Bhutan, guida di viaggio al piccolo Regno montuoso dell'Asia
Bhutan, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Bhutan dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.
Il Bhutan è senza dubbio una straordinaria meta turistica. Questo piccolo paese avvolto nel mito e nascosto all’ombra della più imponente catena montuosa del pianeta è situato ai confini di due colossi come Cina e India, e conta all’incirca 650.000 abitanti. Pur essendo una regione isolata e remota, il Bhutan non è particolarmente difficile da visitare, poiché non vi sono limiti al numero di turisti che vi possono accedere. L’attuale ordinamento politico dello stato è la monarchia, retta dal sovrano Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, anche se da qualche tempo si è in fase di transizione verso la monarchia costituzionale. La lingua ufficiale è lo Dzongkha, con l’inglese che negli ultimi anni si è diffuso soprattutto nella capitale Thimphu. Dal punto di vista geografico, il Bhutan è un paese montuoso e senza sbocchi sul mare. La catena dell’Himalaya, che presenta numerose vette ben oltre i 7.000 metri, tra cui domina il Gangkar Puensum con 7.570 metri di altezza, segna il confine settentrionale del paese con la Cina.
La storia del Bhutan è frammentaria e presenta diversi accadimenti ancora avvolti nel mistero. Secondo le tradizioni bhutanesi, l’inizio della storia del paese coincide con il 600, anno in cui salì al trono il re tibetano Songtsen Gampo. La storia medievale e moderna è ovviamente meglio documentata di quella antica, ma non meno esotica: è infatti l’epoca della guerra, dei feudi, delle enormi fortezze e dei castelli, teatro di intrighi, tradimenti e cruente battaglie. La storia recente del paese prende avvio a partire dalla proclamazione della monarchia ereditaria, divenuta l’ordinamento dello stato nel XX secolo. Il protezionismo e l’isolamento politico imposto dai primi due sovrani ha gravato notevolmente sull’ammodernamento e sul miglioramento delle strutture del paese, così come sulle condizioni socio-economiche degli abitanti, usciti definitivamente dall’incubo a partire dalla metà degli anni ’60, quando il terzo sovrano diede un taglio netto con il vetusto passato ancora per molti versi medievale.
La capitale è Thimphu, un insediamento che non arriva neanche a 100.000 abitanti situato nella parte occidentale del paese. Capitale fin dal 1961, Thimphu vanta un’esuberanza che sfida l’orgoglioso senso della tradizione che anima i cittadini, con l’onnipresente contrapposizione tra vecchio e nuovo che contraddistingue ogni elemento della città. Monaci in abito cremisi, manovali indiani, professionisti e turisti possono finalmente camminare tutti insieme sui marciapiedi sconnessi e pieni di buche che affiancano le strade dal traffico sempre intenso a causa della totale assenza di semafori, considerati privi di personalità, e per questo sostituiti dai plateali gesti dei vigili urbani in guanti bianchi, una delle attrattive più fotografate di Thimphu. Anche per questo il consiglio è quello di muoversi a piedi e di adeguarsi al ritmi decisamente pacati della popolazione, variopinta nei modi di fare ed accogliente nei confronti dei turisti. Da non perdere la serenità dell’architettura del Trashi Chhoe Dzong, il pittoresco mercato del fine settimana, il National Institute for Zorig Chusum e la Motithang Takin Preserve solo per citare le attrattive più note.
Al di fuori della capitale, l’unico centro urbano di una certa rilevanza del Bhutan, vi sembrerà di trovarvi in un mondo fino ad ora immaginato solo nei libri di storia o nella propria fantasia. Il Bhutan occidentale è un continuo rincorrersi di vallate e di incantevoli boschi, con la valle di Haa, la valle di Paro, la valle di Thimphu che fanno da contorno alle montagne innevate. Tra le attrazioni principali della zona ricordiamo gli spettacolari dzong di Paro, Wangdue Phodrang (Wangduephodrang) e Punakha, ma anche la famosa salita verso Taktshang Goemba (Tiger's Nest Monastery), la “Tana della Tigre”, situato proprio sul ciglio di un dirupo. Quest’ultimo è un incantevole monastero miracolosamente arroccato su un declivio a 900 metri di altezza sul fondovalle, un luogo affascinante dove gli unici suoni sono il mormorio del vento, lo scrosciare dell’acqua e le salmodie dei monaci. Altri incantevoli paesaggi montani sono quelli di Dochu La, mentre per cercare di avvistare delle gru collonero bisogna recarsi verso la remota valle di Phobjikha. Per quanto riguarda l’architettura religiosa, il tempio di Kyichu Lhakhang, meta di numerosi pellegrini ogni anno, è uno dei massimi esempi della regione, all’interno della quale si venera Lama Drukpa Kunley (1455-1529), un santo quantomeno stravagante che per indurre le persone ad abbandonare i pregiudizi si lasciava spesso andare ad azioni oscene a sfondo sessuale.
Spostandosi nella parte centrale del paese, più selvaggia e meno accessibile di quella occidentale, si potranno incontrare una straordinaria varietà di popolazioni, di monumenti e di paesaggi. La strada che valica il passo di Pele La (3.420 m) ed i Monti Neri conduce verso la fertile valle del Mangde Chhu, protetta dal magnifico Trongsa Dzong. Situata all’incrocio di tre strade principali, Trongsa è stata a lungo il collante del paese, ed ancora oggi il principe ereditario deve svolgere il ruolo di penlop (governatore) presso il suo dzong prima di poter regnare su tutto il Bhutan. A breve distanza da Trongsa si trovano le quattro valli del Bumthang, un’incantevole regione di santi e cercatori di tesori, di grandi battaglie e misteriose reliquie. A sud, il Royal Manas National Park è stato istituito per proteggere un’area di vegetazione tropicale popolata da una fauna varia ed abbondante. Ad est di Tronga troviamo Jakar Dzong, che si erge sulla valle di Chamkhar nel distretto del Bumthang. Si tratta probabilmente del più grande Monastero fortificato del Bhutan. e la sua costruzione dobrebbe risalire alla metà del 16°secolo.
Sebbene sia la zona con la densità abitativa più alta, buona parte del Bhutan orientale è ancora di difficile accesso per i turisti, con molti insediamenti che rimangono nascosti tra i versanti di remote vallate. Le minoranze etniche sono numerose da queste parti, tanto che si parlano molti dialetti e diverse lingue locali, con lo sharchop nella parte di quella più diffusa. Una delle città più belle ed animate è Trashigang, mentre per immergersi nella realtà ancora molto arretrata dei villaggi ci si deve dirigere a Khoma o a Trashi Yangtse, dove si possono acquistare deliziosi oggetti di artigianato locale.
Le festività seguono sia il calendario gregoriano che quello lunare e sono stabilite dalla Royal Civil Service Commission. La festa nazionale del Bhutan cade il 17 dicembre, anniversario dell’istituzione della monarchia, mentre altre importanti ricorrenze sono il compleanno del re, l’11 novembre, ed il giorno dell’incoronazione, il 2 giugno.
Le condizioni climatiche sono uno di quei fattori che non si possono non prendere in considerazione prima di partire per un paese come il Bhutan, in maniera particolare se si ha intenzione di dedicarsi al trekking. Il periodo ideale per visitare lo stato è l’autunno, dopo la fine del monsone, quindi in genere dalla fine di settembre alla fine di novembre, quando le alte cime montuose si stagliano nitidamente sul cielo generalmente terso. L’inverno, rigido nelle ore notturne ma generalmente gradevole in quelle diurne, è una buona stagione per visitare il Bhutan occidentale, per il birdwatching nelle giungle subtropicali del sud e per il rafting sui fiumi. Sebbene il tempo sia più piovoso la primavera è ancora un buon periodo per soggiornare in Bhutan, mentre è tassativamente da evitare l’estate, quando violenti monsoni rovesciano sul paese temporali di forte intensità.
L’unico aeroporto del Bhutan è quello di Paro, dove vola una sola compagnia aerea: la Druk Air. Per raggiungere lo scalo ci sono voli da Nuova Delhi, Kathmandu, Bangkok e Calcutta, tappe intermedie obbligatorie se si parte dall’Europa. Per muoversi all’interno del paese, privo di ferrovie e di voli interni, gli unici mezzi su cui contare sono un automezzo o le proprie gambe. L’unica strada importante è la National Highway, un nastro di asfalto largo tre metri e mezzo che si snoda su e giù per le montagne. Il trekking è invece una delle attività più praticate ed apprezzate dai turisti per via della bellezza dei paesaggi.
La storia del Bhutan è frammentaria e presenta diversi accadimenti ancora avvolti nel mistero. Secondo le tradizioni bhutanesi, l’inizio della storia del paese coincide con il 600, anno in cui salì al trono il re tibetano Songtsen Gampo. La storia medievale e moderna è ovviamente meglio documentata di quella antica, ma non meno esotica: è infatti l’epoca della guerra, dei feudi, delle enormi fortezze e dei castelli, teatro di intrighi, tradimenti e cruente battaglie. La storia recente del paese prende avvio a partire dalla proclamazione della monarchia ereditaria, divenuta l’ordinamento dello stato nel XX secolo. Il protezionismo e l’isolamento politico imposto dai primi due sovrani ha gravato notevolmente sull’ammodernamento e sul miglioramento delle strutture del paese, così come sulle condizioni socio-economiche degli abitanti, usciti definitivamente dall’incubo a partire dalla metà degli anni ’60, quando il terzo sovrano diede un taglio netto con il vetusto passato ancora per molti versi medievale.
La capitale è Thimphu, un insediamento che non arriva neanche a 100.000 abitanti situato nella parte occidentale del paese. Capitale fin dal 1961, Thimphu vanta un’esuberanza che sfida l’orgoglioso senso della tradizione che anima i cittadini, con l’onnipresente contrapposizione tra vecchio e nuovo che contraddistingue ogni elemento della città. Monaci in abito cremisi, manovali indiani, professionisti e turisti possono finalmente camminare tutti insieme sui marciapiedi sconnessi e pieni di buche che affiancano le strade dal traffico sempre intenso a causa della totale assenza di semafori, considerati privi di personalità, e per questo sostituiti dai plateali gesti dei vigili urbani in guanti bianchi, una delle attrattive più fotografate di Thimphu. Anche per questo il consiglio è quello di muoversi a piedi e di adeguarsi al ritmi decisamente pacati della popolazione, variopinta nei modi di fare ed accogliente nei confronti dei turisti. Da non perdere la serenità dell’architettura del Trashi Chhoe Dzong, il pittoresco mercato del fine settimana, il National Institute for Zorig Chusum e la Motithang Takin Preserve solo per citare le attrattive più note.
Al di fuori della capitale, l’unico centro urbano di una certa rilevanza del Bhutan, vi sembrerà di trovarvi in un mondo fino ad ora immaginato solo nei libri di storia o nella propria fantasia. Il Bhutan occidentale è un continuo rincorrersi di vallate e di incantevoli boschi, con la valle di Haa, la valle di Paro, la valle di Thimphu che fanno da contorno alle montagne innevate. Tra le attrazioni principali della zona ricordiamo gli spettacolari dzong di Paro, Wangdue Phodrang (Wangduephodrang) e Punakha, ma anche la famosa salita verso Taktshang Goemba (Tiger's Nest Monastery), la “Tana della Tigre”, situato proprio sul ciglio di un dirupo. Quest’ultimo è un incantevole monastero miracolosamente arroccato su un declivio a 900 metri di altezza sul fondovalle, un luogo affascinante dove gli unici suoni sono il mormorio del vento, lo scrosciare dell’acqua e le salmodie dei monaci. Altri incantevoli paesaggi montani sono quelli di Dochu La, mentre per cercare di avvistare delle gru collonero bisogna recarsi verso la remota valle di Phobjikha. Per quanto riguarda l’architettura religiosa, il tempio di Kyichu Lhakhang, meta di numerosi pellegrini ogni anno, è uno dei massimi esempi della regione, all’interno della quale si venera Lama Drukpa Kunley (1455-1529), un santo quantomeno stravagante che per indurre le persone ad abbandonare i pregiudizi si lasciava spesso andare ad azioni oscene a sfondo sessuale.
Spostandosi nella parte centrale del paese, più selvaggia e meno accessibile di quella occidentale, si potranno incontrare una straordinaria varietà di popolazioni, di monumenti e di paesaggi. La strada che valica il passo di Pele La (3.420 m) ed i Monti Neri conduce verso la fertile valle del Mangde Chhu, protetta dal magnifico Trongsa Dzong. Situata all’incrocio di tre strade principali, Trongsa è stata a lungo il collante del paese, ed ancora oggi il principe ereditario deve svolgere il ruolo di penlop (governatore) presso il suo dzong prima di poter regnare su tutto il Bhutan. A breve distanza da Trongsa si trovano le quattro valli del Bumthang, un’incantevole regione di santi e cercatori di tesori, di grandi battaglie e misteriose reliquie. A sud, il Royal Manas National Park è stato istituito per proteggere un’area di vegetazione tropicale popolata da una fauna varia ed abbondante. Ad est di Tronga troviamo Jakar Dzong, che si erge sulla valle di Chamkhar nel distretto del Bumthang. Si tratta probabilmente del più grande Monastero fortificato del Bhutan. e la sua costruzione dobrebbe risalire alla metà del 16°secolo.
Sebbene sia la zona con la densità abitativa più alta, buona parte del Bhutan orientale è ancora di difficile accesso per i turisti, con molti insediamenti che rimangono nascosti tra i versanti di remote vallate. Le minoranze etniche sono numerose da queste parti, tanto che si parlano molti dialetti e diverse lingue locali, con lo sharchop nella parte di quella più diffusa. Una delle città più belle ed animate è Trashigang, mentre per immergersi nella realtà ancora molto arretrata dei villaggi ci si deve dirigere a Khoma o a Trashi Yangtse, dove si possono acquistare deliziosi oggetti di artigianato locale.
Le festività seguono sia il calendario gregoriano che quello lunare e sono stabilite dalla Royal Civil Service Commission. La festa nazionale del Bhutan cade il 17 dicembre, anniversario dell’istituzione della monarchia, mentre altre importanti ricorrenze sono il compleanno del re, l’11 novembre, ed il giorno dell’incoronazione, il 2 giugno.
Le condizioni climatiche sono uno di quei fattori che non si possono non prendere in considerazione prima di partire per un paese come il Bhutan, in maniera particolare se si ha intenzione di dedicarsi al trekking. Il periodo ideale per visitare lo stato è l’autunno, dopo la fine del monsone, quindi in genere dalla fine di settembre alla fine di novembre, quando le alte cime montuose si stagliano nitidamente sul cielo generalmente terso. L’inverno, rigido nelle ore notturne ma generalmente gradevole in quelle diurne, è una buona stagione per visitare il Bhutan occidentale, per il birdwatching nelle giungle subtropicali del sud e per il rafting sui fiumi. Sebbene il tempo sia più piovoso la primavera è ancora un buon periodo per soggiornare in Bhutan, mentre è tassativamente da evitare l’estate, quando violenti monsoni rovesciano sul paese temporali di forte intensità.
L’unico aeroporto del Bhutan è quello di Paro, dove vola una sola compagnia aerea: la Druk Air. Per raggiungere lo scalo ci sono voli da Nuova Delhi, Kathmandu, Bangkok e Calcutta, tappe intermedie obbligatorie se si parte dall’Europa. Per muoversi all’interno del paese, privo di ferrovie e di voli interni, gli unici mezzi su cui contare sono un automezzo o le proprie gambe. L’unica strada importante è la National Highway, un nastro di asfalto largo tre metri e mezzo che si snoda su e giù per le montagne. Il trekking è invece una delle attività più praticate ed apprezzate dai turisti per via della bellezza dei paesaggi.