Seborga, visita al borgo ligure auto proclamatosi principato
Seborga, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Seborga dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Alture di velluto verde costellate di fiori, spiagge dorate lambite dal turchese e cime aguzze spruzzate di neve: dalle postazioni panoramiche di Seborga, piccolo centro ligure in provincia di Imperia, sembra di poter abbracciare il mondo intero con un solo sguardo, tanto è variegato il paesaggio che si scorge in lontananza. In realtà si tratta semplicemente dello scenario costiero ligure, un concentrato fantastico di colline, città, montagne, borgate tranquille e spiagge rinomate.
Nonostante l’Italia non abbia mai concesso tale indipendenza, i cittadini hanno dato vita a un Principato vero e proprio, con l’elezione di un principe per il governo, il conio di una moneta detta Luigino, e l’utilizzo di speciali targhe automobilistiche accanto a quelle tradizionali. Che si tratti di una convinzione reale o di una trovata pubblicitaria ben riuscita, studiata ad hoc per incuriosire i turisti, certo è che a Seborga si respira un’aria particolare, intrisa di tradizioni suggestive e appassionanti.
Al di fuori della chiesa, a cingere il sagrato, ci sono gli eleganti archi a tutto sesto e l’ingresso al palazzo dei monaci, utilizzato come residenza durante i loro soggiorni a Seborga. Acquistato da un abitante del luogo nel 1607, l’edificio ospita oggi una residenza privata, e in una delle sale si può ancora ammirare la lastra di ardesia che reca l’iscrizione riguardante il conio delle monete locali.
Proprio nella parte bassa dello stesso palazzo, infatti, tra il 1666 e il 1686 si produssero le famose monete, di cui oggi rimangono pochissimi esemplari preziosissimi, fatti d’argento e incisi accuratamente su entrambi i lati. Su una faccia c’è il busto di San Benedetto, e sull’altra si vedono due rami di palma, una mitra, un pastorale, e una scritta in latino che si riferisce al Monastero di Lerino.
Interessanti anche le antiche porte d’accesso a Seborga, che in origine erano quattro ma di cui soltanto tre si sono ben conservate: si tratta della porta San Martino, della porta San Sebastiano e della porta del Sole, mentre dell’ingresso a nord del paese restano soltanto gli antichi cardini.
Infine, disseminati per il paese, si possono vedere vari monumenti commemorativi, innalzati in epoche diverse: in un bel giardino all’entrata di Seborga c’è il monumento a Umberto I fatto costruire nel 1929 da sua moglie, la regina Margherita, che aveva soggiornato nel borgo; accanto all’oratorio di San Bernardo si erge in monumento agli Alpini caduti in guerra, mentre nella piazza dedicata ai martiri patrioti c’è una lapide per i partigiani morti tra il 1943 e il ’45.
Storia
Seborga è un agglomerato timido di casette popolate da meno di 400 abitanti, adagiato nell’entroterra tra Ospedaletti e Bordighera, e distante 46 km dal capoluogo. L’atmosfera che si respira nelle viuzze del centro è quella tipica dei villaggi antichi, infatti Seborga affonda le radici ancora prima del X secolo. Proprietà del conte di Ventimiglia, il paese venne acquistato dai monaci benedettini di Lerino, che ne diventarono i principi.La Seborga indipendente: il Principato
A proposito di principi, non si può visitare Seborga senza notare alcuni tratti originali, dovuti a una trovata che dagli anni Cinquanta del XX secolo ha fatto molto discutere gli abitanti del luogo e non solo. In quel periodo, infatti, alcuni cittadini iniziarono a rivendicare l’indipendenza del comune dalla Repubblica Italiana, in base all’antico status di principato e a un’ipotetica invalidità dell’annessione al Regno di Sardegna.Nonostante l’Italia non abbia mai concesso tale indipendenza, i cittadini hanno dato vita a un Principato vero e proprio, con l’elezione di un principe per il governo, il conio di una moneta detta Luigino, e l’utilizzo di speciali targhe automobilistiche accanto a quelle tradizionali. Che si tratti di una convinzione reale o di una trovata pubblicitaria ben riuscita, studiata ad hoc per incuriosire i turisti, certo è che a Seborga si respira un’aria particolare, intrisa di tradizioni suggestive e appassionanti.
Cosa vedere: visita del centro storico
Ma l’aspetto più affascinante sono senza dubbio i monumenti del centro storico, ad esempio la splendida chiesa parrocchiale di San Martino. Collocata nel cuore del borgo, eretta tra il XVI e il XVII secolo, la struttura ha una facciata barocca restaurata di recente e un interno di dimensioni modeste, dotato di tre altari e opere d’arte pregevoli.Al di fuori della chiesa, a cingere il sagrato, ci sono gli eleganti archi a tutto sesto e l’ingresso al palazzo dei monaci, utilizzato come residenza durante i loro soggiorni a Seborga. Acquistato da un abitante del luogo nel 1607, l’edificio ospita oggi una residenza privata, e in una delle sale si può ancora ammirare la lastra di ardesia che reca l’iscrizione riguardante il conio delle monete locali.
Proprio nella parte bassa dello stesso palazzo, infatti, tra il 1666 e il 1686 si produssero le famose monete, di cui oggi rimangono pochissimi esemplari preziosissimi, fatti d’argento e incisi accuratamente su entrambi i lati. Su una faccia c’è il busto di San Benedetto, e sull’altra si vedono due rami di palma, una mitra, un pastorale, e una scritta in latino che si riferisce al Monastero di Lerino.
Interessanti anche le antiche porte d’accesso a Seborga, che in origine erano quattro ma di cui soltanto tre si sono ben conservate: si tratta della porta San Martino, della porta San Sebastiano e della porta del Sole, mentre dell’ingresso a nord del paese restano soltanto gli antichi cardini.
Infine, disseminati per il paese, si possono vedere vari monumenti commemorativi, innalzati in epoche diverse: in un bel giardino all’entrata di Seborga c’è il monumento a Umberto I fatto costruire nel 1929 da sua moglie, la regina Margherita, che aveva soggiornato nel borgo; accanto all’oratorio di San Bernardo si erge in monumento agli Alpini caduti in guerra, mentre nella piazza dedicata ai martiri patrioti c’è una lapide per i partigiani morti tra il 1943 e il ’45.