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Aggius (Sardegna): cosa vedere tra il Museo Etnografico, del Banditismo e la Valle della Luna

Aggius, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Aggius dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

Incastonato fra rocce granitiche dalle forme bizzarre, sugherete secolari e vigneti da cui nascono vini pregiati, Aggius (“Aggju” in gallurese) è uno dei più suggestivi e antichi centri del nord della Sardegna.

A 514 metri sul livello del mare, la vista di cui si gode da questo borgo di poco meno di 1800 abitanti della provincia di Olbia-Tempio Pausania è certamente fra le più affascinanti di tutta l’isola. Se di fronte vi si staglia imponente il Massiccio del Limbara, alle sue spalle una complessa catena di monti lo rende ancor più caratteristico conferendogli quel paesaggio unico grazie a colline tondeggianti e ammassi rocciosi.

Quella che un tempo si chiamava Piana dei Grandi Sassi in epoca turistica è divenuta Valle della Luna ma il panorama che offre, come quello sugli “stazzi”, i tipici casolari sardi di campagna con stalle e ovili, non è affatto cambiato.

Fino al 1958 Aggius è stato capoluogo di un Comune che comprendeva tutto il territorio che dal torrente Coghinas si estende sino a Vignola. Solo dopo la costituzione dei Comuni di Trinità d’Agultu, Badesi e Viddalba – rispettivamente nel 1958, 1968 e 1975 – questo centro della Gallura è stato ridimensionato a 82 km quadrati.
Storia Le sue origini sono molto antiche. Si pensa infatti che il nome possa derivare dal greco “aghios” che significa sacrosanto oppure dal latino “agnus” (agnello) per indicare la presenza di stazzi o ancora da “ajus” con il significato di senza diritto e senza legge. Una versione quest’ultima fra le più accreditate visto anche il carattere piuttosto ribelle di molti suoi abitanti che un tempo preferivano regolare fra di loro e con codici di giustizia decisamente personali diattribe e discordie che scaturivano in paese.

Il nome del centro abitato lo si incontra per la prima volta in una tabella fatta compilare dal re di Aragona nel 1358 tant’è che la storia di Aggius pare iniziare proprio da quel periodo così come quella di molte altre località della Gallura.

Conteso dai Doria, dagli Arborensi e da Pisa che alla fine prevalse sugli altri, questo territorio passò poi sotto il potere degli spagnoli sottoponendosi a un dominio che influenzò in maniera quasi indelebile non solo dialetti e tradizioni ma anche usi e costumi. Nel 1720 poi la dominazione della casa sabauda subentrò a quella di Spagna.

Accanto a quella che è la sua storia ufficiale, Aggius viene peraltro ricordato anche per essere stato ad inizi Seicento un importante centro per falsari: la “zecca” ospitata su uno dei monti che circondano il territorio, precisamente il monte Fraili (“officina del fabbro”) si rivelò piuttosto ostica da scoprire anche per la spedizione voluta da Don Matteo Pilo Boy che tentò di debellare quella incresciosa piaga.

L’economia attuale del paese, in parte retaggio del passato, è basata sull’estrazione e la lavorazione di marmo e granito ma anche su attività agricole-pastorali (il territorio ricade infatti nella zona di produzione del Vermentino di Gallura DOCG), sull’artigianato come l’arte orafa della filigrana, l’edilizia, la falegnameria e la produzione e tessitura di tappeti.

Nel 2005 il paese ha ricevuto il prezioso riconoscimento della Bandiera Arancione assegnato dal Touring Club Italiano per il suo centro storico, il contesto ambientale e i servizi turistici offerti oltre che essere stato inserito fra i borghi eccellenti d’Italia per la sua tipicità.

Arrivati in paese, le vie che accompagnano verso il centro storico sono una piacevole passeggiata alla scoperta delle sue antiche case in pietra granitica considerate fra le più belle di tutto il gallurese.

Il Museo Etnografico

Se il coro di Aggius, soprannominato da D’Annunzio “Coro del galletto di Gallura” è famoso in tutto il mondo per le sue particolari note sonore, il Museo Etnografico Oliva Carta Cannas (MEOC) e quello dedicato al banditismo lo sono altrettanto tanto da meritare una visita approfondita per scoprirne, tramite i tanti oggetti esposti, la storia e le tradizioni non solo di questo angolo del territorio sardo ma di tutta la Gallura.

Struttura museale più grande dell’isola, il MEOC è perfetto connubio fra granito e spazi verdi con allestimenti curati nei minimi dettagli che all’interno di sale spaziose accompagnano alla scoperta della fedele ricostruzione di una casa tradizionale con arredi d’epoca e oggetti di uso quotidiano e di un percorso sulla storia dell’economia domestica e della produzione alimentare (dal vino all’olio sino a quella del pane e del formaggio…).

Un vero e proprio viaggio attraverso i costumi dell’epoca con il suggestivo canto corale di Aggius sottofondo caratteristico della visita. Ad attirare l’attenzione sono le riproduzioni della lavorazione del sughero e del granito così come quella del fabbro e del falegname ma anche la presentazione degli antichi strumenti con cui si lavorava nei campi o ancora le tecniche di preparazione di tessuti e filati di lana tinteggiati con prodotti naturali ed erbe.

Il Museo Etnografico (via Monti di Lizu, 6) ospita inoltre la mostra permanente del tappeto aggese, prezioso manufatto dell’arte sarda conosciuto ed apprezzato in Italia e all’estero: nell’ampia sala dedicata alla tessitura si possono ammirare abili tessitrici del paese intente a produrre tappeti con preziosi telai in legno. Lo si può visitare dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 17.30 (15.00-19.00 in orario estivo da Maggio a Ottobre).

Il Museo del Banditismo

Epicentro del banditismo gallurese per circa tre secoli da metà Cinquencento a metà Ottocento, Aggius ospita nel suo centro storico, precisamente nel palazzo che fu della vecchia Pretura, il Museo del Banditismo dedicato a furti di bestiame, omicidi, agguati e faide famigliari che all’epoca erano all’ordine del giorno. Pare che nel 1726 un rapporto dettagliato delle autorità locali attribuisse al paese il ruolo primario tutt’altro che lusinghiero nel traffico di cereali.

Sul muro esterno dello stabile che ospita il museo si può anche leggere il testo integrale risalente al 1766 di un ammonimento pronunciato da tale Francesco Ludovico Costa, vicerè di quel periodo, in cui si minacciava addirittura la distruzione della villa di Aggius perché ritenuta uno scandaloso ricovero di banditi e facinorosi.

Il percorso espositivo all’interno del Museo del Banditismo si compone di 4 sale disposte su due livelli che accolgono documentazioni scritte e oggetti di uso quotidiano fra cui armi (fucili e coltelli) e abbigliamento. Fra le teche più visitate (dove è anche esposto un suo anello di fidanzamento) vi è sicuramente quella dedicata al bandito Sebastiano Tansu, detto il “muto di Gallura” che pare abbia ispirato il romanzo omonimo di Enrico Costa.

Dalla vecchia Prefettura si gode di uno scorcio panoramico incantevole sui vicoletti attigui che oggi risplendono delle tonalità del bianco e grigio del granito con cui sono state costruite dimore e abitazioni. Pensare che secoli fa proprio in quelle stradine acciottolate furono commessi omicidi e atti di delinquenza sembra alquanto irreale. Ospitato in via Pretura, il Museo del Banditismo può essere visitato dalle 10.00 alle 13.00 e, da Aprile a Ottobre, anche in orario pomeridiano dalle 16.00 alle 18.00.

La Valle della Luna

E per chi ai paesaggi naturali non sa rinunciare, appena fuori dal paese, procedendo in direzione di Viddalba e percorrendo circa 7 km sulla strada principale si raggiunge la già citata Valle della Luna, una vasta piana disseminata di enormi massi granitici levigati dall’erosione del vento: in quest’area, dove la vegetazione è scarsa e costituita per lo più da alberi da sughero, il panorama offerto è quello sul Monte Pulchiana, il più grande monolite di granito di tutt’Europa inserito fra i monumenti naturalistici della Sardegna.

Qui vi consigliamo una sosta magari assaporando un buon Vermentino accompagnato da formaggio pecorino stagionato e pane carasau o, per chi lo preferisce, del gustoso guttiau insaporito con sale, rosmarino e un filo di olio.

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