretta nel 1340 secondo i canoni delle cattedrali siciliane e nelle forme basilicali. È un trionfo di arte catalana, quindi permeata dalla presenza di bassorilievi e sculture che ricreano motivi zoomorfi. Visitandola, è possibile accedere a scavi archeologici rimasti aperti in modo da permettere ai turisti di ammirare i resti sia del castello che della chiesa rupestre paleocristiana, sulla quale Santa Maria Maggiore è stata innalzata.

La Chiesa del Carmelo è anch’essa una bella attrazione, piace per la facciata e la semplicità degli interni, cui fa da contrappasso una notevole ricchezza di altari e opere d’arte, un’Annunciazione del Gagini, una marmorea Fonte battesimale, alcune pregevoli statue e un organo a canne. Se la Chiesa di Santa Barbara rievoca un Medioevo pervaso dalla tradizione degli ospitalieri, la Chiesa di Sant’Antonio prelude all’era umanistica diventando un attivo luogo di culto nel 1409 e addirittura succursale della Chiesa Matrice nell’800. La sua prestigiosa carica è giustificata dallo spiccato barocco siciliano capace di ingentilire e nobilitare l’interno, copioso di stucchi raffiguranti famose scene bibliche e diverse statue.

Rilievi a stucco dorato ornano la Chiesa di San Giuseppe, contraltare della ben più sobria Chiesa di San Domenico, accompagnata dal Convento dei Domenicani. Accanto al Palazzo Li Destri – che fa parte del filone inerente i palazzi baronali cui appartengono Palazzo Mazzara, Palazzo Bellomo, Palazzo Ranzulla e Palazzo Marchiafava - sorge la Chiesa di Maria Santissima della Catena, ex sinagoga ebraica riadattata per fungere da tempio cristiano: gli xibetani amano molto questa costruzione e il suo campanile, sul quale si osserva un concerto di tre campane, un’imponente croce e le lettere greche Alfa e Omega indicanti il concetto di Dio. Maestosa e di normanna fattura la Chiesa di San Pietro, come del resto fastosa si presenta il Santuario della Madonna del Buon Riposo.

Passeggiando fra i cortili medievali e le viuzze del paese, imbattersi nei tabernacoli diventa assolutamente normale. Particolarmente suggestivi quelli di via Carcere, Contrada Malpasso, il Tabernacolo del Sacro Cuore di Gesù e quello dedicato all’Addolorata prima di arrivare a Piazza Umberto I dove ha sede la Villa Comunale sfoggiante la Venere di Sicilia scolpita dal Balderi in pietra di Comiso.

Eventi, sagre e manifestazioni

Non soltanto il gran numero di chiese testimonia la devozione cristiana dimostrata dai popolani. La quasi totalità di eventi serve proprio tale intento, in primis la Via Crucis pasquale, la Festa patronale di San Pietro, la Festa della Madonna del Buon Riposo e naturalmente il Presepe Vivente nel periodo natalizio. Ricco il parterre di manifestazioni a settembre, quando si dà ampio risalto alla Fiera del Bestiame, al Palio dei Berberi e alla Sagra della Salsiccia, sebbene siano in realtà i dolci sgrinfiati e il formaggio Piacentinu Ennese DOP le specialità preminenti del territorio.

Come arrivare a Calascibetta

Il viaggio ha del laborioso, perché occorre innanzitutto prendere l’Autostrada A3 SalernoReggio Calabria, uscire a Villa San Giovanni e in traghetto raggiungere Messina, poi da qui imboccare l’A18 fino a Catania, la A19 diretta a Palermo e uscire a Enna per seguire infine le indicazioni stradali; in treno si arriva alla stazione di Enna, da dove partono gli autobus per l’hinterland; dato che nella provincia non esistono aeroporti, i più vicini risultano essere quelli di Catania e Palermo.

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