Santo Stefano (Lazio): cosa vedere sull'isola ponziana vicina a Ventotene

Per ammirare una delle più belle attrazioni di Ventotene non bisogna volgere lo sguardo verso la costa ma esattamente nella parte opposta, laddove il mare del Lazio è punteggiato dall’arcipelago delle isole pontine (ponziane).

Fra di esse, ad appena due chilometri dalla cittadina laziale, si nasconde timida la selvaggia Isola di Santo Stefano, le cui esigue dimensioni (misura solo 500 metri di diametro per una superficie complessiva di 27 ettari) non le permettono di distinguersi nettamente.

Storia

Anticamente conosciuto con i nomi di Partenope, Palmosa e Borca, questo lembo di terra era frequentato dai Greci, che facevano qui brevi tappe per rifornirsi di legname senza sostare troppo a lungo data la totale assenza di acqua.

È tuttavia nel ‘700 che si carpirono alcune evidenti potenzialità dell’isola, sfruttate per rendere il luogo ancora più inaccessibile, dunque ideale per installarvi nel 1795 una struttura detentiva di primo livello, il celeberrimo Carcere Borbonico, oggi assurto a monumento principe, tratto distintivo che tanto ricorda l’Alcatraz nella baia di San Francisco.

Santo Stefano possiede ripide pareti tufacee, ispide scogliere e 4 labili punti di approdo più o meno praticabili a seconda dell’umore del mare e del vento.

Una curiosità: di recente l'isola è stata messa in vendita, al modico prezzo di 22 milioni di euro. Difficile però trovare un proprietario, considerando i vincoli naturalistici che di fatto impediscono uno sviluppo turistico dell'isola.

Visita al Carcere Borbonico

Ad attrarre maggiormente l’occhio del turista è la peculiare forma circolare detta “Panopticon”, tramite la quale le celle dei detenuti venivano disposte all’esterno del cerchio con la guardia al centro del complesso incaricata di sorvegliare i prigionieri senza essere vista.

Per quanto inossidabile e blindata, la struttura non fu indenne a tentativi di evasione e rivolte, una fra tutte quella verificatasi nel 1860 in coincidenza con l’abbandono dell’isola delle truppe borboniche dirette a Capua, evento preliminare alla fine del Regno delle Due Sicilie.

Allora i carcerati fondarono la Repubblica di Santo Stefano, regolamentata da uno statuto per un anno, al termine del quale la Marina italiana ristabilì l’ordine sedando la ribellione.

Qui patirono interminabili giorni di detenzione illustri personaggi come Luigi Settembrini, Ezio Barbieri e persino Sandro Pertini, invisi tutti al regime fascista. Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi redassero fra queste mura nel 1941 – ergo durante la Seconda Guerra Mondiale – il Manifesto di Ventotene i cui punti aspiravano all’Europa libera e unita.

Nel 2016, a causa di molte parti pericolanti, l’amministrazione comunale si trovò costretta a interdire l’accesso ai turisti; nel 2017 l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi promise un recupero del monumento tramite possibile stanziamento di 70 milioni di euro; nel 2019 il complesso è tornato a essere visitabile ma sempre previa autorizzazione del sindaco.

Il penitenziario ha fatto da location o sfondo ad alcuni film italiani, "L’urlo" (Tinto Brass, 1970), "Ostia" (Sergio Citti, 1970) e "Sul mare" (Alessandro D’Alatri, 2010).

La Riserva Marina Protetta di Ventotene

Frontalmente all’isola si estende la stupenda Riserva Marina Protetta di Ventotene, preservata con un divieto a tempo indeterminato di transito, pesca e svolgimento di attività di qualunque tipo.

Al momento, Santo Stefano è esplorabile per merito di tour organizzati in barca, che prevedono peraltro la possibilità di fare un bagno nelle acque intorno all’isola, priva di spiagge.

Come arrivare a Santo Stefano

L’isola è raggiungibile con imbarcazione noleggiata autonomamente oppure nell’ambito di viaggi organizzati; dal porto d’imbarco di Formia partono giornalmente traghetti e aliscafi.

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