Sarno (Campania): cosa vedere nel comune della provincia di Salerno
Sarno, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Sarno dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Fra i centri principali dell’Agro Nocerino e inscritto nella provincia di Salerno, Sarno si è trasformato negli anni da tradizionale paese campano a cittadina polifunzionale pedemontana saldamente ancorata alle falde del monte Saro, un territorio dove è facile trovare sorgenti e corsi d’acqua anche piuttosto abbondanti.
Il primo vero monumento simbolo dell’abitato fu eretto per ordine del longobardo Arechi II intorno al 786 d.C.: trattasi del castello di Sarno, il parvulum castrum che dalla cima del Saro sembrò propiziare l’insorgere del primigenio nucleo abitativo presso la sottostante zona del Terravecchia. Prima gastaldato e successivamente contea, assurse presto a feudo-signoria, e non molto tempo dopo a ducato con l’avvento dei Medici, i quali mantennero il controllo del territorio dal 1690 al 1806.
Si può dire che Sarno sia fiorita a livello urbanistico nel Settecento, secolo di una massiccia edificazione di chiese e palazzi nobiliari realizzati allo scopo di abbellire il backround del futuro polo industriale canapiero, così operoso da essere denominato Manchester del sud. In conseguenza del consesso di tessitori specializzati provenienti da tutta Europa, l’Ottocento registrò nell’ordine l’installazione della ferrovia e il formarsi della frazione Lavorate. La ferrovia Circumvesuviana, che oggigiorno mette in diretto collegamento Sarno con Napoli, venne inaugurata nel 1904 e quasi cento anni dopo ha ottenuto il suo completamento la grande autostrada SA-CE.
All’interno l'ariosa aula conta su una simmetria regolata da una navata unica equidistribuente a destra e a sinistra un totale di otto cappelle (quattro per lato). In ognuna di queste si mettono in mostra varie opere artistiche, vedasi l’Ultima Cena barocca dipinta da Angelo Solimena. Per carpire il vero capolavoro del complesso ecclesiastico bisogna alzare lo sguardo fino a incrociare l’esclusiva bellezza del soffitto a cassettoni, coacervo di 21 tele intente a raffigurare le diverse apparizioni di San Michele nel corso della storia biblica.
Il Santuario della Madonna della Foce lo ritroviamo invece vicino al fiume Sarno, una posizione suggestiva degna di un edificio sacro molto antico. Motivo di tale particolare ubicazione la presunta apparizione della Vergine Maria ad alcune donne impegnate ad attingere l’acqua fluviale. La leggenda è conosciuta in tutto il paese. Sorta intorno all’anno 1000, subì una parziale ricostruzione nel ‘500, una seconda in seguito all’eruzione del Vesuvio un secolo dopo e infine la consacrazione definitiva nel 1720. Percorrendone l’intera navata, si arriva alla contemplazione dell’altare maggiore su cui troneggia la statua lignea raffigurante la Madonna Incoronata con in braccio il Bambino. Come nel caso della Concattedrale, il Santuario sfoggia un novero complessivo di otto cappelle. Il campanile è successivo alla Seconda Guerra Mondiale e si ispira a quello di San Marco a Venezia.
Disallacciandoci dal contesto sacro, abbracciamo ora la parte monumentale inerente l’ambito civico, certamente monopolizzato dal Teatro Luigi De Lise, un gioiello architettonico la cui superficie raggiunge i 5.000 mq, in parte occupati da una platea di 430 poltrone su cui risplende un soffitto che riproduce un vasto cielo stellato, quello della Costiera Amalfitana. Attualmente il teatro s’impone come massimo centro culturale della provincia di Salerno.
A proposito di cultura, si fregia di somma importanza il Museo archeologico nazionale della Valle del Sarno, inaugurato il 1° luglio 2011 presso i locali del settecentesco Palazzo Capua. Vi sono esposti molteplici corredi funerari riferibili alle necropoli protostoriche della Valle del Sarno, cui si aggiungono varie ricostruzioni di tombe a cassa realizzate in tufo policromato.
Infine è doveroso ricordare che Sarno lega il suo nome ha due tristi eventi che si spera diventino motivo di riscatto per quelle comunità: parliamo della grande frana del 1998, quando colate di fango scesero in valle causando 160 vittime, e della auspicata bonifica del Fiume Sarno, un bacino dalle grandi potenzialità paesaggistiche che però negli ultimi decenni è stato oggetto di profondo degrando e abbandono con livelli elevati di inquinamento.
Storia
Tutto confluisce nel fiume Sarno da cui deriva propriamente il nome della località, coniato dagli Etruschi penetrati in valle verso il VI secolo a.C. Secondo quanto evinto da alcuni ritrovamenti archeologici, il borgo già doveva esistere a quei tempi sebbene solo in forma di arcaico insediamento. Nell’area i Romani vi costruirono un acquedotto in età giulio-claudia, lungo tratto di 100 km e più di cui rimangono resti visibili a Mura d’Arce, ed un teatro ellenistico.Il primo vero monumento simbolo dell’abitato fu eretto per ordine del longobardo Arechi II intorno al 786 d.C.: trattasi del castello di Sarno, il parvulum castrum che dalla cima del Saro sembrò propiziare l’insorgere del primigenio nucleo abitativo presso la sottostante zona del Terravecchia. Prima gastaldato e successivamente contea, assurse presto a feudo-signoria, e non molto tempo dopo a ducato con l’avvento dei Medici, i quali mantennero il controllo del territorio dal 1690 al 1806.
Si può dire che Sarno sia fiorita a livello urbanistico nel Settecento, secolo di una massiccia edificazione di chiese e palazzi nobiliari realizzati allo scopo di abbellire il backround del futuro polo industriale canapiero, così operoso da essere denominato Manchester del sud. In conseguenza del consesso di tessitori specializzati provenienti da tutta Europa, l’Ottocento registrò nell’ordine l’installazione della ferrovia e il formarsi della frazione Lavorate. La ferrovia Circumvesuviana, che oggigiorno mette in diretto collegamento Sarno con Napoli, venne inaugurata nel 1904 e quasi cento anni dopo ha ottenuto il suo completamento la grande autostrada SA-CE.
Cosa vedere a Sarno
Un qualunque itinerario turistico intracittadino, atto a scoprire quanto di più bello possa contenere Sarno, è imprescindibile da una visita alla Concattedrale di San Michele Arcangelo, Duomo il cui primo impianto risale al 1066, progettato in stile romanico e a tre navate. La vecchia immagine sopravvive solo grazie al campanile, che si affianca alla nuova chiesa sorta nella prima metà del Seicento con una sontuosa facciata in pietra di tufo concepita in stile tardo rinascimentale. A presiederla l’imponente statua di San Michele Arcangelo che impugna la spada sguainata.All’interno l'ariosa aula conta su una simmetria regolata da una navata unica equidistribuente a destra e a sinistra un totale di otto cappelle (quattro per lato). In ognuna di queste si mettono in mostra varie opere artistiche, vedasi l’Ultima Cena barocca dipinta da Angelo Solimena. Per carpire il vero capolavoro del complesso ecclesiastico bisogna alzare lo sguardo fino a incrociare l’esclusiva bellezza del soffitto a cassettoni, coacervo di 21 tele intente a raffigurare le diverse apparizioni di San Michele nel corso della storia biblica.
Il Santuario della Madonna della Foce lo ritroviamo invece vicino al fiume Sarno, una posizione suggestiva degna di un edificio sacro molto antico. Motivo di tale particolare ubicazione la presunta apparizione della Vergine Maria ad alcune donne impegnate ad attingere l’acqua fluviale. La leggenda è conosciuta in tutto il paese. Sorta intorno all’anno 1000, subì una parziale ricostruzione nel ‘500, una seconda in seguito all’eruzione del Vesuvio un secolo dopo e infine la consacrazione definitiva nel 1720. Percorrendone l’intera navata, si arriva alla contemplazione dell’altare maggiore su cui troneggia la statua lignea raffigurante la Madonna Incoronata con in braccio il Bambino. Come nel caso della Concattedrale, il Santuario sfoggia un novero complessivo di otto cappelle. Il campanile è successivo alla Seconda Guerra Mondiale e si ispira a quello di San Marco a Venezia.
Disallacciandoci dal contesto sacro, abbracciamo ora la parte monumentale inerente l’ambito civico, certamente monopolizzato dal Teatro Luigi De Lise, un gioiello architettonico la cui superficie raggiunge i 5.000 mq, in parte occupati da una platea di 430 poltrone su cui risplende un soffitto che riproduce un vasto cielo stellato, quello della Costiera Amalfitana. Attualmente il teatro s’impone come massimo centro culturale della provincia di Salerno.
A proposito di cultura, si fregia di somma importanza il Museo archeologico nazionale della Valle del Sarno, inaugurato il 1° luglio 2011 presso i locali del settecentesco Palazzo Capua. Vi sono esposti molteplici corredi funerari riferibili alle necropoli protostoriche della Valle del Sarno, cui si aggiungono varie ricostruzioni di tombe a cassa realizzate in tufo policromato.
Infine è doveroso ricordare che Sarno lega il suo nome ha due tristi eventi che si spera diventino motivo di riscatto per quelle comunità: parliamo della grande frana del 1998, quando colate di fango scesero in valle causando 160 vittime, e della auspicata bonifica del Fiume Sarno, un bacino dalle grandi potenzialità paesaggistiche che però negli ultimi decenni è stato oggetto di profondo degrando e abbandono con livelli elevati di inquinamento.