Buti (Toscana): le Cascine, Castel Tonini e cosa vedere nel borgo
Buti, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Buti dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
L’antico Buiti Castrum è oggi un ridente borgo toscano di quasi 6.000 abitanti addossato al Monte Pisano in provincia di Pisa, la cui area di sussistenza va a comporre un ambiente naturale infoltito da una macchia mediterranea attraversata da stradine e sentieri ideali per compiere escursioni sane e divertenti ma anche scalate appannaggio di esperti alpinisti.
Per inciso, tra quei castelli poc’anzi menzionati si distingue oggi Castel Tonini, nato come rocca medievale, modificato secondo canoni rinascimentali e infine ristrutturato per riportarlo alla veste originale ma con l’aggiunta di bifore gotiche, torri e merlature.
Flagellato dalla peste imperversante in Europa per buona parte del ‘600, Buti approdò al nuovo secolo demograficamente indebolito e in cerca di un riscatto soprattutto economico trovato con l’avvento dell’800, secolo di un generale sviluppo in virtù della ricchezza del territorio circostante, solcato da numerosi corsi d’acqua e brulicante di ulivi e castagni che incentivarono la costruzione e relativa messa in funzione di mulini e frantoi.
L’ultimo fatto storico rilevante avvenne domenica 23 luglio 1944 nella vicina Piavola, i cui boschi furono scenario di una strage nazista che mieté 18 uomini, per la maggior parte contadini disarmati.
L’odierna organizzazione agricola affonda dunque le sue radici nel passato, un impulso a fomentare anche l’artigianato autoctono confluente nella produzione rinomata di ceste, corbelli e canestre, copiosa fino agli anni ’70 del Novecento, una manifattura ancora ben viva in loco che conserva la memoria delle antiche tecniche d’intreccio.
Buti raccoglie entro il suo perimetro pregevoli edifici che ne hanno plasmato la storia agghindandone peraltro il bagaglio artistico e culturale. Su tutti domina la mole di Castel Tonini: non è possibile visitarlo ma conferisce un fascino supplementare alle vie del borgo.
La Villa Medicea risale al XV secolo e sorge sulle rovine di una fortezza medievale con annessa torre di guardia, frutto dell’interessamento dei de'Medici nei confronti di un dominio ritenuto cruciale. La residenza presenta al suo interno affreschi classici e arcadici realizzati dal pittore fiorentino Pietro Giarré, curati nel tempo dalle famiglie che si sono succedute nella proprietà dell’elegante tenuta.
Tra le chiese più suggestive spicca indubbiamente la duecentesca Pieve di San Giovanni Battista in Piazza Martiri della Libertà, un edificio a triplice navata (con campanile accorpato) che all’interno riporta anche in questo caso affreschi del Giarré sulle pareti, funzionale sfondo per opere identificate con la statua della Madonna del Rosario (XVI secolo), la Madonna con Bambino in legno intagliato dipinto (XIV secolo), il cinquecentesco Crocifisso ligneo ornato con cartapesta in stucco e il fonte battesimale in marmo di Carrara. Un altra chiesa, dedicata a Santo Stefano la trovate nella frazione di Cascine, con un bel campanile a tre piani. Le cascine un tempo corrispondevano ad una fattoria che apparteneva al Granduca della Toscana, di cui però non rimangono tracce.
La promulgazione vivida dell’arte è una prerogativa di Buti e ne è un’architettonica giustificazione quel gioiello ch’è il Teatro “Francesco di Bartolo” (intitolato al poeta butese che nel ‘400 fu autore del primo commento sulla Divina Commedia), fondato nel 1842, tipica struttura di spettacolo all’italiana con pianta a ferro di cavallo, platea, palcoscenico, due ordini di palchetti (in totale 25) e locali collaterali. La perdita del bellissimo sipario bianco dipinto da Annibale Mariannini (in cui vi era ritratta l’eroina pisana Paola da Buti nell’atto di calpestare la bandiera fiorentina subito dopo la liberazione del borgo dall’oppressiva egida di Firenze) e del grandissimo lampadario in vetro di Murano pesa come un macigno in relazione alla complessiva estetica interna, ch’è ad ogni modo mozzafiato. Data l’acustica fenomenale e i 220 posti a sedere, il Teatro ospita rassegne musicali, spettacoli e, ovviamente, kermesse teatrali spesso organizzate dalla Compagnia del Maggio: l’obiettivo finale consiste nell’approfondire costantemente la ricerca sulla tradizione, appunto, del Maggio, ovverosia l’arte del recitar cantando.
Di minor entità risulta il Teatro Cinema Vittoria, molto attivo nel secondo dopoguerra (vi si proiettavano continuamente pellicole cinematografiche), poi chiuso e riaperto nel 2004 dopo parecchi anni d’ombra. Oggi è uno spazio polivalente.
Proprio in questo periodo si può gustare il piatto principe della festa, la squisita Trippa alla Butese servita dai tanti ristoranti della zona, che nel proprio menù contemplano anche la Minestra di Cavolo, i Maccheroni al Coniglio, il Baccalà Dolce e Forte, il Migliaccio (variante del castagnaccio) e la Bigia (polenta fatta con farina di castagne).
La storia di Buti
Si ipotizza sia sorto in epoca romana e progressivamente fortificato fino a contemplare un articolato sistema di otto castelli (avete capito bene, otto) investito da parecchi conflitti che interessarono Pisa e la prevalente Firenze, il cui dominio incontrastato sul feudo produsse un atto di ribellione divampata nel 1494 e sedata in poco meno di due anni.Per inciso, tra quei castelli poc’anzi menzionati si distingue oggi Castel Tonini, nato come rocca medievale, modificato secondo canoni rinascimentali e infine ristrutturato per riportarlo alla veste originale ma con l’aggiunta di bifore gotiche, torri e merlature.
Flagellato dalla peste imperversante in Europa per buona parte del ‘600, Buti approdò al nuovo secolo demograficamente indebolito e in cerca di un riscatto soprattutto economico trovato con l’avvento dell’800, secolo di un generale sviluppo in virtù della ricchezza del territorio circostante, solcato da numerosi corsi d’acqua e brulicante di ulivi e castagni che incentivarono la costruzione e relativa messa in funzione di mulini e frantoi.
L’ultimo fatto storico rilevante avvenne domenica 23 luglio 1944 nella vicina Piavola, i cui boschi furono scenario di una strage nazista che mieté 18 uomini, per la maggior parte contadini disarmati.
Cosa vedere a Buti
A proposito dei castagni ed ulivi è da segnalare il Frantoio Rossoni, un vero e proprio complesso architettonico dotato di ruota idraulica (con albero ligneo collegato all’ingranaggio interno), due macelli per la frantumazione delle olive, tre presse per la spremitura dell’olio, una caldaia a legna per il riscaldamento dell’acqua e sottotetto preposto all’essiccamento delle olive. Buti produce l’olio extravergine “Toscano” a marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta), pluripremiato in molteplici manifestazioni tematiche.L’odierna organizzazione agricola affonda dunque le sue radici nel passato, un impulso a fomentare anche l’artigianato autoctono confluente nella produzione rinomata di ceste, corbelli e canestre, copiosa fino agli anni ’70 del Novecento, una manifattura ancora ben viva in loco che conserva la memoria delle antiche tecniche d’intreccio.
Buti raccoglie entro il suo perimetro pregevoli edifici che ne hanno plasmato la storia agghindandone peraltro il bagaglio artistico e culturale. Su tutti domina la mole di Castel Tonini: non è possibile visitarlo ma conferisce un fascino supplementare alle vie del borgo.
La Villa Medicea risale al XV secolo e sorge sulle rovine di una fortezza medievale con annessa torre di guardia, frutto dell’interessamento dei de'Medici nei confronti di un dominio ritenuto cruciale. La residenza presenta al suo interno affreschi classici e arcadici realizzati dal pittore fiorentino Pietro Giarré, curati nel tempo dalle famiglie che si sono succedute nella proprietà dell’elegante tenuta.
Tra le chiese più suggestive spicca indubbiamente la duecentesca Pieve di San Giovanni Battista in Piazza Martiri della Libertà, un edificio a triplice navata (con campanile accorpato) che all’interno riporta anche in questo caso affreschi del Giarré sulle pareti, funzionale sfondo per opere identificate con la statua della Madonna del Rosario (XVI secolo), la Madonna con Bambino in legno intagliato dipinto (XIV secolo), il cinquecentesco Crocifisso ligneo ornato con cartapesta in stucco e il fonte battesimale in marmo di Carrara. Un altra chiesa, dedicata a Santo Stefano la trovate nella frazione di Cascine, con un bel campanile a tre piani. Le cascine un tempo corrispondevano ad una fattoria che apparteneva al Granduca della Toscana, di cui però non rimangono tracce.
La promulgazione vivida dell’arte è una prerogativa di Buti e ne è un’architettonica giustificazione quel gioiello ch’è il Teatro “Francesco di Bartolo” (intitolato al poeta butese che nel ‘400 fu autore del primo commento sulla Divina Commedia), fondato nel 1842, tipica struttura di spettacolo all’italiana con pianta a ferro di cavallo, platea, palcoscenico, due ordini di palchetti (in totale 25) e locali collaterali. La perdita del bellissimo sipario bianco dipinto da Annibale Mariannini (in cui vi era ritratta l’eroina pisana Paola da Buti nell’atto di calpestare la bandiera fiorentina subito dopo la liberazione del borgo dall’oppressiva egida di Firenze) e del grandissimo lampadario in vetro di Murano pesa come un macigno in relazione alla complessiva estetica interna, ch’è ad ogni modo mozzafiato. Data l’acustica fenomenale e i 220 posti a sedere, il Teatro ospita rassegne musicali, spettacoli e, ovviamente, kermesse teatrali spesso organizzate dalla Compagnia del Maggio: l’obiettivo finale consiste nell’approfondire costantemente la ricerca sulla tradizione, appunto, del Maggio, ovverosia l’arte del recitar cantando.
Di minor entità risulta il Teatro Cinema Vittoria, molto attivo nel secondo dopoguerra (vi si proiettavano continuamente pellicole cinematografiche), poi chiuso e riaperto nel 2004 dopo parecchi anni d’ombra. Oggi è uno spazio polivalente.
Eventi e manifestazioni: il Palio di Buti
I due eventi principali dell’anno butese sono il Carnevale (in forse negli ultimi anni) e il folcloristico Palio, che la domenica successiva al 17 gennaio vede rivaleggiare le sette contrade in un’accesa corsa di cavalli lungo la grande strada di accesso all’abitato.Proprio in questo periodo si può gustare il piatto principe della festa, la squisita Trippa alla Butese servita dai tanti ristoranti della zona, che nel proprio menù contemplano anche la Minestra di Cavolo, i Maccheroni al Coniglio, il Baccalà Dolce e Forte, il Migliaccio (variante del castagnaccio) e la Bigia (polenta fatta con farina di castagne).