Ancarano (Abruzzo): visita alla cittadina in provincia di Teramo
Ancarano, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Ancarano dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Vibrante di bellezza è la Val Vibrata che in provincia di Teramo circonda la collina sulla quale Ancarano domina l’effervescente paesaggio abruzzese da un’altitudine di 293 metri s.l.m. sul confine con le Marche, con vista sul fiume Tronto, a pochi km in linea d'aria da Ascoli Piceno.
Nato come insediamento romano, il nucleo urbano inizia a svilupparsi in maniera sensibile sotto l’amministrazione della Diocesi di Ascoli. La storia dell’abitato vive di bizzarre parentesi e una di esse chiama in causa Pipino, che distrusse la località nel 793 d.C., salvo essere interamente ricostruita dal padre Carlo Magno solo otto anni dopo. Il castello divenne un solido rifugio per una larga comunità ebraica ma la rocca subì in seguito un duro attacco perpetrato dal duca d’Alba nel 1557. L’Ottocento fu il secolo delle incursioni operate dall’esercito del Regno di Napoli, sotto il quale Ancarano rimase fino all’Unità d’Italia compiutasi nel 1861.
La Chiesa di Santa Maria della Misericordia poggia su un impianto ottagonale ch’è tipico degli edifici preposti al culto mariano, e infatti vi si venera un’icona della Madonna con due angeli, realizzata nel 1569. Cinquecentesca è la Chiesa di San Rocco, che si affrancò dalla sua funzione di cimitero degli appestati solo nel 1838, data in cui venne decisa la costruzione di un’area di tumulazione al di fuori del centro abitato.
Compare infine la Chiesa della Madonna della Carità, luogo in cui si celebra il 14 maggio di ogni anno la rievocazione popolare nota come Le Canestrelle. Nella piazza antistante si svolge un triduo di festeggiamenti che include l’attesa degustazione di pesce fritto, porchetta e fave. La Torre campanaria è un po’ il simbolo universalmente riconosciuto dalla popolazione di Ancarano, unica superstite strutturale dell’antica parrocchiale non più esistente. Si tratta di una slanciato campanile molto semplice a livello di esecuzione edile e provvisto di orologio a lancette attorniato da elementi decorativi evidenti.
Palazzo del Podestà cattura sì l’attenzione ma non certo quanto la Fonte Monsignore, una cisterna per la raccolta di acqua potabile che risalirebbe all’epoca romana e dunque molto interessante dal punto di vista archeologico.
Una curiosità: Ancarano è una delle tappe della Strada del Vino di Controguerra, un itinerario enogastronomico che si snoda sulle colline abruzzesi della provincia di Teramo.
Storia ed origine del nome
Una curiosità si lega alla probabile origine del nome, che deriverebbe dalla scoperta di un’ancora ritrovata semisepolta fuori dalle mura dell’antico castrum (della cinta sopravvivono oggi i tre ingressi, ovvero Porta da Mare, Porta da Monte e Porta Nuova), fatto alquanto strano se si conta che il borgo dista 20 km dal mare. Una seconda ipotesi cita l’etrusca dea Ancaria, dalla quale si evincerebbe il nome Ancariae fanum, ribadito dalla presenza di un tempio dedicato alla divinità venerata, da quanto si tramanda, addirittura da Caio Giulio Cesare.Nato come insediamento romano, il nucleo urbano inizia a svilupparsi in maniera sensibile sotto l’amministrazione della Diocesi di Ascoli. La storia dell’abitato vive di bizzarre parentesi e una di esse chiama in causa Pipino, che distrusse la località nel 793 d.C., salvo essere interamente ricostruita dal padre Carlo Magno solo otto anni dopo. Il castello divenne un solido rifugio per una larga comunità ebraica ma la rocca subì in seguito un duro attacco perpetrato dal duca d’Alba nel 1557. L’Ottocento fu il secolo delle incursioni operate dall’esercito del Regno di Napoli, sotto il quale Ancarano rimase fino all’Unità d’Italia compiutasi nel 1861.
Cosa vedere ad Ancarano
Qualora si decida di visitare questa realtà d’Abruzzo, è bene studiarsi un itinerario che contempli in primis le chiese sorte nei secoli sul territorio, tutte perfettamente conservate. Il primo esempio ecclesiale è moderno e svela l’estetica della Chiesa della Madonna della Pace, nella quale sono stati traslati i tesori artistici della vecchia parrocchiale necessariamente demolita negli anni ’60 per la precarietà strutturale: si contano allora all’interno dell’edificio pezzi di arredo assai pregevoli, una Madonna col Bambino eseguita in materiale ligneo da Silvestro dall’Aquila nel 1489, una Madonna del Rosario datata 1588, parti di un altare barocco e tanti altri esemplari come il reliquiario di San Simplicio risalente al ‘600. Alla Madonna della Pace è dedicata a ottobre una festa basata sulla preparazione famigliare dei li tailì unti, cioè tagliolini molto fini conditi con brodo di gallina.La Chiesa di Santa Maria della Misericordia poggia su un impianto ottagonale ch’è tipico degli edifici preposti al culto mariano, e infatti vi si venera un’icona della Madonna con due angeli, realizzata nel 1569. Cinquecentesca è la Chiesa di San Rocco, che si affrancò dalla sua funzione di cimitero degli appestati solo nel 1838, data in cui venne decisa la costruzione di un’area di tumulazione al di fuori del centro abitato.
Compare infine la Chiesa della Madonna della Carità, luogo in cui si celebra il 14 maggio di ogni anno la rievocazione popolare nota come Le Canestrelle. Nella piazza antistante si svolge un triduo di festeggiamenti che include l’attesa degustazione di pesce fritto, porchetta e fave. La Torre campanaria è un po’ il simbolo universalmente riconosciuto dalla popolazione di Ancarano, unica superstite strutturale dell’antica parrocchiale non più esistente. Si tratta di una slanciato campanile molto semplice a livello di esecuzione edile e provvisto di orologio a lancette attorniato da elementi decorativi evidenti.
Palazzo del Podestà cattura sì l’attenzione ma non certo quanto la Fonte Monsignore, una cisterna per la raccolta di acqua potabile che risalirebbe all’epoca romana e dunque molto interessante dal punto di vista archeologico.
Una curiosità: Ancarano è una delle tappe della Strada del Vino di Controguerra, un itinerario enogastronomico che si snoda sulle colline abruzzesi della provincia di Teramo.